Quattro campionati pieni con 117 presenze e 9 reti, ma soprattutto la tempra leonina esibita in campo fino all’ultima stilla di sudore, hanno reso Eros Schiavon un beniamino della tifoseria spallina, con tanto di cori personalizzati scanditi dalla Ovest. Per molti è stata grande la delusione quando, l’estate scorsa, ha riposto la casacca biancazzurra nella valigia dei ricordi, e grande è stato pure lo smacco di vederlo poi vestire la divisa granata di un’acerrima rivale, nonché autentica bestia nera, della più recente storia spallina: quel Portogruaro approdato, per la prima volta nella sua storia, sui lidi della serie cadetta al termine della stagione scorsa. Anche per Eros si tratta della prima volta, e pure in quella categoria sta facendo valere quelle caratteristiche che il pubblico di fede spallina ben conosce e ha potuto apprezzare.
Allora Schiavon poteva starci in B?
“Sì, e per me è una bella soddisfazione personale, anche se le difficoltà sono tante”.
E’ molto diverso il livello dalla Lega Pro?
“Sì, la serie B ti punisce a ogni piccolo errore, c’è più qualità e i dettagli fanno la differenza. Ci vuole più concentrazione, bisogna stare sempre sul pezzo, e quando vai sotto è difficile rimontare. Proprio per questo si cerca di non sbagliare mai alcun appoggio, di fare la scelta più facile, meno dannosa per la squadra”.
Come sta andando il vostro campionato?
“Avevamo cominciato bene, poi c’è stato un calo, che ha portato al cambio d’allenatore. Agostinelli ha rinvigorito il gruppo e ci siamo tirati su, quando ci credevano spacciati”.
E il tuo campionato personale?
“Sono contento di aver raggiunto un traguardo, e finora sta andando abbastanza bene, ma non sono ancora felice”.
Qual è il tuo obiettivo ora?
“Quello di squadra è la salvezza, e il mio personale è di fare altri gol”.
Ti sei tolto anche una bellissima soddisfazione, siglando al 95’ la vittoria ad Empoli. Com’è stato segnare in quel modo il tuo primo gol in serie B?
“E’ stata un’emozione incredibile. Davanti a me non c’era nessuno, mi sono lanciato davanti al portiere e l’ho appoggiata in rete in diagonale, facendo la cosa più semplice, senza tentare soluzioni difficili come il dribbling o il pallonetto. Poi non ho capito più niente, tanto che, quando ho rivisto le immagini, non ricordavo l’esultanza. E’ stata una grande gratificazione, anche perché venivamo da un brutto periodo, culminato col cambio d’allenatore”.
Per andare a giocare nella serie superiore hai rinunciato a una parte dei soldi che avresti guadagnato a Ferrara. Si può quindi dire che per te era più importante la categoria dell’ingaggio?
“Sì, anche se di questi tempi non è facile rinunciare a dei soldi. A Ferrara l’ambiente era ottimo, direi ideale, ma era una questione di orgoglio mio. Tra il mio procuratore e la Spal non era stato trovato un accordo, e poi i contatti si erano interrotti. Ho dovuto fare una scelta, e quando si è presentata l’occasione del Portogruaro, l’ho presa al volo”.
Però hai ancora degli affetti importanti a Ferrara, vero?
“Eh, sì! La mia fidanzata è ferrarese, e tifosissima della Spal”.
Hai già smaltito le scorie dei festeggiamenti di Capodanno a casa Capecchi?
“Ah! ah! Ecco, Luca è uno di quelli che ancora sento, ma non è l’unico. Giusto ieri sera ero a cena con Zambo a Ferrara, ma quando posso vado a prendere l’aperitivo all’enoteca da Paola e Massimo, e ho conosciuto anche i nuovi: Fofana, Melara, Corsi… Sento spesso anche Marongiu: mi spiace che se ne vada, perché poteva far bene anche a Ferrara, ma sono contento che vada a giocare”.
Il Portogruaro è una bestia nera della Spal, e lì gioca un altro ex spallino, Cunico, che della tua attuale squadra è diventato la bandiera. Con lui e gli altri compagni vi capita mai di parlare dei trascorsi con la Spal?
“Con Cunico, il capitano, a volte parliamo dei luoghi e del pubblico. Ai miei compagni ho detto che aver giocato nella Spal è per me un motivo d’orgoglio, per la storia e il seguito che può vantare, ma delle partite contro la Spal non si parla, nemmeno di quel famoso 3-2 nei play off di C2. I miei compagni parlano invece spesso della vittoria a Verona, decisiva per la promozione in B”.
In società c’è anche un altro ex spallino, Specchia, ma su di lui evito di farti domande…
“Ecco, bravo!”
Hai sempre militato in squadre della tua regione, con l’unica eccezione della parentesi al di qua del Po in maglia biancazzurra. E’ solo un caso?
