Sarà anche vero che la scelta di rinunciare per ora agli under l’ha un po’ penalizzato, ma è altrettanto vero che la presenza in campo di Giovanni Rossi, titolare o a sostituzione di un compagno a gara in corso, è stata quasi sempre una costante, eccezion fatta soltanto per le gare contro il Sorrento e il Gubbio. La fiducia di Egidio Notaristefano, e quella della società, nelle capacità del terzino mancino è evidente e già questo, per il ragazzo classe 1989, è motivo di grande soddisfazione. E domenica a Bolzano è tornato titolare, disputando una gara diligente e sicura.
“Sì, sono soddisfatto, soprattutto per quello che siamo riusciti a fare tutti insieme, per i tre punti portati a casa. Io cerco di fare il meglio che posso, devo anche ringraziare i compagni che mi danno una grossa mano in campo”.
Partito ad inizio stagione come titolare sulla sinistra in difesa, la successiva rinuncia alla presenza fissa dei giovani in campo ti ha un po’ abbattuto il morale?
“No, no, assolutamente. Al di là di quella regola ho trovato spazio in molte altre partite, quindi io non mi lamento assolutamente, ci mancherebbe. Poi in difesa al mio posto gioca Smit. Voglio dire, mica l’ultimo arrivato, mica un ragazzino. Io da lui ho soltanto da imparare”.
A proposito di Smit, spesso è successo a gara inoltrata che Egidio Notaristefano ti abbia inserito al posto del tuo omonimo Rossi per dare più libertà di spinta a Vlado alla ricerca del cross per gli attaccanti. Domenica invece avete giocato insieme sin dal primo minuto.
“Mi aiuta molto perché essendo lui stesso un terzino mi dà maggiore copertura. Anche in allenamento spesso giochiamo insieme, quindi i meccanismi tra noi due sono piuttosto collaudati. Anche più avanzato Vlado è un valore aggiunto perché può sempre tirar fuori una giocata e mettere palle importanti per gli attaccanti”.
Tu sei più “timido” lungo la fascia?
“Quando c’è la possibilità ci provo anche io, però magari se vedo che si rischia un po’ troppo tendo a dare più copertura. La cosa più importante per me è difendere”.
La stagione scorsa a Foligno e prima a Cesena. Sempre da terzino sinistro?
“Sì, ho sempre giocato in quella posizione. Magari poteva essere che cambiasse l’assetto tattico e si giocasse con un modulo a tre a centrocampo, e quindi il mio ruolo cambiava un po’ dato che davanti alla difesa c’era un giocatore in meno, ma sono sempre stato comunque sulla sinistra”.
In che cosa pensi di poter ancora migliorare molto?
“In tantissime cose, di imparare non si finisce mai credo. Forse, sopra le altre cose, devo acquisire maggiore cattiveria in campo e provare anche a propormi di più in avanti sulla fascia. Sto comunque già imparando molto, soprattutto da Smit, e poi anche da tutti gli altri compagni della difesa: Battaglia, Zamboni e Ghetti”.
Quante volte hai ripensato al “pasticcio” a Crema con Ravaglia, che ha consentito al Pegrocrema di pareggiare i conti proprio nei minuti finali del match?
“Tantissime. Ci sono rimasto molto male e ci ho ripensato davvero a lungo. Un conto era se si stava vincendo per 0-2, ma così, con un gol solo di scarto… L’errore ha buttato in fumo due punti, quindi non può non avermi pesato. E’ stato un grande rammarico, anche se tutti hanno pensato soltanto a rassicurarmi dicendo che sono cose che succedono”.
D’ora in avanti ti auguri di trovare lo spazio che fino ad ora ti è stato concesso?
“Spero di sì, ma la mia unica preoccupazione sarà quella di mettere in difficoltà l’allenatore nelle sue decisioni su chi scenderà in campo la domenica. Devo farmi trovare pronto quando c’è la necessità”.
Di te tutti dicono che sei un gran bravo ragazzo e che ti aspetta di certo un futuro roseo…
“Sì, me lo dicono tutti, soprattutto che sono un bravo ragazzo. Mi fa piacere, ma quasi quasi mi piacerebbe di più se mi dicessero che sono una canaglia ma un gran bravo giocatore…”.