Meno due più meno due più meno quattro. Uguale meno otto. Una mannaia. L’ultima mazzata sulla Spal ha appunto il sapore di una condanna. Una condanna a disputare i playout. Sia ben chiaro, questa serie di penalizzazioni è responsabilità della società. Che doveva pagare e non lo ha fatto anche se i motivi li conoscono tutti ed è inutile tornarci sopra. Quelle che restano, però, sono considerazioni sacrosante e indiscutibili. Che oggi massacrano la Spal, ma anche il Taranto, e domani toccheranno a chissà chi. La sentenza odiernai è l’ennesimo capitolo di una situazione non più sostenibile. Che riguarda la crisi economica – discorso lungo – ma riguarda soprattutto regole evidentemente non chiare e comunque assurde.
Esempi a caso. Infiniti. Uno: non esiste che un club considerato responsabile diretto di illeciti sportivi subisca pene assimilabili a chi è in ritardo nei pagamenti. Due: non è possibile che club che falliscono durante il campionato non subiscano penalizzazioni mentre chi è in regola, o comunque ha una società… “esistente” riceva punti di penalizzazione a ogni sentenza. Tre: non è normale che queste sanzioni arrivino a casaccio e a poche giornate dalla fine dei campionati. Quattro: è scandaloso che per le stesse irregolarità ci siano pene diverse (vedi Salernitana un anno fa). Cinque: è singolare che la pena sia superiore alla richiesta. Succede, ma raramente, in casi che col pallone c’entrano zero vedi omicidi efferati come Cogne, la strage di Erba, il delitto di Garlasco per citare i più recenti casi. Sei: se una società ha problemi nei pagamenti, e quindi va giustamente punita, se garantisce che può saldare questi pagamenti dovrebbe essere al massimo penalizzata ulteriormente, dopo la prima sentenza, soltanto a garanzia elusa, quindi l’anno seguente. Sette: fa sorridere che ci siano club che non pagano regolarmente gli stipendi ma vantano crediti verso la Lega.
Potremmo continuare a lungo con questa situazione che sgonfia un po’ di più il già bucato pallone italiano ma i fatti sono sotto gli occhi di tutti e la stampa e i tifosi possono nulla di fronte a chi ha tutti i mezzi per cambiare un andazzo inverecondo. Che, per l’ennesima stagione, azzera ogni barlume di credibilità rimasta e, per guardare in altre categorie, nei prossimi giorni o settimane verrà azzerato un altro po’ dalle sentenze sul calcioscommesse. Ma anche qui, vedrete, aldilà del fatto che questa volta sono previste penalizzazioni esemplari ci saranno disparità evidenti e pene in certi casi addirittura inferiori a quelle comminate oggi senza che il tema sia l’illecito sportivo.
Per restare in casa nostra, quindi alla Spal, la mazzata di oggi vanifica la rincorsa fatta dai ragazzi di Vecchi. Che senza penalizzazioni sarebbero salvi e da un bel po’. Ora la società farà ovviamente ricorso e, anzi, lo ha già annunciato e probabilmente si aggiusterà la clamorosa disparità messa nero su bianco nella tarda mattinata di oggi scontando un punto. Non è detto, ovvio, ma è possibile se non probabile. Ma quando? E qui ricominciamo con i discorsi triti e ritriti riguardo alla tempistica discutibile quanto le sentenze. Chi scrive, il giorno dopo l’annunciato “sforo” dell’ultima data non rispettata dal club biancazzurro per il pagamento degli stipendi scrisse che il rischio serio portava a quattro punti di penalizzazione. Perché queste sono le regole in tema di recidività. Salvo poi scoprire che i precedenti non erano chiari e, soprattutto, non esistevano certezze in materia. Ecco perché tutta la stampa era sicura che i punti da togliere ai biancazzurri sarebbero stati due o al massimo tre come richiesto in prima istanza in attesa della sentenza. Tre o quattro, magari, cambia poco ma non è detto. Quello che va cambiato, aldilà del nostro tifo spallino, è questa giungla melmosa dalla quale non si sa come uscirne e attraverso quali mezzi perché ogni volta la via d’uscita si allontana come l’orizzonte senza che ci siano percorsi certi. Credo fortemente che un punto verrà presto scontato alla Spal ma non è questo il problema.
Il problema è che, dal punto di vista sportivo, il morale è decisamente basso. Adesso, e non è la prima volta, Zamboni e compagni dovranno trovare quella forza tolta ogni volta dai mancanti pagamenti prima e dalle penalizzazioni poi. E’ un compito difficile, tosto, complicato ma non impossibile. Da oggi si gioca quasi esclusivamente per conquistare un posto al sole nei playout perché soltanto un filotto di quattro vittorie consecutive – impensabile a prescindere dal contraccolpo psicologico – potrebbe costruire un miracolo salvezza senza precedenti. L’affetto del popolo spallino per questa Spal, però, nasce proprio da qui. Dalla serietà, dalla voglia di non mollare mai, dal rispetto per la maglia che ogni giocatore e ogni componente dello staff in bianco e azzurro ha dimostrato in questa complicatissima stagione. Anche la società che ha, lo ribadisco a scanso di equivoci, le sue ovvie responsabilità è molto vicina ai propri ragazzi e decisamente attiva nel sistemare le varie pendenze come dimostrano i fatti delle ultime settimane. Ecco perché i quattro punti piovuti come una mannaia sul collo di tutti quelli che amano la Spal sono sì determinanti ma non devono essere sufficienti a rendere vana una stagione giocata con il cuore e non solo. Bisognerà passare per i playout? Pazienza. La rabbia accumulata da quest’ultima pena, che stavolta si può definire ingiustizia, dev’essere convogliata sul campo per portare in salvo la Spal e per far entrare tutti questi ragazzi e chi li allena nella storia della Spal. C’è bisogno di tutti. Tifosi, giornalisti, ambiente e ovviamente società e squadra. Con pochissima finezza da tempo ribadisco un concetto che oggi ripeto con più voglia e cattiveria. Ci vuole altro per ammazzare il popolo spallino. Aspettando che venga restituito almeno un punto, e sarebbe il minimo, come prima e molto più di prima… si continua a non mollare un cazzo. Forza ragazzi e forza Spal.