Tregua, come si diceva da bambini. E questa è la premessa. Poi… Il primo tempo della Spal è stato decisamente deludente, brutto, inconsistente, allarmante. Ma vado avanti. Prima degli altri risultati, prima del pareggio, prima delle penalizzazioni che riguardano le avversarie dei biancazzurri, prima della partita di Locatelli e dell’infortunio di Cipriani, prima di quella che personalmente definirei questione regista… Prima di tutto, insomma, tengo particolarmente a cominciare dalla questione, a mio avviso, primaria. Il nervosismo. Si è visto anche domenica. Giocatori nervosi, pubblico nervoso, dirigenti nervosi. A parte l’arbitraggio di Monza ora da archiviare de-fi-ni-ti-va-men-te non c’è un solo motivo per il quale tutte le componenti che ho appena indicato debbano avere i marroni di traverso. O meglio, ragioni ce ne sono anche ma si tratta di cose secondarie, irrilevanti, poco importanti. E non lo dico, o scrivo, io che conto come il due di picche. Lo dice la classifica nonostante il pareggio casalingo, lo dicono i punti di distacco diminuiti malgrado lo stesso punticino, lo ribadiscono le penalizzazioni del girone. Tutti, secondo me (ottimista a prescindere, anche oggi), gran bei segnali da considerare aldilà della gigante occasione persa domenica.
Siccome vado fiero della mia personale coerenza, magari sbagliata ma tale, dei vari argomenti all’ordine del giorno comincio dal pubblico che già una settimana fa, nel complesso, ho definito tendente al masochismo. Definizione che confermo in toto. Confermo anche se, ripeto, che il primo tempo visto domenica induceva allo sconforto totale. Su questo ci sono pochi dubbi. Ha giocato male, la Spal, i primi quarantacinque minuti. In confusione, facendo errori quasi mai visti dietro, con troppa paura e potrei continuare ancora. E non era solamente colpa degli strascichi di Monza, anche questo è fuori discussione. Ognuno, ci mancherebbe, la vede a modo suo e il mio è un modo già scritto e riscritto. Penso, infatti, che l’assenza del sempre troppo poco apprezzato Migliorini (Anubi perdona loro…) si sia vista eccome e, su questo, credo che si possa lavorare anche in questa fase di mercato. Nell’organico della Spal, in quel ruolo, c’è solo il Miglio. E non basta. Si possono adattare in tanti, lì ma è un’altra cosa. Bedin e Coppola, mediani puri, fanno quello che possono ma il pallone da quando esiste il calcio, lo fanno girare soltanto certi giocatori e in più il Mastino napoletano delle ultime gare non è quello vero. Un altro che il pallone lo gioca come se usasse le mani, seppur modificando le sue caratteristiche e quindi indietreggiando, almeno domenica, è Locatelli che non a caso ha cambiato il match e che presto, ma oggi ancora no purtroppo, sarà pronto per fare tutti i novanta minuti. E qui consumo le difficoltà tecnico-tattiche, solo queste, della Spal anti Cremonese. Le altre, quelle che da tifoso mi preoccupano di più, sono legate appunto al nervosismo. Si dice che il pubblico abbia sempre ragione. Mi adeguo, anche se non condivido a scatola chiusa. Però, se qualsiasi mugugno domenica era giustificabile o, meglio, condivisibile e addirittura consigliabile, l’invito a tirare fuori i coglioni, per quanto mi riguarda, lo sottoscrivo solamente se rivolto a far uscire dallo stadio qualche depresso cronico. Non certo se destinato a una squadra che in un momento di palese, imbarazzante difficoltà e nelle ultime due gare anche a corto di risultati non all’altezza dei traguardi, dal punto di vista dell’impegno non ha mai mancato. Domenica scorsa compresa. Scrivo e mi rendo perfettamente conto di attirarmi (anch’io) critiche e offese varie. Ma, con poca educazione, rispondo sereno con un bel “sti cazzi”. Perché continuo a vederla così. Se dopo una sconfitta come quella di Monza, nella gara seguente passi in svantaggio, in campo non ci capisci una mazza e quelli che dovrebbero sostenerti ti vanno contro prepariamoci ad altre domeniche poco divertenti. Perché non fischiare, “invitare”, contestare, anche insultare ma soltanto a fine partita? Allora sì che sarebbe giusto e poco discutibile. Qualcuno pensa che un coro o cento fischi possano davvero cambiare il corso della partita nel mentre? Magari, fosse così, ma non lo è.
Il nervosismo (eufemismo) che contesto all’ambiente esterno, però, non può essere così tanto assorbito dalla Spal tutta. Facce tirate, parole trattenute… capisco ma nemmeno qui mi adeguo. E non perché non condivida una certa, spontanea rabbia che può nascere dentro, quanto perché penso con forza che serva a nulla e, peggio, sia solamente auto lesionista farsi condizionare da un dissenso comunque legittimo anche se, ripeto, troppo immediato. Quindi, se posso, il mio invito è semplice: state buoni (tutti) anche se non potete e andiamo avanti perché la risposta migliore a quelli che appena sette giorni fa si erano già rassegnati ai playoff (certi addirittura al settimo posto!) è arrivata subito dal solito girone di ritorno equilibrato e pieno di sorprese. Hanno perso le due invincibili Gubbio e Sorrento, hanno pareggiato in casa (erano in svantaggio come la Spal!) Alessandria e Spezia e poi ci sono le ennesime penalizzazioni. Quindi, tanto per tirare le somme, occhio a sparare giudizi definitivi e previsioni assolute perché ne succederanno ancora e mica poche, nel bene e nel male.
