L’INTERVENTO. Una delle firme de “Lo Spallino” dice la sua sul momento, su Notaristefano, sulla città, sui tifosi. E’ una sorta di lettera d’amore all’Ars et Labor.
Domenica con il Ravenna è iniziata ufficialmente l’era di Notaristefano alla Spal. Sì, da domenica, avete letto bene. Facciamo una doverosa premessa: tecnicamente e tatticamente questa non è la squadra di Notaristefano. Non l’ha costruita lui. Non ha chiesto lui certi giocatori il che non significa che con il passare dei mesi questi ragazzi non diventino quello che il mister ha in mente, ma lasciatemi il ragionevole dubbio di pensare almeno che in estate con questo allenatore al timone e sin dall’inizio si potessero intraprendere altre strade in sede di mercato o no? Eppure di questi giocatori, pur non sottovalutando il discreto bagaglio tecnico che hanno in dote e senza svalutarlo (anzi, tutt’altro) sta cercando di valorizzarne appieno l’aspetto caratteriale. Puah! Cazzate! sarà la risposta di qualcuno alla lettura di queste parole, ridicolizzando questi concetti. Che però in questo calcio d’oggi a Ferrara diventano d’un tratto fondamentali. I numeri sono impietosi: il mister non ha mai vinto in sei partite, la cosa comincia a stridere a molti, si è addirittura palesato d’un tratto il ritorno di Dolcetti subito smentito a chiare lettere e in maniera categoria dalla società che ha espresso totale fiducia (ci mancherebbe!) nell’ex centrocampista di Como e Lecce. Si è voluto ripartire daccapo. E per farlo si è dovuto per forza di cose ricominciare da zero. La preparazione per prima cosa. Al suo arrivo la squadra era a terra non solo moralmente ma soprattutto fisicamente. Non è suo compito capire il perché ma suo compito è quello di garantire per il suo modo di giocare una corsa e un fiato costante a tutta la rosa per novanta minuti a partita, cosa che prima puntualmente non avveniva. Con il Ravenna in questo senso qualcosa di più si è visto. Qualcosa appunto, niente di trascendentale, anzi, l’attacco punge sempre quanto uno spillo di gomma ma nell’approccio alla gara si è visto un cambiamento. Qualcosa è scattato nella testa dei giocatori della Spal. Cosa ce lo dirà il tempo, intanto io già da Terni mi aspetto che la squadra torni a Ferrara con i tre punti che garantirebbero la svolta decisiva a questo campionato. Decisiva per cosa, che tanto ti devi solo salvare, diranno gli ultrarealisti del momento. Appunto, arrivare a trentotto (la quota salvezza di oggi, ma attenzione se qualcuno dovesse lasciarsi andare, il Potenza per dirne una a caso potrebbe anche essere a quaranta) non è mica così scontato. Anzi. Un girone di ritorno tranquillo passa per almeno dodici punti da conquistare nelle prossime cinque, non proibitivissime, gare. Terni è gara da tripla, diciamolo subito: le fere tra le mura amiche sono già cadute un po’ troppe volte e con risultati del tutto inattesi, vedi Pescina e vedi Marcianise. La Spal deve puntare anche su questo squilibrio sin qui mostrato dai rossoverdi che tra l’altro domenica dovranno pure fare i conti con la pressione non da poco rilevante di far dimenticare la gara di Taranto. Le prossime tre gare in ordine, prima della pausa del 14 febbraio, dicono Cavese e Taranto al Mazza e Potenza in Lucania. La Cavese vista ieri a Pescara ha impressionato, è fuor di dubbio: velocità, pressing costante e verticalizzazioni a iosa sulle corsie laterali, punto debole della Spal di quest’anno ma non ci si può scordare che pochi giorni fa la società ha fatto presente che a fine campionato rimetterà nelle mani del sindaco le sorti della formazione metelliana. Alzi la mano chi può dirsi tranquillo. Anche il Taranto che sta spendendo fiumi di danari a destra e a manca in questo mercatino di gennaio. Per carità avercene di Rajcic e di Coppola, avercene di Cortese e Triarico ma si gioca pur sempre in undici e a Ferrara gioco forza arriverà una formazione profondamente rinnovata, soprattutto a centrocampo per i trequarti, che non potrà essere da subito al top. E’ bello potersi permettere l’opportunità di cambiare i giocatori come