Penso che se uno, tre notti prima di La Spezia, sogna che “Il Crice” (tifoso spallino conosciuto ai più con questo soprannome) gioca nella Spal e al Paolo Mazza vinciamo con un suo gol e lui che si arrampica sulla rete della Ovest per esultare mentre io sgomito in curva per raccontare che ho giocato con lui e mi commuovo pure, beh allora quella che era una malattia sta diventando qualcosa di più e di peggio. Sto male. E’ ufficiale. In attesa di trovare il rimedio, leggi cura, che temo non esista, condivido il malessere con tutti quei ragazzi, organizzatori e partecipanti, che venerdì scorso hanno (ri)messo in piedi un vero e proprio evento in bianco e azzurro per sostenere le varie iniziative dell’associazione ferrarese “Uno sguardo verso sud”. C’era l’attuale dirigenza, c’erano i tifosi, c’erano gli ex giocatori, i giornalisti, c’erano praticamente tutti o quasi al Paolo Mazza per un triangolare benefico prima e un’asta di maglie spalline poi. Una bella serata, l’ennesima, che testimonia quanto sia grande la voglia di Spal soprattutto nella generazione che va dai trenta in su. Ecco, questo è l’unico problema. Coinvolgere i più giovani, cioè, e qui qualcosa può fare anche il club di Butelli perché – esempio a caso – facebook è pieno di ferraresi che scrivono di Milan o di Inter o di Juventus e quelle rare volte che l’argomento è la Spal è spesso per criticare. Non hanno, ma non è colpa esclusivamente loro, l’Ars et Labor veramente nel cuore. Viene prima l’errore di Eto’o o le polemiche sui rigori dati o non dati alla Juve. E’ allucinante ma vero e pure deprimente. Funziona così, dicono. E’ normale, aggiungono. Perché la Spal è in terza serie e fa anche fatica. Tutto vero ma bisogna ritornare a seminare. Deve essere uno dei dieci comandamenti societari imminenti. Chiusa la triste parentesi e ritornando agli infetti globuli bianchi (e azzurri), davvero complimenti a tutti quelli che hanno dato vita alla lunga giornata spallina di cui sopra.
Per il resto, scrivevo, devo stare evidentemente male. Non tantissimo se la condizione psico fisica va collegata all’ultima prova di Zamboni e compagni, però. Perché è vero che è stato rinviato ancora l’appuntamento con una vittoria che manca da un anno, cioè da fine del 2010, ma se la Spal avesse giocato le ultime gare come a La Spezia, campo per nulla facile visti i numeri e aldilà della classifica degli spezzini, forse non saremmo qui a guardare la classifica dal basso. Tosta, tonica, propositiva, attenta, la squadra di Remondina ha portato a casa un pareggio ma per l’ennesima volta impreca per il solito calcio di rigore di rigore non dato e, a prescindere dalle proteste lecite, ha fatto la sua partita rischiando assai poco e provando anche a colpire. Le assenze, soprattutto quelle di Cipriani e Migliorini, non è una novità, pesano eccome, ma Volpe si può già giudicare positivamente, specialmente ora che può giocare nel suo vero ruolo, quello di seconda punta o di esterno alto. In più c’è stato il debutto dall’inizio di Mendy. Ha ancora bisogno di tempo, di minuti e di trovare i giusti meccanismi, questo gigante di colore, ma ci si può lavorare perché ha tiro, capacità di fare la sponda, potenza ed è anche generoso. Ecco, con un campionato ormai andato a rotoli perché i playoff si fanno sempre più lontani mentre i playout si sono avvicinati pericolosamente, attenzione a non buttare via tutto e a non cominciare a parlare di mercato già ora. Le valutazioni, cosa già scritta in questa rubrica, si faranno alla fine, lucidamente e anche severamente. Ma pesando tutto e conoscendo bene, dall’interno, il percorso di questo campionato ancora da portare a termine. Perché di punti in gioco ce ne sono ancora parecchi e perché – questa purtroppo deve essere la priorità oggi – se non si ritrova presto il successo si rischia di scivolare ancora.
