IL GIORNO DOPO L’OTTIMISMO DI BUTELLI SULLA CARTOLARIZZAZIONE DEL FOTOVOLTAICO, ANCHE PELLICCIONI E I SUOI MINACCIANO L’ADDIO: NON CI FANNO VEDERE I CONTI”. CRONACA DELL’ENNESIMA TRATTATIVA FATTA DI CHIACCHIERE

Avanti un altro. Su “Il Resto del Carlino” di oggi, attraverso un comunicato stampa, uno degli imprenditori ultimamente più frequentemente accostati alla Spal ha scritto che si ritira se entro ventiquattro ore perché non gli verranno fatte vedere le carte. Oreste Pelliccioni, quindi, saluta e se ne va perché a naso, e spiegheremo dopo perché, le carte che sarebbero poi i libri contabili della società non le vedrà nemmeno nelle prossime ore. Soprattutto se non telefonerà, cosa che finora non ha mai fatto, allo stesso Butelli in persona. E allora, arrivederci e grazie anche al signor Oreste che in pratica si chiama fuori il giorno dopo aver accolto con soddisfazione, dichiarata pubblicamente ai giornalisti in occasione di Spal-Como, l’affetto dei tifosi della Spal. Parole sue: “All’intervallo un gruppo di tifosi è venuto a darci il benvenuto. E’ un bel segnale”. Erano quattro i tifosi in questione ma pazienza, l’affetto è affetto. Quel che conta è che un’altra delle cordate che in questi giorni si sono tanto esposte facendo proclami e ipotizzando addirittura organigrammi societari se ne va. Colpa di Butelli che non fa vedere i bilanci, si dice e si scrive, dimenticando soltanto che pochi giorni fa un giudice, non un gelataio, ha considerato e quindi ufficializzato una sola alternativa all’attuale proprietà spallina. Quella portata avanti dai ferraresi Mazzoni e Moretti poi diventata ArsLab. I bilanci, quindi, Pelliccioni e i professionisti che con lui volevano (almeno a parole) rilevare il club avrebbe dovuto farseli raccontare dall’ArsLab, che li ha visti e ha avuti e li conosce a memoria, con la quale era in contatto e con la quale avrebbe dovuto entrare in società per poi, appunto, acquisire la Spal da Butelli. Invece niente. Oreste Pelliccioni saluta e se ne va dopo, ma sarà senz’altro una coincidenza, aver appreso che l’attuale dirigenza biancazzurra avrebbe quasi ultimato la cartolarizzazione del fotovoltaico. Non è che serve un malizioso all’ennesima potenza ma basta un tifoso spallino qualsiasi, ovviamente in buona fede, a farsi venire il sacrosanto dubbio che… vuoi vedere che anche qui l’interesse era soltanto sul progetto fotovoltaico e non sulla “nostra” Spal? Dubbio legittimo già il giorno dell’uscita allo scoperto del medesimo gruppo: appena ventiquattro ore prima dell’udienza sul fallimento.
Ma andiamo avanti. Lo stato dell’arte, dal punto di vista dei soggetti interessati alla Spal, è riassumibile in tre righe. Esiste una società nata ad hoc e considerata attendibile dal giudice di cui sopra, mica un fattorino, per rilevare il club, la ArLab, la proprietà attuale che vuole vendere ma intanto lavora per riparare ai debiti fatti e il classico terzo incomodo che si chiama Santarelli e che nessuno vuole, lo si è letto nemmeno troppo tra le righe in varie dichiarazioni, anche se lui continua a dirsi disponibile e anche se in silenzio continua a muoversi per acquisire il club. Punto. Nessun altro, nemmeno a parole, vuole la Spal.
In questi lunghi, faticosi, complicati giorni la redazione de LoSpallino.com ha parlato pochissimo di Pelliccioni e del suo gruppo. Il minimo sindacale per documentare – è ancora tutto visibile online – le varie trattative con la Spal a un passo dal fallimento e quindi le possibili soluzioni. Non abbiamo dato grande credito, insomma, e potevamo ovviamente sbagliare, a questa possibilità perché ci sembrava che le dichiarazioni, la visibilità e le parole di fronte ai contatti diretti (zero!) con l’attuale proprietà non seguissero un filo logico. Di solito, ma non siamo molto esperti in materia, chi vuole comprare contatta chi vuole vendere e si parla, si tratta e via di questo passo. Quello che è successo con il gruppo romano guidato da Santarelli, per fare un esempio, che con Butelli ha parlato e trattato tanto da avere di fatto gestito la Spal per una settimana o quasi. Quello che hanno fatto anche Mazzoni e Moretti che, infatti, hanno raggiunto un accordo presentato a un giudice, mica a un restauratore.
C’eravamo documentati, ovviamente, su Pelliccioni ma dopo una lunga e faticosa ricerca su internet avevamo trovato notizie poche notizie che riguardavano le sue precedenti esperienze nelle serie minori, le sue avventure nella politica locale, e i suoi tentativi di acquisire altri club com’era successo anche a Santarelli. Poi, visto l’accordo fatto tra Mazzoni e Moretti con Butelli, ci sembrava, quella di Pelliccioni, una strada complicata perché – come avevamo scritto – troppi galli in un pollaio rischiano di creare confusione. Tanto da tifare apertamente – come è caratteristica di chi scrive e come sempre dichiarato nei confronti della gestione Butelli – per il miracolo ferrarese portato avanti da ArsLab con gli imprenditori locali che vogliono starci e quindi vogliono davvero salvare la Spal.
Però, è giusto scriverlo, abbiamo, anzi ho, sbagliato. Avremmo dovuto cercare Oreste Pelliccioni per conoscere i suoi programmi, le sue speranze, la sua forza economica. E di questo errore chiedo scusa ai lettori, in primis, ma anche all’imprenditore romagnolo. Che deve essersi offeso tanto da decidere, come è suo sacrosanto diritto, sia ben chiaro, di diramare un comunicato stampa ristretto per spiegare i motivi della rinuncia sua e dei professionisti e imprenditori che, insieme con lui, coronavano il sogno spallino. Peccato perché di questi tempi, e con queste evidenti difficoltà economiche della Spal, c’è poco da storcere il naso e dire di no a questo o a quello. Pelliccioni compreso. Cerchiamo di farci perdonare questo errore riassumendo ed estrapolando alcuni stralci significativi dalle varie (mica poche) interviste rilasciate, in questi giorni e non solo, a giornali e siti internet dall’ex dirigente di Cattolica, San Marino e Ravenna e altre società quelle che erano le sue intenzioni oggi improvvisamente decadute. Eccoli.

