LA CONCRETEZZA, LA RABBIA E L’ORGOGLIO

Vale tutto. Ma soltanto a sangue freddo. Subito dopo la beffa – e non ce n’è una peggiore rispetto a una rimonta subita all’ultimo minuto – ogni comportamento è ammesso. Ci sta che anche un uomo tranquillo come Migliorini si faccia espellere, ci sta che il Presidente scappi via senza rilasciare dichiarazioni perché incazzato nero, ci sta che il capitano dia una bella scossa alla squadra con parole toste dettate ai taccuini dei cronisti, ci sta che il Direttore Generale dica forte e chiaro che in certe occasioni il pallone vada spedito in tribuna, e ci sta che ogni tifoso scelga il modo migliore per esteriorizzare la propria, sportiva rabbia perché già vedeva la Spal sola al comando e forte di altri, importanti tre punti. Personalmente, infatti, confesso di aver ucciso qualche pixel dello schermo del computer e di aver sbriciolato un vasetto di coccio sulla scrivania del lavoro con tanto di pugno in testa a un minuscolo cactus pieno di spine. Quindi anche di aver passato la domenica sera con le pinzette per estrarre tutti quei simil fili pungenti che il pronto soccorso della Rai, lunedì mattina, ha finito di estirpare mentre mi davo del deficiente da solo e ripetutamente.
Ci sta tutto, insomma anche perché tra Lumezzane e Crema la Spal lascia per strada tre punti pesanti e sacrosanti. Tre punti che avrebbero significato una classifica ancora più bella di quella che è. Come se non bastasse, chiunque abbia giocato a pallone, persino all’oratorio, sa bene che alla fine, spesso e malvolentieri, i punti di cui sopra si rimpiangono. Qualche problema c’è, inutile negarlo. Quando non si chiudono le partite come a Lumezzane o quando si fanno dei pasticciacci brutti come a Crema vuol dire che quella lucidità spietata e “taraghigna” che ti fa vincere quelle gare che al termine della stagione fanno la differenza non c’è. Questo è il punto e il tema sul quale dovrà lavorare Notaristefano.
Secondo me sbagliando, l’unica pecca spallina sin qui gli addetti ai lavori la chiamano cattiveria. Un termine che non mi piace perché per giocare a pallone non serve alcuna cattiveria quanto, piuttosto, grinta e concentrazione. Chiamatela come vi pare ma resta questa mancanza l’unico vero appunto che si può fare a un inizio di campionato non bello, non convincente, non postivo. Il termine giusto è strepitoso. Un termine che nasce dalla classifica, dalle vittorie e più che altro dalle prestazioni visto che nessuno ha finora messo sotto Zamboni e compagni. Quindi meglio rimboccarsi le maniche, lavorare per migliorare il difetto ma stando belli sereni e allegri perché nessuna depressione post Pergocrema può essere ammessa e servire a qualcosa. Anzi. Concordo totalmente con quanto scritto dal team manager Renato Schena ieri nella sua rubrica qui su questo sito. Si guardi avanti e basta perché avanti c’è un’altra sfida alla seconda in classifica – curiosa questa fatalità che porta a giocarsi le partite in casa sempre contro la vice capolista – che vuol dire una bella possibilità per scordarsi il recente passato. Tutta esperienza quella che deve rinascere dal suicidio spallino di Crema. Esperienza che è meglio fare ora che nel girone di ritorno. Maturando, crescendo, imparando, sparacchiando in tribuna quando è necessario senza drammi, però. A bocce ferme, infatti, bisogna ritrovare subito la tranquillità e la serenità in vista di una partita non qualsiasi. A Ferrara arriva una delle favorite alla vittoria finale. Una squadra in grande condizione e in risalita. Una società con un gran seguito di pubblico. Come ormai noto al Paolo Mazza, domenica prossima, ci sarà la diretta tivù su un canale satellitare e soprattutto ci saranno le telecamere di “Quelli che… il calcio”. Un’occasione importante, assoluta per raccontare al mondo pallonaro che la Spal è tornata e non da oggi.
E qui arriva un’altra nota dolente. L’assurdità della tessera del tifoso ha fatto più vittime a Ferrara che nel resto delle curve italiane. Per coerenza, ovviamente da rispettare, la maggioranza dei supporter spallini non ha sottoscritto l’invereconda marchetta discriminatoria. Il risultato, però, penalizza il calcio made in Ferrara e purtroppo non servirà a nulla, nessun servo sciocco dei governanti nostrani ritornerà indietro se non interverranno, come personalmente credo, nuove e serie dimostrazioni legali dell’inutilità della tessera tanto voluta dal mondo politico. Per questo ritengo totalmente frustrante e masochistico scegliere di rinunciare alla propria, gigante passione a prescindere, senza fare il biglietto di volta in volta, condizione che eviterebbe di sottoscrivere la famigerata tessera. Per questo, anche se la Spal è stata l’unica società italiana o quasi a fare propria tramite passi ufficiali – vedi la lettera scritta a sei mani con l’amministrazione comunale e i tifosi  – la battaglia sacrosanta anti schedatura, è necessario fare qualcosa di nuovo e di più. La cornice di pubblico che accompagna le prestazioni biancazzurri oggi è indecorosa, triste, scialba, sparuta, malinconica. Occorre fare di tutto di più, proprio come si fa in campo o come è stato fatto dal punto di vista degli acquisti, perché gli spalti del Mazza si ricolorino di bianco e di azzurro e ospitino quelle grida e quei cori indispensabili se è vero, come è vero, che il tifo, oltre che essere capace di regalare un’atmosfera magica, può davvero dare una mano reale alle sorti della squadra. Un tifo per la Spal, sia chiaro, e non contro forze dell’ordine, provvedimenti vari e avversari di turno. Un tifo bello, magari semplice come quel “forza Spal” maccheronico nella sua “elle” ferraresissima. quel “forza Spal” spontaneo e non organizzato che da troppo tempo non è più la colonna sonora delle domeniche spalline. Una stagione così bella non può prescindere dal supporto dei tifosi soprattutto domenica prossima, occasione – ripeto – unica per far vedere all’Italia nel pallone che la Spal che c’era una volta c’è ancora. Non si tratta, da nessuna delle parti in causa, di fare un passo indietro o di scendere a compromessi. Si tratta, invece, di unire tutte le forze e di fare tutti quel che possiamo per la nostra Spal. Altrimenti persino contro sta ceppa di Pergo si sentiranno soltanto gli avversari mentre quei gruppetti sparuti, distanti e spallini renderanno ancora più triste una beffa come quella appena subita a Crema.

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