L’occasione, grossa assai, arriva già domenica prossima. C’è il derby con la Reggiana distante una sola lunghezza dai playoff. Vincere vorrebbe dire salutare il rischio playout e continuare a sperare in un miracolo. Qui nasce il vero, immenso rimpianto di questa stagione che poteva essere e non è stata. Perché nonostante la crisi infinita dei biancazzurri, la classifica resta cortissima e bastava veramente poco di più per raggiungere il piazzamento che questo organico, con o senza infortuni, ha nelle sue potenzialità. Ma alla voce rammarico ogni spallino del mondo ha la sua bella lista da compilare e potrebbe cominciare a scriverla ora che finirebbe comunque tra dieci giorni minimo. Lasciamo stare e andiamo avanti. E per andare avanti bisogna per forza ritrovare i tre punti domenica. Aridaje. Non ci sono santi e nemmeno avversari. Tocca vincere specialmente per evitare i playout, l’ultima beffa di un anno nel pallone davvero strano e per certi versi incomprensibile.
A questo proposito, e guardando il bell’esempio del Gubbio assolutamente da seguire in futuro, sia ben chiaro, pensavo che cosa sarebbe successo a Ferrara se la Spal si fosse presentata ai nastri di partenza con l’organico della capolista. Adesso no perché le esperienze insegnano ma credo fortemente che tutti, ma proprio tutti, avrebbero detto e scritto e pensato che sarebbe stata dura salvarsi. Penso anche che quando sono arrivati i vari Belleri e Locatelli, su mille spallini forse due o tre al massimo abbiano storto il naso. Così va il calcio e non solo. Con il senno di poi è facile avere, anche qui, rimpianti e accuse da fare o responsabili da trovare ma adesso è un giochetto banale e porta poco lontano il tiro al capro espiatorio del caso. Anzi, risolve nulla se non a peggiorare un po’ di più il già, giustamente, poco euforico ambiente che gravita attorno alla Spal.
Il resto lo fanno le solite voci che fanno, non da oggi, il giro della città. Cose anche divertenti, per carità, se raccolte con lo spirito adatto. Almeno non si tratta di barzellette vecchie e volgari tanto di moda di questi tempi.
Spiffero, si fa per dire, qualcuno a caso dei vari passaparola che alimentano il chiacchiericcio, solo per dare l’idea delle cazzate che girano. Un giocatore della Spal starebbe facendo una cura per disintossicarsi. Pozzi avrebbe fatto marcire il campo del Paolo Mazza, l’estate scorsa, per guadagnare (di fatto da Butelli!!!) facendo mettere l’erba sintetica di una ditta di amici suoi allo stadio. Oppure c’è anche la voce che vuole una guerra interna alla dirigenza spallina: tutti uniti contro Butelli per costringerlo a lasciare la società. Dimenticavo: sempre un giocatore sarebbe stato visto alticcio in una discoteca bolognese la sera del ritiro pre Gubbio. Sarebbe cioè partito dall’Umbria alle dieci di sera per arrivare in Emilia Romagna a mezzanotte e per poi ritornare nell’albergo della cittadina umbra in tempo per poi poter scendere in campo. Cazzate, appunto.
Ma visto che il genere fa così tanta audience anche se non capisco mi adeguo per il bene del nostro sito. Chiudiamo, quindi, con una notizia del genere, anche questa indiscutibilmente vera. Giovedì scorso, dopo la partitella, è stato avvistato un barbapapà nello spogliatoio della Spal. E, udite udite, stava sodomizzando Zamboni. Sul più bello, per il barbapapà s’intende, è arrivato Topolino che ha freddato entrambi con un colpo di cerbottana. Appena i due sono caduti a terra e del liquido color carta da zucchero è fuoriscito dal loro cuore, il Commissario Coliandro è entrato nello spogliatoio e ha arrestato il topo assassino. Il problema è che si è messo in mezzo Schena, materalizzatosi all’improvviso in sella a Furia, e ha chiesto a Perry Mason (tramite piccione viaggiatore) di difendere il compagno di Minnie. Soltanto a quel punto, in colpevole ritardo cioè, Butelli, stanco di questa confusione che evidentemente regna nello spogliatoio spallino, è entrato urlando come gli era capitato soltanto quando aveva due mesi e Mamma Ave non gli aveva dato il latte. A quel punto è subentrato un silenzio mai sentito (!) e il Presidente ha tuonato: “Adesso basta. Da oggi la Spal è di Mototopo e giocherà a Topolinia. Lì sì che c’è l’erba artificiale”. Chissà che, allora, Gianbortolo non potrà chiederla addirittura a Paperone quella mazzetta. Un consiglio per il Comandante. Fatti dare quei famosi dieci cent.