Il destino della Spal, ne sono certo, dipende solo dalla Spal. Che domenica, quando è rientrata dagli spogliatoi, ha dimostrato in un nanosecondo la tesi di cui sopra. Nessuno, ma proprio nessuno, eccepisca su carattere e grinta. Sul resto si può e si deve anche discutere. Personalmente discuto sul fatto che, seppure senza Cipriani, si sia visto che con un altro giocatore dai piedi buoni come Locatelli la partita sia cambiata e parecchio. Discuto anche, ci mancherebbe altro, sui troppi sbandamenti difensivi non imputabili alle squalifiche ma a una condizione e/o a un’inesperienza che troppo hanno fatto tremare contro alla Cremonese. Anche su questo bisognerà lavorare ma, pure qui, in un clima diverso fuori e dentro alla squadra. In un clima consono al campionato che Zamboni (e state tutti sereni che se c’è da cazzìare, l’avete visto proprio domenica, il Capitano c’è) e compagni stanno disputando. Poi, se la classifica vedrà, ma soltanto alla fine, l’Ars et Labor, al settimo posto ognuno potrà sfogare le proprie frustrazioni come meglio crede (io consiglio la mia specialità: pippa continuativa e senza stagioni ché scrivere per pochi intimi diventa solo un esercizio di stile, spesso peraltro discutibile, lo stile intendo).
Ma, insisto, c’è qualcuno che, onestamente, crede che urlare di tirare fuori i maroni a metà partita serva realmente? C’è qualcuno che crede, altrettanto onestamente, che i giocatori della Spal ma anche dell’Afragolese non si rendano conto se stanno giocando male? A me è bastato sentire le interviste al tecnico, al capitano e al calciatore più esperto qui sul nostro sito. Risentitele. C’è qualcuno che nega che si sia fatto un primo tempo orrendo? C’è un solo protagonista che accampa scuse impossibili? E allora? Che serve questa tensione che si respira ovunque? Cui prodest questo livore che viene vomitato sui social forum o a spasso per il web? A me, ribadisco, il tafazzismo pare esserci solo dalle nostre parti e non mi pare, storia recente e non solo alla mano, che produca questi grandi risultati. Adesso che persino i più frustrati e incattiviti si sono sfogati, e stendiamoci un piumone peloso sopra, vogliamo fare un passo avanti e guardare lontano? Adesso ce la vogliamo giocare, tutti insieme e con il sorriso, questa bella stagione? Vogliamo lottare, domenica dopo domenica, per recuperare lo svantaggio nei confronti della capolista? Vogliamo dare una mano, ognuno per quello che può, alla NOSTRA squadra del cuore? Vogliamo dimenticare subito tensioni, dispiaceri, fastidi, incomprensioni, polemiche e tutto quel cazzo che vi pare? Tanto, alla fine, le chiacchiere, gli articoli, i pareri, come sempre resteranno a zero davanti a una classifica e ognuno, giustamente, tirerà le somme che deve. Dalla società che potrà decidere di non investire più ai tifosi che potranno scegliere di andare a giocare a bocce la domenica. Nel frattempo, non è interesse di tutti vedere la Spal più in alto di chiunque? E allora che tutti facciano, dal Presidente in giù, quello che possono per la loro Spal come coro comanda. Lo stesso Butelli, visibilmente e sacrosantamente amareggiato ma a mio avviso troppo condizionato da un dissenso decisamente limitato, prevedo cambierà atteggiamento presto nelle interviste del dopo partita. La Curva Ovest, Cesare, è fatta da quelli che erano anche a Monza e prima a Como e prima ancora a Lanciano, Marcianise e Foggia. Il resto sono altri tifosi e ci metterei pure le virgolette sulla parola tifosi che, in questo, assomigliano più ai giornalisti e mi riferisco a noi de LoSpallino.com che, meglio ripeterlo, siamo prima di tutto tifosi. Tifosi spesso da tastiera, che preferiscono il costruire al demolire. Ma è normale, e questo sì che succede ovunque, che ci siano anche quelli che, avendo (beati loro) tanto tempo libero scelgano la strada del disfacimento, del contestare il lunedì, o la domenica sera, quelli che solamente una settimana prima magari idolatravano. Così va il mondo, del calcio e non solo. E chissenefrega. Pensiamo alla squadra, a sistemare quello che non va, a correre forte e sempre, a giocare a calcio, a vincere.
Per ritornare al proprio, personale, minuscolo contributo, ribadisco che ora è importante che tutti facciano quello che possono per la Spal. Altrimenti sono soltanto chiacchiere, slogan, frasi fatte, cazzate inutili da leggere per quei pochi, soliti, pessimisti atavici. Se, poi, proprio la Spal, il Paolo Mazza, Ferrara devono essere una terapia psicologica e soprattutto comportamentale per persone bisognose di sfogarsi il mio umile consiglio è quello di prendere un bel treno in direzione Torino, scendere alla stazione porta Nuova, prendere il tram centosette e fermarsi al cancello sette della Fiat. Lì sì che è cosa buona e giusta contestare sempre, comunque, prima e anche dopo e pure a prescindere. Dài, che è lunga la strada spallina. Dài, che ci sarà da divertirsi. Dài, che il campionato è ancora aperto. Dài, che la Spal di oggi non è quella vera. Dài, dài, dài (cfr. Geo).