“Sono sammarinese, ho sessantadue anni. Ho fatto il portiere, l’allenatore, il direttore e sono anche un imprenditore. Da portiere ho giocato fino a ventiquattro anni in Quarta Serie nel San Marino. Da tecnico ho allenato in Romagna fino all’Eccellenza. Poi sono andato a fare il… portaborse di Fabrizio Lucchesi, due anni alla Roma e due alla Fiorentina. Ho fatto due corsi e cinque Master a Coverciano. E mi sono messo in proprio in realtà tutte di C2 o serie D: Cattolica due volte, San Marino, Ravenna con due promozioni dall’Eccellenza alla C2 prima di cedere a Corrado Ferlaino, Vis Pesaro e Real Rimini. Dopo tutta sta gavetta, sento che è il momento del salto di qualità. Per me la Spal lo sarebbe, e sarebbe anche il coronamento di un sogno».

“Voglio comprare la Spal! Mi ha chiamato il mio amico Roberto Ranzani, che è ferrarese, e che mi ha detto di voler provare la stessa avventura a Ferrara Così tre settimane fa ho deciso di recarmi di persona a Ferrara: sono stato due giorni in città, per provare a misurare il polso alla piazza, ma ho trovato scoramento e rassegnazione da parte dell’ambiente. In più mi è parso evidente che il tessuto imprenditoriale della città estense non abbia una buona considerazione del calcio. Ho costruito un business plan, ovvero un progetto, che è piaciuto molto a sei imprenditori non ferraresi e così abbiamo formato insieme una cordata per provare a rilevare il club. Mi hanno appoggiato e il sindaco mi ha detto che tra le varie cordate che si sono proposte, la mia era l’unica con la quale era possibile parlare di calcio. Di sicuro noi vogliamo andare fino in fondo”
“Devo premettere che sono un imprenditore: ho un’azienda di intermediazione commerciale che si chiama Eagle World Service, ho il più grande Macron Store d’Europa a Rimini, e ho un altro negozio di articoli sportivi a San Marino che si chiama Ori Sport. Raccolgo le disponibilità di amici imprenditori anche più forti di me, e che di me si fidano per un investimento nel mondo del calcio. Io stesso prenderò una quota, non sarò un dipendente. Voglio essere parte del gioco. L’ho fatto già a Ravenna, presi il 17”
“Perché mi interessa la Spal? Sono sincero. Tenevo d’occhio da tempo altre situazioni: Spal, Piacenza e Sambenedettese. A Ferrara c’è Roberto Ranzani, un carissimo amico di cui mi fido molto. E poi, senza voler millantare di essere mai stato un vero tifoso della Spal, le (?) ho guardato sempre con simpatia. Un po’ per il grande calcio che ha vissuto, con Dell’Omodarme, Capello, Del Neri e Pasetti, un po’ per i colori, biancazzurri come quelli del San Marino. Giuro sui miei nipoti di averla sempre vista con occhi particolari, e riportarla dove merita per me sarebbe… un orgasmo”.

“Ferrara ha vissuto anni di saccheggio, calcisticamente parlando. Adesso quel che serve alla Spal è una gestione da impresa, un progetto professionale capace di riconquistare la fiducia della gente. I tifosi ci sono, ma sono scottati e diffidenti, forse stanchi di pasticci. Bisogna ridar loro voglia di venire allo stadio”.

“Lo scopo è di creare una società fortissima e di attrarre intorno alla Spal quei diecimila tifosi che, conoscendo la piazza, potrebbero essere il bacino d’utenza di una squadra che fa bene. Sono stato etichettato come uomo da situazioni disperate e ho avuto le mie soddisfazioni. Nella vita ho conquistato tutto con le unghie e non ho nessuno da ringraziare. Sono un caparbio. E odio millantatori e avvoltoi. Può bastare?»

Sì, può bastare.

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