Il meglio
LA VITTORIA DEL “PENSO POSITIVO”
Dopo una settimana di tam-tam dentro e fuori la Spal circa l’importanza del pensiero positivo ai fini della svolta tanto auspicata, ecco che la tanto sbandierata energia ha finalmente generato l’evento atteso. Persino la fisica quantistica elegge un concetto. Questo: che la forza del pensiero genera un movimento e ieri a Terni è arrivata la dimostrazione che crederci funziona eccome e che il ferrarese-Tafazzi deve convertirsi a questo. E non tanto all’ottimismo che di per se è un atteggiamento mentale incondizionabile, ma di sicuro a quella voglia di crederci che è ormai l’unica cosa che mancava davvero. Per il resto abbiamo tutto. Il Verona vinse uno scudetto con Garella in porta e due ciabattoni come Ferroni e Fontolan come difensori, credo che possiamo salvarci comodamente anche così come siamo. Poi se Butelli vuole regalarci qualche innesto tanto di guadagnato ma non perdiamo di vista che qua non serve il dream-team ma la forza di cento, mille, diecimila che gridano credendoci FOR-ZA SPAL! Crederci crederci crederci!
Il peggio
SICUREZZA NEGLI STADI
Ha rovinato la giornata a tutti l’episodio della caduta nel fossato del tifoso ferrarese. Ne hanno già parlato anche troppo tutti e non mi unisco al coro.
Parlo invece di sicurezza negli stadi. Siamo molto bravi a controllare che i cori razzisti siano, a ragione, fermati e inibiti, siamo molto bravi a controllare se tutti i fax per gli striscioni (non ovunque) siano stati ricevuti e controllati, bravi anche a negare trasferte (non per tutti uguale come sempre) per motivi di sicurezza. Sì molto bravi, ma quando succedono cose come quella di ieri ci si rende conto che il tifoso è carne da macello e della sua “vera” incolumità non si preoccupa nessuno. Non c’è rispetto per le sue manifestazioni di gioia. Esultare e ricevere una maglia da un proprio idolo deve essere una cosa praticabile e non a rischio della vita. I fossati vanno chiusi. Ma che ci facevano allo stadio di Terni, i combattimenti coi leoni? Solo in Italia possiamo vedere meccanismi di omologazione così perversi da consentire simili barriere. Non bisognerebbe prescindere da un concetto: se uno si fa male nell’esercizio del tifo (salvo pratiche suicide) in un impianto sportivo quello stadio non è a norma. La ricerca della sicurezza deve passare da lì. Se in un asilo un bambino riuscisse a cadere da un balcone cosa pensereste? Che era un piccolo Indiana Jones o che l’impianto non era studiato bene? A voi la risposta.