fossero figurine ma sarà altrettanto funzionale? A voi ha impressionato il Di Roberto visto a Ferrara con la maglia del Foggia che tornerà in casacca pugliese tra meno di un mese? A me no, anzi. E allora perché non poter credere che al milionario Taranto potremmo anche ripetere lo sgambetto dell’andata quando sembravamo già battuti in partenza? Se poi questa gara sarà preceduta da risultati positivi conseguiti a Terni e con la Cavese beh, scusate, ma io voglio pensare che ce la possiamo fare. La domenica dopo a Potenza prima della pausa che sarà seguita dall’ennesimo scontro diretto interno contro l’Andria. Due gare che ammettono solo la vittoria perché la Spal è assolutamente superiore ad entrambe, senza alcun dubbio. Se andremo a Rimini con la Spal tra i 31 e i 32 punti allora potrebbero aprirsi scenari diversi. Attenzione, ho detto se. Non sono impazzito e ho ben presente che questa squadra fino a Cosenza ha fatto cadere le braccia una domenica sì e l’altra pure. Ma tutto questo ottimismo arriva dal carattere che domenica si è rivisto in campo. Merito anche dell’allenatore, assolutamente, che ci sta mettendo anima e corpo per individuare e guarire i mali nascosti di questi ragazzi, non prettamente fisici, ma in alcuni casi lacune caratteriali diventate nel tempo vere e proprie voragini che oggi pian piano si stanno risanando. Senza esaltarci ma siamo sulla retta via. Una squadra data allo sbando più totale prima di Natale, con una miriade di problemi interni, domenica d’un tratto non ha solo dato l’impressione di essersi ritrovata ma di volersi ritrovare. Che sia bastato mettere fuori tre giocatori? Che d’un tratto l’imborghesimento di taluni sia stato messo da parte sostituito dalla paura di ritrovarsi davvero a giugno senza il lavoro più bello del mondo assicurato? Chi lo sa. Non è importante che questi ragazzi si rialzino perché amano la Spal o lo facciano per puro interesse personale. A noi questo non deve interessare, non possiamo chiedere ai giocatori nel calcio d’oggi di tatuarsi addosso i colori di una città, salvo poche e rarissime eccezioni. Abbiamo il dovere di chiedere loro il massimo rispetto ma possiamo realmente pensare che la società già non lo faccia? Noi amiamo la Spal, e voi che leggete in questo momento, comunque vada, ci sarete e ci saremo anche se questa squadra andasse indistintamente a Vibo Valentia o Fossombrone (mi tocco lo stesso, scusate). Le critiche? Ci stanno eccome. Farlo in maniera aspra e decisa è un diritto sacrosanto di tutti, paganti e non, ma sarebbe bene accantonare quel livore disinteressato che fa trasparire in maniera paradossale quel godereccio intimo che taluni hanno nel vederci in fondo alla classifica con un “te l’avevo detto”. Siamo aziendalisti o solo inguaribili romantici, amatori estremi di questa Spal e vogliamo avere il sacrosanto diritto di crederci fino alla fine senza per questo farci offuscare e annebbiare la mente dal puro sentimentalismo? Ferrara è piena di allenatori mancati non meno che in altre piazze. Questo non spaventa, anzi, misura appieno la passione che pulsa costantemente per questi colori. Fa anche bene. Ma la faziosità no. Quella appartiene a chi sa solo criticare a prescindere, per partito preso e molto probabilmente non conosce appieno la felicità di tifare realmente questi colori e non solo quella, permettetemi. Si trovino altri canali di sfogo. Non è ammissibile che si percepisca tanta frustrazione perché manca una stagione fortunata da vent’anni. Questo non può e non deve ricadere su questa società. Sarebbe ingeneroso e immaturo. Ci sono cinque finali di qui al 21 febbraio. Vinciamole. Poi, a fine primavera, apriremo il tribunale se sarà il caso e non ci tireremo di certo indietro a chiedere risposte a chi di dovere a domande che in questi mesi una città intera si è posta e che a fatica ha trovato pace anche quando sembrava che gli interrogativi fossero stati sgombrati a trecentosessanta gradi dai diretti interessati. Ieri è iniziata la nuova gestione targata Notaristefano. Non lasciamoli soli. Mai. E fino alla fine forza Spal.