SPAL-TRITIUM 2-1 (1-1)
SPAL (4141): Capecchi; Cosner, Beduschi, Zamboni (dal 18′ p.t. Ghiringhelli), G. Rossi; Bedin; Melara (dal 41′ s.t. Canzian), Fortunato, P. Rossi; Laurenti (dal 21′ s.t. Marconi); Arma. A disp.: Costantino, A. Vecchi, Piras, Taraschi.
All.: Brescia (S. Vecchi squalificato).
TRITIUM (442): Pansera; Teso, Suagher, Dionisi, Riva; Casiraghi, Dal Dosso, Di Ceglie E. Bortolotto Casiraghi; Sinato, R. Bortolotto (dal 29′ s.t. Spampatti). A disp.: Nodari, Cremaschi, Fondrini, Corti, Monacizzo, Chimenti.
All.: Boldini.
ARBITRO: D’Angelo di Ascoli Piceno (Assistenti: Bisbano e Pignone).
AMMONITI: Dal Dosso (T), Bedin (S), Melara (S), P. Rossi (S) e Marconi (S).
MARCATORI: 29′ p.t. Casiraghi (T), 40’ p.t. Arma (S); 23’ s.t. Arma (S).
NOTE: giornata nuvolosa, temperatura rigida, terreno allentato. Si è giocato sotto la luce artificiale dei riflettori per tutto il secondo tempo. Spettatori 1.800 circa, (554 paganti, per un incasso di € 2.915,61 e 1.129 abbonati, rateo di € 5.778).
Angoli: 4 a 3 per la Spal. Recupero: pt 1′, st 3’.
Prima dell’incontro è stato osservato un minuto di silenzio per ricordare l’ex Presidente della Repubblica in carica dal 1992 al 1999 Oscar Luigi Scalfaro.
FERRARA – Una Spal tutto cuore, grinta e ardore regola con una prestazione gagliarda e coraggiosa una Tritium in giornata no e incamera tre punti pesantissimi in chiave salvezza al termine di novanta minuti tirati che non hanno visto risparmiarsi i ventidue in campo.
Benché ancora una volta siano soprattutto le vicende societarie a tenere banco, va ancora sottolineata l’esemplare professionalità dei calciatori biancazzurri scesi in campo concentrati e motivati al punto da meritare con pieno titolo questa vittoria. Per la prima volta in stagione la Spal vince in rimonta e lo fa con il solito e indispensabile apporto del suo bomber, quel Rachid Arma che con tredici gol in venti partite (media reti da capogiro se si considerano solo i minuti effettivi) per i noti problemi economici la società di via Copparo potrebbe vedersi scivolare sotto il naso entro le prossime quarantotto ore: sarebbe come firmare una condanna senza appello lasciare partire l’unico vero terminale offensivo di questa squadra, un errore da non commettere, pardon da evitare. Sostenuta e tifata come non mai dai pochi presenti, alle assenze di Pambianchi, Migliorini, Castiglia, Agnelli e Mendy ecco, dopo neanche venti minuti, che a chiedere il cambio è capitan Zamboni, costretto a sventolare bandiera bianca per il riacutizzarsi del problema al polpaccio che già lo aveva tenuto fermo nei giorni scorsi: dalla panchina sale Ghiringhelli (e non Alessandro Vecchi, anche lui non al top) che va subito a sistemarsi sul centrodestra e Beduschi torna sul centrosinistra davanti a Capecchi che da solo ha praticamente l’età dei due giovanissimi calciatori. La Tritium, costretta a rinunciare a Possenti e Malgrati per influenza, ma con le novità rappresentate da Sinato in attacco (in luogo di Spampatti) e Pansera tra i pali (al posto di Nodari) prova a imbastire un abbozzo di gioco, ma con scarsi risultati: Roberto Bortolotto e Casiraghi sono tra i più attivi, così anche come notevole è l’apporto di Dal Dosso in quel lavoro di taglio e cucito a centrocampo fondamentale e dove spesso (troppo spesso) gli abduani con facilità superano la morbida tenaglia composta da Fortunato e Paolo Rossi. Ventiduesimo minuto: tra un coro di scherno a Butelli e un fuorigioco a caso fischiato alla Spal, ecco Suagher trattenere in maniera vistosa Arma per la maglia al centro dell’area. Magari toccasse anche a noi il tiro dalla linea della carità. Niente da fare, passa un minuto, forse meno, Arma ci prova dal limite dell’area di rigore e Teso con una mano di troppo… tesa smorza la conclusione di quello che sarà il man of the match della sfida: il calcio di rigore in questi casi è roba da articolo uno della Costituzione del calcio e per volontà divina un diritto sacrosanto chiederlo e ottenerlo senza troppe moine, macché anche stavolta è meglio giocare. Gli ospiti però non ci stanno, prima della mezzora punizione battuta a sorpresa da Dal Dosso davanti agli