Come prima, più di prima. La voglia di Spal è sempre quella. Clamorosa. Capita, però, che per eventi particolari o situazioni inaspettate, la voglia aumenti vertiginosamente e porti a cancellare con le classiche ics i giorni che precedono la partita. Il fatto che si giocasse lunedì, poi, ha aumentato il livello di astinenza. Al resto ci hanno pensato giorni tosti trascorsi a guardare servizi meravigliosi sul terremoto (Enrico Lucci a “Le Jene”, per me il più bel “pezzo” in assoluto almeno di quest’anno. Fidatevi: cercatelo su youtube) o vergognose auto celebrazioni sullo share dei telegiornali mentre l’Aquila crollava e il conto dei morti aumentava (Il Tg1). Come se non bastasse il solito, disgustoso, italianissimo valzer delle nomine Rai decise dalla politica e mai dalla professionalità. In questi giorni di battaglie (personali) e comunicati (generali) mi tornava in mente la canzone modello Apicella anche se non da lui firmata: meno male che Silvio c’è. Solo che, e ci mancherebbe altro, la cantavo fin dalla mattina appena alzato sostituendo, manco a dirlo, la parola Spal al nome Silvio. E poi dicono che il calcio è tutto un magna magna, non è più uno sport, è solo un nuovo oppio dei popoli. Esatto, è così. Ma fa benissimo. Di sicuro al morale altrimenti bassissimo per i soliti scandali tricolori che, chiedo scusa, mi fanno rimandare di così tante righe l’argomento Spal.
Chiusa l’infinita parentesi eccomi ritornare al mio dovere costretto da una domenica di pioggia infinita e dagli altri, tremendi risultati. Vincono tutte, infatti, e il vantaggio di giocare dopo diventa una pressione mica da ridere. Non per questa Spal, però. Che ne mette dentro quattro per la prima volta in questa stagione e soprattutto gioca con quel piglio e quella condizione dei tempi migliori. Il (gran) gol di Rossi fa molto bene alla causa ma non basta l’attimo fuggente e immediato a spiegare il successo netto e confortante. E’ il resto che aggiunge valore ai tre punti fondamentali ma meno scontati di quello che la classifica diceva. Negli spogliatoi, prima della partita, il tecnico Dolcetti che ha preparato alla grande il match, ma non è una novità, aveva scritto sulla lavagna soltanto una parola: risultato. E così è stato. Merito di una Spal bella e concreta, una Spal in palla anche più del secondo tempo di Busto, una Spal che non ha sentito la mancanza di Lorenzi grazie a un ottimo Cabeccia, una Spal che con Centi è sempre stata ed è un’altra cosa. A parte Paolino Rossi (che Dio o chi per lui lo protegga sempre) vorrei spendere una manciata di parole per il giocatore più generoso che, Mezzini escluso, abbia mai visto giocare in biancoazzurro. Si tratta di Arma. Un ragazzino, sì, uno capace al debutto tra i prof di essere già a quota undici ma più che altro uno che si fa un mazzo così, che fa salire la squadra, che fa la sponda, un signor giocatore che ha davanti il tempo e nei piedi e nella testa i mezzi per fare una bella e meritata carriera.
Alla fine, solo soletto davanti alla tv, ho esultato come se avessimo vinto i playoff proprio perché si trattava di un impegno nel quale avevi tanto da perdere. Invece no. Si è vinto e bene davanti a una squadra che ha i suoi problemi ma ha anche due signori giocatori come Nizzetto e Cilona. Morale: logicamente alto. Ed ecco che la classifica ritorna quella della vigilia del turno di campionato. In sostanza non è cambiato niente. Anzi, qualcosa è cambiato. E’ cambiato, per esempio, il giudizio che persino i soliti masochisti possono dare della squadra. E sono cambiate pure le domeniche che restano: ora quattro con un calendario difficile nei prossimi due turni, a cominciare dalla trasferta a Novara, e facile nelle altre due giornate. Ma è inutile guardare così avanti. C’è da godersi questo risultato non qualsiasi e questa Spal degna della sua società. Bisogna rimanere tranquilli ma consapevoli di quello che si può fare. Intorno deve esserci l’entusiasmo di lunedì, che di qui alla fine conterà parecchio in quanto a cori e fiducia. Per quanto mi riguarda quest’ultima non è mai mancata e, anzi, con il passare delle domeniche e delle prestazioni è addirittura aumentata. Ora va conservata proprio come questa nostra Spal che, dopo tanto tempo, mi ha dato la possibilità di cantare quel vecchio inno di Alfio Finetti. Che sarà anche kitch ma dà l’idea e fa morale. E un, e du, e trì a tal dig mì…