L’annuncio è di poco fa. Praticamente in diretta nel corso del programma “Lunedì Sport” su Telestense. Il sito internet della stessa emittente, poi, chiarisce tutto e riporta così: “Oreste Pelliccioni e Roberto Benasciutti hanno raggiunto un accordo per la cessione del marchio della Spal s.p.a., al gruppo che fa capo all’ex ds del Ravenna. Il tutto condizionato all’acquisto della società attualmente di Cesare Butelli da parte degli imprenditori rappresentati dal dirigente romagnolo, che dovrebbe veder coinvolta nell’operazione anche l’Arslab di Mazzoni e Moretti”.
In attesa di capirne di più c’è qualcosa che non quadra se fosse come riportato qui sopra. E per diversi motivi. Il primo: si scrive che tutto è condizionato all’acquisto della società da parte degli imprenditori rappresentati da Pelliccioni. Ma così non può essere perché, come è noto, l’unica alternativa, almeno oggi, a Butelli è rappresentata dall’ArsLab di Mazzoni e Moretti. Il secondo: non ci risulta, ma ovviamente possiamo sbagliare, che ci sia una trattativa avanzata ed esclusiva tra la stessa ArsLab e il gruppo di Pelliccioni.
Piuttosto è decisamente singolare questo accordo tra Benasciutti che per anni, dopo averlo portato via, si è tenuto in tasca il “nostro” ovetto e ora lo vende (o lo regala in cambio di un qualche ruolo in società?) a un gruppo che non dovrebbe conoscere se non da poche settimane. Non ci vuole uno scienziato per collegare le parti in causa e questi giorni di cordate più o meno misteriose per fare due più due. Ranzani che ricompare, Benasciutti che ritorna, Pelliccioni che comprensibilmente fa i suoi interessi e cerca alleanze ferraresi e mosse ad effetto com’è questa, legittima sia ben chiaro, del marchio. Staremo a vedere che cosa succederà. Si dice che a pensar male si fa peccato ma a volte ci si prende. E allora scrivo ancora una volta che resto convinto che ci sia, non da adesso, chi per interessi personali – anch’essi legittimi dal punto di vista legale – stia tifando da parecchio per veder fallire la Spal. Siccome si cambia tutto, anche le idee, ma non è questo il caso, almeno per chi scrive, ribadisco quanto da tempo sostenuto. il giorno che Butelli venderà la società, da lui ripianata con la cartolarizzazione del fotovoltaico o da lui regalata senza sistemare i debiti, che si possa anche solamente pensare, se non addirittura tifare, che la Società Polisportiva Ars et Labor abbia tra i propri quadri dirigenti che già in passato sono stati protagonisti, anche se loro malgrado, di una china che ha portato al fallimento o, addirittura, abbiano portato fuori dal club di via Copparo un marchio che significa molto di più di uno stemma colorato, deve essere fantascienza ma per tutti. Per tutti quelli, almeno, che a prescindere dai personaggi, dalle idee, dalle antipatie, tifano esclusivamente per la Spal ma non hanno la memoria corta. Ripeto: si capirà di più nelle prossime ore e nei prossimi giorni ma così, a prima vista, e si fa per dire, questo ennesimo colpo di scena ha un titolo facile. Questo: prove tecniche di fallimento.
Aggiornamento. Abbiamo contattato Matteo Mazzoni che con l’altro ferrarese, Luigi Moretti, è a capo di ArsLab per chiedere chiarimenti circa il loro coinvolgimento su quanto abbiamo scritto. Lapidario il commento dell’imprenditore: “Noi non c’entriamo assolutamente niente, sia ben chiaro”.