LA RABBIA E L’ORGOGLIO SPALLINI IN UNA MARE DI FIDUCIA E DI SMS

Ma guarda te se mi tocca citare la Fallaci. Colpa di questa partita incredibile e purtroppo vera, colpa di almeno settanta minuti giocati con cuore, voglia e tecnica, colpa del Cesena, fortunato e bravo sì, ma stavolta decisamente più assistito da quello che ha reso celebre Sacchi. Si chiama culo, c’è poco da fare. La rabbia e l’orgoglio. Ecco, la reazione del giorno dopo è fatta così. La rabbia perché poche volte capita di assistere a una partita così con un risultato del genere. E adesso non ho voglia di star qui a menarla sulla prestazione. Quelli che c’erano possono giudicare da soli, quelli che non c’erano possono farsi i loro soliti, masochisti viaggi mentali e continuare a battersi sui cosiddetti. Sempre se li trovano.
Era la prima volta, quest’anno, che vedevo la Spal dal vivo e qui arrivo alla seconda parte della citazione, quella mi piace di più. L’orgoglio. Già l’orgoglio di essere spallino, di tifare per questa Spal e per questa società. Riassume tutto un sms bellissimo di Duliamo, un messaggio che mi è arrivato già domenica sera. Dice: “Come potevamo pensare di andare contro la storia che ci vuole sempre perdenti nella partita dell’anno? Poveri illusi. Come giocatori d’azzardo, però, continueremo a goiocare consci del nostro destino. Continueremo a giocare con la testa nella sconfitta e con il cuore aperto alla alla speranza che il nostro numero prima o poi uscirà… eccome se uscirà. Dovessimo stare a quel tavolo una vita intera. Vita da spallino. Orgogliosamente”. Grande! E andiamo per gradi. Il tifo e i tifosi. Stupendi. Meravigliosi. Quelle duecento persone presenti a incitare i giocatori durante l’allenamento di sabato (io c’ero) le considero tutte amiche mie, se loro lo vogliono, è chiaro, perché le stimo. E poi quello striscione esposto in curva est commissionato e pagato dagli stessi tifosi per manifestare la vicininanza alla dirigenza. Che dire? Applausi. Come quelli della squadra tributati ai tifosi e viceversa a fine gara. Anche questa, per fortuna, è Ferrara. Il resto della città, quella che non sostiene o che critica, che si lamenta o che ieri è uscita dallo stadio con un muso lungo così, non merita altre citazioni e altre righe buttate. Rimanete come siete, state bene lì, nella vostra tristezza. Io sto da un’altra parte e non sono solo. Sto presuntuosamente dalla parte della ragione. Dalla parte di Federico Pansini che domenica, vedendomi in un raro momento di sconforto a fine gara, è venuto persino a incoraggiarmi. Grazie Fede, non dimenticherò. E con Fede c’è Paul, Augusto, Diego, Filippo, Crice, Renzo, Luca, Braian, Germa, Gus (da oggi il faraone), il mitico Hoss che sfoggiava un sorriso indiviabile e tutti gli altri amici che vanno fieri di questa squadra e sono usciti dallo stadio incazzati, e ci mancherebbe altro, ma fiduciosi perché hanno visto una signora Spal. E qui arrivo alla squadra. A parte un mostruoso Centi, tutti hanno fatto quello che dovevano. Certo, davanti si è sbagliato troppo ma succede. Mi piace di più ricordare questa domenica finalmente all’altezza di questa società. Un Paolo Mazza d’altri tempi e una splendida giornata se non fosse per quel zero punti che grida vendetta.
Avrei voluto vedere la squadra uscire con i tre punti anche soltanto per il presidente che ho osservato agitarsi sugli scalini per tutta la partita, un gol sbagliato dopo l’altro. Alla fine molti l’hanno consolato, Ave, e gli hanno stretto la mano. Non c’era bisogno di questa ennesima dimostrazione ma ho capito, una volta di più, che razza di fortuna abbiamo avuto noi spallini. Noi che ci lamentiamo per la sfiga di domenica. Ma no, ma è giusto così, non si può avere tutto. La Pro Patria è prima ma è finita, noi invece andremo ai playoff e ce la giocheremo perché abbiamo tutto. I tifosi, i giocatori, i dirigenti, l’abitudine a soffrire, la voglia, il gruppo, ora anche la rabbia e soprattutto la saggezza. Quella che trasudava dalle parole di Dolcetti a fine partita, quella che Pozzi e Bena hanno dispensato a chi chiedeva loro un commento dopo la sconfitta. A sen fort e basta. Questo ho scritto alla squadra e questo scrivo ai pazienti lettori di questa rubrica. Non mollare mai è il nostro storico, antico, tradizionale stato di necessità. Non mollare mai è un invito ma anche una certezza. Questa Spal è viva e lotta insieme a noi. Voglio condividere questo personale stato d’animo con quelli come me. I malati che non vedono l’ora che arrivi domenica per dimostrare che razza di squadra amiamo, tifiamo, abbiamo. Lo faccio rendendo pubblico un sms di Paolino Rossi arrivato domenica alle 19.12. “Grazie di cuore, et. Grazie a tutti i tifosi spallini. Siete stati fantastici. Noi ce l’abbiamo messa tutta… Ora uniti più che mai, nulla è perduto. Un abbraccio immenso”. Grazie a te, Paolino, e grazie anche ai tanti che sono già carichi come Gigi detto Roese che mi ha scritto, anche lui, di essere orgoglioso di questa squadra. Parole sante, amico mio. Forza e coraggio. Siamo noi la Spal. Oggi più che mai. Lo scrivo mentre una carica dentro mi sale fino a digrignare i denti tanta è la fiducia e la grinta. Con un pezzo di incisivo in meno e tanta fiducia in più… Forza Spal!

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