All’inizio del 2007 inizia la tua avventura spallina! Nella stagione precedente, a Jesolo, diventi capocannoniere della C2. A Ferrara invece il tuo inizio è un po’ lento e macchinoso…
“E’ stato lento perché, come spesso accade, ho pagato la preparazione faticando non poco per rimettermi in forma ed entrare nei ritmi del nuovo club. Non a caso i miei primi due mesi di campionato non corrispondevano alle attese della società. Dopo la bellissima stagione a Jesolo speravo di salire di categoria e così quando è arrivato l’interessamento della Spal ho accettato subito”.
Possiamo dire che c’eri ma nessuno si accorgeva di te?
“Gli addetti ai lavori sapevano che l’anno prima ero stato capocannoniere di tutta la C2, qualche tifoso pensava che arrivassi dalla serie D, essendo Jesolo una piazza non propriamente famosa. Comunque posso dire che già dalla prima giornata di campionato i tifosi si erano accorti delle mie qualità”.
Poi, nel primo anno dell’éra Butelli, sei rimasto qualche volta a bordo campo per lasciare spazio ad Arma…
“In panchina ci sono rimasto poco. Diciamo che non rientrando nei piani della società ho fatto più tribuna! Del resto in squadra c’erano quattro punte centrali e in campo ne giocava solo una, quindi… In ogni caso Arma è un giocatore giovane e bravo, era prevedibile che a parità di livello, trovasse molto più spazio in campo rispetto ad altri”.
Torniamo agli anni precedenti. A un certo punto ti sei sbloccato e la tua media in campo è tornata in linea con la fama che ti accompagnava…
“Ho iniziato a smaltire i carichi di preparazione e ho iniziato a fare gol, a sentirmi in gran forma. In effetti nei due anni in cui ho giocato nella Spal ho segnato 24 reti, una buona media, potevo fare comunque meglio, qualche rimpianto ce l’ho ancora”.
E’ stato più volte detto che il tuo atteggiamento in campo è cambiato in coincidenza della promozione della Spal dalla Seconda alla Prima Divisione. E’ vero?
“Il mio modo di giocare è rimasto sempre lo stesso, piuttosto è cambiato il mio modo di fare. Per un calciatore il cambiamento di società è pur sempre un momento delicato e io, come tutti, ho dovuto rapportarmi a un nuovo gruppo di persone, diverse da quello precedente”.
Adesso che è passato qualche anno come ricordi la tua esperienza nella Spal?
“La mia esperienza alla Spal è stata un’esperienza di luci e ombre. Luci perché qualche bel gol l’ho fatto, ombre perché non abbiamo vinto il campionato sul campo e anche perché con la squadra e la piazza che c’era potevo fare di più!”.
Ti senti ancora con i tuoi ex compagni di squadra?
“Sì, sono rimasto legato ad alcuni miei ex compagni di squadra come Ghetti, Schiavon, Sesa e Servidei. Formavamo un bel gruppo ed eravamo molto legati, ma anche con gli altri il rapporto è sempre stato molto buono”.
Si dice che il tuo carattere un po’ particolare ti abbia penalizzato nel rapporto con gli allenatori…
“Posso dirti che in quasi tutti i posti dove ho giocato non ho mai avuto problemi particolari con gli allenatori. E’ chiaro che con quasi tutti qualche chiarimento c’è stato ma cose assolutamente irrilevanti, normali discussioni da spogliatoio. Niente di diverso da quello che succede all’ interno del gruppo con la maggior parte dei giocatori”.
Come tanti altri giocatori, anche tu hai vissuto il fallimento di una società, il Legnano, sommersa dai debiti e radiata dalla Lega Pro. A 35 anni, un’esperienza del genere fa paura?
“Non mi era mai capitato di vivere un fallimento societario sulla mia pelle, non me l’aspettavo… Non prendere lo stipendio per nove mesi toglie molte certezze professionali ma soprattutto famigliari perché inizi a pensare a come arrivare a fine mese come un qualunque lavoratore e in questo caso la tua professione viene dopo tutto il resto”.
Adesso giochi nella Canavese. Il tuo arrivo nel club piemontese è stato improvviso o una decisione ponderata con calma?
“Visto che a luglio non avevo ancora ricevuto nessuna proposta tra i professionisti, sono andato a Coverciano a fare il ritiro con gli altri calciatori senza contratto. Mi sarebbe dispiaciuto da morire chiudere la mia carriera calcistica in questo modo, soprattutto dopo la bella stagione precedente. La Canavese, onestamente, è stata l’unica squadra in serie C che mi ha richiesto…”.
Come sta andando quest’anno il campionato?
“Il campionato è in linea con le attese della società, siamo a metà classifica. Purtroppo anche la Canavese sta attraversando un momento di crisi e ci sono degli stipendi arretrati. Il club sta puntando sui giovani in questo momento e quindi negli ultimi due mesi ho giocato davvero molto poco”.
Nella tua carriera calcistica hai mai avuto la sensazione di aver perso qualche treno, di aver fatto scelte sbagliate o di aver dato fiducia a qualcuno che non la meritava?
“L’errore più grande che ho fatto nella mia carriera calcistica è stato quello di non andare a giocare a Treviso in serie B. Ho preferito rimanere a Mestre in C2 dove c’era la possibilità di giocare un po’ di più. Chissà come sarebbe stata la mia carriera se avessi accettato l’offerta del Treviso… Io credo che ogni giocatore abbia la carriera che si merita, si vede che io dovevo fare al massimo la serie C1”.
La tua famiglia ti segue in ogni spostamento oppure rimane sempre in provincia di Venezia?
“Mi segue sempre, ho due bimbe piccole e quindi abbiamo ancora la possibilità di muoverci senza problemi”.
Hai mai pensato o addirittura avuto voglia di smettere di giocare?
“No, perché questo sport è la mia grande passione. Ma so bene che avendo 36 anni presto dovrò smettere per limite di età!”.
Se pensi al tuo futuro cosa vedi?
“Con la situazione che c’è adesso in Italia non è facile pensare al proprio futuro, ci sono tante incertezze, zone d’ombra. In questo momento con il cuore ti direi che vorrei rimanere nel mondo del calcio ma poi però torno a essere realista e penso che non sarà così facile”.
Vuoi salutare i tifosi della Spal?
“Certo! Un saluto a tutti i tifosi spallini e speriamo che questo sia l’anno buono… E per scaramanzia mi fermo qui!”