FERRARA – Uno splendido sole invernale fa da cornice al punto più basso della stagione della gestione Notaristefano. Non che il preludio fosse dei migliori: Cipriani, Fofana, Smit e Migliorini out erano e sono tanta roba, anzi, sono ventitré gol in quattro dei ventinove totali fatti, e sono, per farla in breve, quei giocatori che fino ad oggi dell’intera rosa hanno messo più volte il pallone alle spalle del portiere avversario. In campo ci sono i soli Paolo Rossi, Battaglia e Coppola, quattro gol in tre in ventidue partite, il neoacquisto Volpe (una seconda punta fin qui mai bomber di razza) e il funambolico Locatelli, uno che i gol anziché farli, dovrebbe farli fare. Già, ma a chi? Il Loca-Loca è l’unico che fa bella figura nel desolante pomeriggio ferrarese, vuoi perché è l’unico a saper parlare in una stanza di muti e allora gioco forza la bella figura la si fa per inerzia, vuoi perché per novanta minuti è il solo nel deserto della cintola d’attacco spallina a provare ad accendere la luce. Il Lumezzane che arriva al “Mazza” è di una pochezza disarmante, occorre dirlo. Se non è la più brutta squadra vista nei dintorni negli ultimi tre anni poco ci manca, non ha gioco, non ha idea di come si va in gol, vive di lampi, di momenti, di singole giocate, costruisce la sua gara sugli errori altrui, provando e riuscendoci, loro, a far sbagliare gli avversari.
E la squadra di Nicola ci riesce alla perfezione, mandando in tilt prima capitan Zamboni, poi Giovanni Rossi, dopo aver fatto il solletico ai guantoni di Ravaglia in altre due occasioni in novanta minuti. A proposito. E la Spal quante occasioni ha avuto? Quanti tiri ha fatto in porta in tutta la partita? Quanti ne ha fatti a Pavia due settimane fa? Dove per porta, ricordiamo, si intendono quei due pali verticali piazzati equidistantemente dalle bandierine d’angolo, che distano tra di loro 7,32 metri e sono alti 2,44 metri con una barra traversale, detta traversa, che li congiunge alle estremità superiori e con alle spalle una rete che serve per trattenere il pallone e rendere certa la realizzazione di un gol che da qualche settimana a questa parte sembra esser diventata più prerogativa degli avversari che nostra. Bene, tiri in porta zero (!). E questo è un dato oggettivo, incontrovertibile che fa inorridire perché si sa che il calcio è un gioco a vincere e per fare punti o ne pareggi trentaquattro per zero a zero e non ti salvi neanche a morire lo stesso, oppure qualche gol, che non sia frutto di un’autorete, di un rigore, di un caso del destino o chissà cos’altro devi metterlo dentro.
La Spal fino a metà dicembre, benché mai in casa, esclusa la gara con il Pavia di una vita fa, abbia entusiasmato, qualche azione la costruiva, qualche gol lo metteva e certo non per volere divino ma perché qualcoa di più dell’assoluto non gioco visto nelle ultime settimane riusciva a fare. D’un tratto invece, da Monza in poi, il maledetto gennaio di ogni anno par esser tornato a bussare iella, scalogna e sfiga (o c’è dell’altro?) alla porta della società di Butelli. A questo si sommi una involuzione fisica palese di un Melara dalla cui parte si era concentrato il grosso delle fatiche per un intero girone e un centrocampo che se non ha Migliorini va nel panico più totale e non può certo affidarsi a due gregari come Bedin e Coppola per cercare soluzioni alternative al cross dalla fascia destra. C’è Locatelli, si dirà. Certo, la sua presenza in campo è papabile quanto fondamentale, dimostra di potersi intendere e bene con chiunque e anche con Volpe (buono l’esordio) con cui avrà fatto sì e no due allenamenti completi, segno di una intelligenza tattica e non solo infinita. Però si perde e il pubblico, a ragion veduta, inizia a batter cassa e a chieder conto di questa strabiliante rosa sulla carta che in campo però perde 2 a 0 in casa contro il modesto Lumezzane, fa due punti in cinque partite ma soprattutto in campo ci va con una depressione agonistica che fa spavento.
Alla dirigenza, al patron Butelli l’ingrato compito di scoprire i motivi, le cause, e porvi rimedio quanto prima per non vedere ancora una volta buttata via una stagione che a Natale vedeva a suon di fanfare annunciata la viva speranza per il salto diretto di categoria. La curva saluta la squadra con cori di scherno e a favore dell’indimenticato Gibì Fabbri, contesta senza mezzi termini l’operato di Notaristefano con cui probabilmente oggi si è consumata una frattura difficilmente sanabile e omaggia il Lumezzane con applausi scroscianti. Non è ancora finita però e non è ancora giunto il momento di rassegnarsi e alzare bandiera bianca. Ma è evidente che da questa sera la Spal è risucchiata nel calderone e deve ricominciare tutto daccapo. Se c’è qualcuno che pensava di annoiarsi e vincere in carrozza prego, passi pure più tardi.