UNA NOSTRA LETTERA APERTA ALL’EX CONSIGLIERE DELLA SPAL SERGIO GESSI

Caro Sergio,
Forse non è questo, un articolo o presunto tale intendo, il posto e il modo giusto per scriverti, soprattutto pubblicamente, quello che penso e non soltanto da Direttore Responsabile del sito LoSpallino.com dopo le tue dimissioni E’ vero ma sfrutto biecamente ed esercito con arroganza lo status privilegiato prendendomi lo spazio per una lettera aperta che volevo da tempo scrivere ma che, per forza di cose, sarebbe sembrata ancora più inopportuna e soprattutto dannosa in un momento delicato per la Spal. Una lettera che non ti piacerà per il troppo miele che trasuda (ma non la catalogherei alla voce affettuosità giornalistiche), per gli eccessivi complimenti che contiene, per l’immensa stima che ospita. Pago volentieri questo prezzo scusandomi in anticipo con i lettori ai quali urlo soltanto una cosa: è tutto vero, non ci sono eccessi o “arrotondamenti”.
Prima di tutto grazie. Davvero. In questi mesi, non giorni, complicati, la tua presenza dentro la dirigenza spallina anche se con un ruolo, almeno di facciata, marginale (errore!) ma per fortuna di sostanza importante, ha ancora una volta contribuito a fare l’impossibile per salvarela Spal. Ci sarà chi, succede quasi tutti i giorni anche a me, ti darà comunque la responsabilità di aver spinto, allora, per la soluzione Butelli oggi così impopolare, ma quelli in buona fede, e da ottimista continuo a credere che siano la maggioranza, sanno che fu una “spinta” necessaria e frutto esclusivamente dell’amore per la Spal.  Ma andiamo oltre. La tua uscita di ieri è l’ultimo atto che prova la spallinità di cui sopra. Il resto lo scrivo io che ti conosco come nessun altro e scusami ancora se la tua proverbiale riservatezza la mando ora a cagare con queste mie righe.
Molti tifosi della Spal non sanno, come è giusto che sia, di tutto quello che tu, lo stesso Butelli, Pozzi – e ovviamente i vari dipendenti, giocatori, collaboratori, allenatori, ecc. – avete passato in questi mesi. E non saranno certo questi retroscena, tra virgolette, ad alleviare la delusione di chi aveva riposto in questa società sogni di gloria o, almeno, speranze in una gestione diversa. Io, ma non sono solo, so però che da un anno le tue giornate sono fatte di ventiquattro ore al giorno solo per la Spal, di centinaia di telefonate tanto da maledire la tua batteria del telefonino che si consuma tre volte al dì, di tentativi reali, sinceri e concreti per dare solidità alla tua e nostra Spal.
Ho sperato molto in questi anni, e questo avevo capito da una vecchia intervista al Presidente Butelli, che il tuo ruolo di Consigliere che suonava così ambiguo, diventasse invece un ruolo diverso e più importante. Non tanto, o non solo, per una tua gratificazione personale o per un tuo riconoscimento sacrosanto, quanto, invece, per il bene della Spal. Il tuo recedere da possibili dimissioni già precedentemente pensate soltanto per non abbandonare una barca che rischiava di andare alla deriva è l’ultima, piccola dimostrazione di che cosa animasse il tuo ruolo nell’Ars et Labor.
Mentre si tentava di concretizzare il passaggio di consegne e quindi si lavorava per scongiurare la terribile ipotesi del fallimento che nessuno, come te, ha già vissuto in prima persona, la mente mi ha apparecchiato in testa a scorrere in un lungo flash venticinque anni di amicizia, spesso a distanza, di cose fatte insieme, di un miliardo di telefonate quotidiane che alcun trasferimento in giro per l’Italia per lavoro ha minato o anche soltanto rallentato. Mi è venuto in mente il primo articolo che ho scritto, avrò avuto sedici anni, e il primo Direttore che ho avuto, cioè tu, e ironia della sorte la Testata era proprio “Lo Spallino”. In mezzo, per restare sulle esperienze professionali, il tuo stage al “mio” Paese Sera a Roma, la tua chiamata alla “Cronaca” di Verona fino al “ricongiungimento” di quattro anni fa nel ridare vita proprio a “Lo Spallino”. Tra tante cose, però, il brivido vero è rimasto a quel tuo “miracolo” nell’estate del fallimento spallino. La salvezza con Mandini e quel, sempre tuo, viaggio sofferto pieno di soldi in tasca da Ferrara a Roma, con i minuti contati per portare a compimento il salvataggio dell’Ars et Labor. Ricordo telefonate forse a ogni chilometro, la preoccupazione mista a felicità, la tensione mista a soddisfazione fino alla riuscita dell’Impresa mai troppo pubblicizzata come il tuo lavoro di questi anni perché, si sa, nessuno è profeta in patria e le tante minchiate a proposito della società dei bresciani-lucchesi senza ferraresi hanno brillato per ignoranza e per la tua non sottolineata presenza.
Cose che proprio il tuo carattere ha elegantemente riposto insieme con quella discrezione e quel lavoro oscuro ma fondamentale sempre, non soltanto da te messo in “bisacca” senza sbandierare nulla. Oggi che il secondo salvataggio non è ancora fatto e che le tue dimissioni che so esserti costate tantissimo sono arrivate anche per spingere in questo senso, confesso che mi trovo qui a scrivere senza nemmeno sapere dove andare a parare perché sbalestrato dalla gratitudine di tifoso spallino qualsiasi ma anche dalla preoccupazione gigante che ogni amante dell’Ars et Labor ha e non soltanto in queste ore. Vorrei far sapere a tutti quelli che ci leggono e che non hanno avuto il piacere e la fortuna di conoscere Sergio Gessi chi sia appunto l’ormai ex Consigliere biancazzurro.
Un tifoso vero e assoluto, questo è certo, ma soprattutto un ragazzo intelligente, serio, onesto, pratico e sensibile. Un ferrarese che da sempre ha fatto un po’ più di quello che ha potuto per la sua Spal. Prima contribuendo non poco a salvarla nell’epoca del fallimento, poi attivando, ovviamente non da solo, il progetto fotovoltaico, quindi gestendo l’emergenza ormai famigerata di questi mesi.
Di solito, per un cattivo costume, lettere, aggettivi, complimenti come questi si fanno in giorni meno allegri. Quando i destinatari del tutto non ci sono più. Sergio, invece, (anche se in questo momento con le mani in tasca giustamente aggrappato ai maroni) è vivo e lotterà ancoraa, anche senza ruoli, insieme agli appassionati del bianco e dell’azzurro per un futuro migliore ma da tifoso e magari dopo un meritato riposo.
Ecco quello che ti chiedo pubblicamente. Nonostante le dimissioni e visti i rapporti anche affettuosi con l’attuale dirigenza, anche un sms, persino un consiglio, addirittura una lettera resa pubblica come la tua di ieri possono dare un contributo importante in fatto di spallinità. Da fuori, da casa tua, dal Parco Massari o da dove pare a te sfrutta la tua indiscussa serietà e la tua provata spallinità per aiutare ancora la tua, nostra Spal.

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