“E’ vero, ma l’unica ragione è che mi hanno proposto sempre squadre vicine a casa. Se capitasse un’occasione buona per giocare più lontano, non avrei problemi”.
Eri già stato a Portogruaro in C2, da gennaio 2005 a fine stagione. Che cambiamenti hai trovato da allora, e come spieghi il doppio salto che la società è riuscita a fare?
“Non so davvero cosa sia cambiato da allora. La società è sempre la stessa, tranquilla e senza problemi economici, e c’è lo stesso clima familiare. Dalla C2 alla B sembra che non sia cambiato nulla. Se sapessi qual è il segreto…”.
… Presteresti consulenze in giro!
“Eh! eh! Già!”.
Forse il segreto è proprio essere riusciti a non cambiare nulla.
“Hai ragione, forse è proprio quello!”
Quanti spettatori vi seguono in media?
“Mille-millecinquecento: non sono tanti, ma calorosi”.
Hai conosciuto Cece, diventato famoso per essere l’unico tifoso che segue ovunque la squadra in trasferta?
“Sì, l’ho conosciuto. Qualche giorno fa ho visto addirittura un lungo servizio su di lui su un giornale nazionale”.
L’ho letto anch’io. Ma che tipo è?
“E’ simpaticissimo, e ha una grossa passione per la squadra. Ci ha seguiti da solo anche a Reggio Calabria. A fine partita lo salutiamo sempre”.
Come vedi la Spal quest’anno?
“Mi piace come gioca col 4-4-2, Cipriani e Fofana davanti fanno paura, la difesa è forte, il centrocampo idem. Non devono mollare fino alla fine, e otterranno un risultato”.
Non ti vuoi sbilanciare con un pronostico…
“Per me la Spal è da primo posto, e ci tengo tantissimo, ma non scriverlo, altrimenti dicono che porto sfortuna!”
Ma dai, non è così!
“E va bene, allora scrivilo pure!”
E tra le sue rivali chi vedi meglio?
“L’ho vista giocare col Gubbio, che non mi aveva fatto una grande impressione, e con lo Spezia, che invece mi è piaciuto molto. L’ho vista anche contro il Verona, che doveva puntare in alto, ma credo stia pagando ancora la bastonata presa l’anno scorso, che gli ha “stretto il culo”. Ha un buon gioco e un buon possesso palla, ma bisogna anche finalizzare”.
In un recente libro fotografico sulla storia della Spal c’è una tua foto su un campo fangoso, con la maglia sporca di terra…
“A Monza!”
Il tuo inserimento in quella galleria d’immagini vuol dire che sei entrato nella storia spallina.
“Questa cosa mi emoziona e mi riempie d’orgoglio, è una sensazione da brividi. Sono legato alla squadra, al nome Spal, lì ho avuto gioie e difficoltà, ma mi sono trovato sempre bene”.
Sei sempre stato amato dal pubblico perché identificato come un guerriero, ma non ti spiace un po’ perché pensi di avere anche i piedi buoni? In fin dei conti, i tuoi gol li hai sempre fatti.
“No, non mi dispiace affatto, perché sono un lottatore, e lì in mezzo al campo non mollo mai la presa, anche se è vero che i gol li faccio. Anche la mia fidanzata mi diceva sempre: “Fai solo i gol da lontano!”, ma l’ho fatta ricredere col gol all’Empoli, dopo quella cavalcata da metà campo, fino ad arrivare a due metri dal portiere, e il gesto tecnico di piazzarla di piattone, quando ormai non si vedeva la porta ed era una questione di centimetri”.
Vai ancora a pesca?
“L’ultima volta è stato al Lido di Spina l’estate scorsa, poi sono cominciati i ritiri, e il campionato di B è molto stancante, con quarantadue partite in una stagione, così non sono più riuscito ad andarci, ma appena posso mi rimetto in acqua”.
Sei tra quelli che mettono i pesci in carniere, o li liberi dopo averli pescati? E qual è la tua specialità?
“Li libero sempre. Mi piace sia il carp fishing sia la pesca al siluro”.
Pescare ti rilassa senza pensare a niente, o i pensieri vengono meglio a galla?
“All’inizio mi rilasso per la tranquillità del posto, poi il silenzio mi fa pensare a tante cose, soprattutto al calcio, e riesco a pensare meglio”.
Dove giocate la prossima partita?
“A Crotone, e non vedo l’ora di ricominciare dopo la pausa”.
Urca! E’ una trasferta lontanissima, e il povero Cece dovrà fare un mutuo. Però potreste dargli un passaggio!
“Ma credo che se le faccia tutte in treno!”
Almeno caricatelo al ritorno, così fa solo il biglietto d’andata!
“Ah! ah! Sì, se lo meriterebbe proprio!”