Vietato bestemmiare. Fatta questa doverosa premessa che è un’auto imposizione voglio mettercele tutte. Tutte quelle contro, tanto per cominciare. Avanti: Nel calcio se non fai gol non vinci. A questa Spal manca qualcosa davanti. Si gioca molto ma si tira poco. E’ meglio far schifo ma vincere. La sfiga non esiste. I torti arbitrali alla fine si pareggiano. Inutile piangersi addosso. Non so che cos’altro inventarmi per provare ad attenuare quella che sarà anche una faziosità esagerata ma è il pensiero predominante.
Perché, persino da spallino, di partite giocate come a Vercelli e poi perse non ne ricordo. Ci saranno senz’altro state ma, giuro, davvero non ne ho memoria. Partite, intendo, dominate e nella parola dominate ci metto in ordine di minore importanza (in trasferta e a casa della terza in classifica!): sette calci d’angolo a tre, sette tiri in porta a due, 63% di possesso palla, una parata contro cinque e poi un rigore clamoroso non dato (sarà anche qui colpa della faziosità di cui sopra ma ne ho visti addirittura due di massime punizioni non concesse) e lo stop all’azione del gol di Beduschi a bocce ferme – ho saputo soltanto ieri essere dovuto a una segnalazione di fuorigioco – e che invece fuorigioco non era e pure di almeno un paio di metri. Ma lasciamo stare gli errori arbitrali perché su questo tema resisto e non mi rassegno: ai complotti non ho mai creduto e il giorno che dovessi crederci mi occuperò, chessò, di baseball o di bac e pandon. Lasciando stare tutto resta una grandissima amarezza perché credo di poter scrivere che qualsiasi spallino abbia visto la partita di lunedì non avrebbe firmato per il pareggio. La Spal meritava di vincere. Punto. Dietro Zamboni e compagni non hanno sbagliato un solo pallone. Beduschi sembrava un veterano. Capecchi ha fatto soltanto una parata. Tutta la Spal ha corso dall’inizio alla fine pressando a tutto campo e, rispetto ad altre volte, ha anche avuto più occasioni. Sul piano dell’impegno e della voglia inutile anche commentare. Prestazione maiuscola e da applausi come diverse altre. E sul gol subìto, poco da dire. E’ stata una bellissima azione, l’unica per la verità, della Pro Vercelli. Assurdo cercare un colpevole anche qui.
Poi non ci dormi la notte, imprechi, sbraiti, urli, pensi e ripensi e hai questa classifica preoccupante che non ti lascia mai. Questo è il problema e non è un problema da poco. Perché il rovescio della medaglia è proprio questo. Se stai in zona playout giocando così, allora è durissima. Non può bastare la voglia della squadra, il gioco proposto, non serve assistere a partite del genere se tocca guardare indietro e non avanti. Ecco il nodo della questione. Vedi la Pro Vercelli terza e il Pisa quinto e ti chiedi se stai sognando. E’ incredibile ma purtroppo è vero. E anche faticoso. Mai fatto uno sforzo del genere per stilare delle pagelle per una partita. Avesse vinto la Spal, come era logico, avrei sperperato voti esagerati. Invece no. Tocca star qui a commentare l’imponderabile che purtroppo è realtà ed è una realtà pericolosa. Preoccupa proprio questo, come se non bastasse la classifica. Che con tutti i problemi che ci sono bisogna avere due coglioni così per non demoralizzarsi, in campo e sugli spalti, davanti a risultati del genere a fronte di certe partite.
Mister Vecchi, salvaci tu. E’ davvero durissima, ora. Perché il solito bicchiere mezzo pieno – al netto della sistemazione dei problemi societari perché se così non fosse sarebbe inutile qualsiasi discorso – dice che continuando a giocare così è impossibile retrocedere. Ma l’altra faccia del bicchiere, il fondo cioè, dice anche che non fare punti proprio giocando così è un segnale tremendo. Siamo nelle mani, meglio: nei piedi e nella testa, di questo splendido gruppo di ragazzi che ha già dimostrato di avere gli attributi ma che deve trovare sempre una forza al proprio interno che non è facile trovare. Se Zambo e compagni ci riusciranno oggi nemmeno firmerei per la salvezza. Dipende soltanto da loro, a prescindere dagli arbitri e da questa palese e conclamata e tangibile ed evidente e clamorosa e indiscutibile e pazzesca e senza precedenti sfiga.
Per quanto concerne le valutazioni tecniche, oltre a non avere gli strumenti e la conoscenza diretta per poterle fare con sicurezza e competenza, mi limito soltanto a sperare che il tecnico riprovi le due punte (nonostante non abbia in organico caratteristiche complementari) vista la difficoltà a trovare la via del gol. Per il resto sono qui, a farmi rodore il fegato e non solo, un po’ triste ma sempre tanto speranzoso e, anzi, ancora più incazzato e motivato, ma davvero senza parole. Un po’ come tutti gli spallini nel dopo partita di Vercelli. Perché quando l’allenatore avversario, aldilà del fatto che fosse un ex e che sia pure una persona perbene, commenta con imbarazzo la propria vittoria aggiungendo che non la meritava, beh è un altro dei segnali belli chiari di cui sopra. Cose (quasi) mai viste attorno al pallone. Senza parole anche lui, Turone. Come noi. Tutti. C’è solo, si fa per dire, da continuare così e, anzi, da fare ancora di più per dimostrare che non può davvero piovere per sempre e che nonostante il rossore che ogni tifoso dell’Ars et Labor ha dove non batte il sole a certi andazzi contro la logica non ci si può arrendere. Mai. Idem per l’allucinante sentenza sul fotovoltaico. Ma questa, almeno questa, sono convinto che non finirà così altrimenti entro pochissimi anni a pallone, in Italia, giocheranno tre o quattro squadre al massimo. Per ora, quindi, mutismo ma senza rassegnazione. Appunto. E Forza Spal!