spaesati Fortunato e Paolo Rossi, Enrico Bortolotto è una faina e con le unghie strappa la palla prima di tutti ma non fa i conti con Capecchi che lo anticipa nettamente: si butta, però, l’esterno abduano, inspiegabilmente: deve aver pensato per un attimo di trovarsi a una gara di tuffi e non in uno stadio, non c’è altra spiegazione. Un applauso per il coraggio di averci provato, un gran simpaticone, non c’è che dire, tanto da essere apprezzato persino dal direttore di gara che non ritiene opportuno sanzionare l’antisportività dell’uomo oggi in nero con numero color oro. Sull’azione seguente la terna continua a mantenere fede alla direzione fin lì promossa, assolutamente insufficiente e deficitaria: rimessa laterale a favore spallina invertita, Di Ceglie coglie impreparato il binario di destra di casa nostra e palla a Enrico Bortolotto che si invola e mette in mezzo un traversone che attraversa tutta l’area di rigore fino ai piedi di Casiraghi, inspiegabilmente lasciato ai domiciliari da Giovanni Rossi che, con freddezza da campione batte Capecchi: 0 a 1. Come spesso accade, la Spal deve prima soffrire e andare sotto e poi trovare la reazione d’orgoglio: così, senza Zamboni, con un rigore netto a favore non fischiato e sotto di un gol, prima rischia di prendere il secondo dopo un doppio salvataggio di Capecchi su Roberto Bortolotto e su Dal Dosso (un mezzo rigore per intervento scomposto di Beduschi sulla seconda conclusione ci poteva stare) poi, ecco il pari. Cosner e Arma si inventano la copia del terzo gol siglato contro il Pavia, l’esterno biancazzurro sfila tra le maglie di quattro giocatori e scarica all’indietro per l’accorrente marocchino, palla che finisce all’incrocio con Pansera incolpevole. Gioia, gaudio, tripudio, l’urlo del “Mazza” lo potresti sentire a chilometri. La Spal c’è, è viva e forte più che mai, Melara si danna l’anima sul fronte d’attacco dove fa sempre tutto e troppo bene compreso il perdersi negli ultimi e decisivi metri si va al riposo così con Laurenti sorpreso a vagare inconsciamente per il “Mazza” e un centrocampo in balìa degli altri.
La ripresa nasce con il quinto difensore in casa Spal: 541 con Bedin che si mette, per la prima volta in carriera, a far da chioccia in mezzo alla coppia Ghiringhelli-Beduschi. Coraggio, esperienza e marcatura d’altri tempi, con il Don, che sta attraversando un ottimo momento di forma, non si passa. Mentre l’arbitro continua a sbagliare tutto il possibile invertendo falli, posizioni di fuorigioco e calci d’angolo, zitta, zitta, qualche metro la Spal lo guadagna: Melara dalla destra supera Riva agitando le lunghe vele, palla apparentemente troppo alta e troppo veloce per Arma che in corsa sale sul groppone di Teso e schiaccia alle spalle di Pansera per il 2 a 1 che non t’aspetti. Il “Mazza” non si tiene, cinquecento tifosi che fanno per quattro volte tanti, la bolgia animata da un senso di impotenza e frustrazione, in campo come sugli spalti c’è solo una cosa che non si vuol perdere davanti a nulla: la dignità. Trentaduesimo: la Tritium chiede un rigore e darlo un peccato stavolta non sarebbe stato: Di Ceglie si fa piccolo, piccolo e sguscia alla difesa estense, a Beduschi si incolla la mano nel pantaloncino del quattro abduano che resta, molto sportivamente, in piedi, l’arbitro è per la parità e anche stavolta finge che non sia successo nulla. Spal con due attributi così, Tritium intimidita e spuntata, neanche Spampatti la ridesta, anzi. C’è il tempo di vedere Paolo Rossi di tibia mettere fuori giri Sinato da posizione pericolosissima e quello di veder ricambiato dalla “Ovest” con affetto il saluto di Fabrizio Melara che, a quattro minuti dalla fine, nell’uscire dal campo esausto, ha alzato le braccia al cielo per salutare tutto lo stadio, visto che pare imminente il suo trasferimento probabilmente in cadetteria.
Vince 2 a 1 la Spal sul campo, anche se adesso c’è da ottenere la vittoria più importante in una partita che la società si giocherà tra le scrivanie del centro di via Copparo nelle prossime ore. Resta il coro della “Campione” che riassume lo stato d’animo di tutti i ferraresi: “Fino alla fine, forza Ferrara”.