L’inconfondibile erre moscia permette d’individuare immediatamente la provenienza di Claudio Chiesa, massimo dirigente del Fidenza Calcio. Quarantasette anni, sposato, due figli di ventidue e tredici anni, il presidente dei bianconeri è titolare della Chiesa F.lli, impresa di costruzioni edili, civili e industriali.
Dunque è lei, quindi, che “caccia la grana”?
“In parte sì! (ride). Siamo in quattro soci con un peso maggiore degli altri, io detengo il sessanta per cento delle quote, e un’altra decina di piccoli soci storici ha quote minori. Poi ci sono gli sponsors locali”.
Qual è in percentuale l’apporto dei soci e quello degli sponsors sul budget complessivo?
“L’ottanta per cento viene dagli sponsors, e l’altro venti per cento dai soci. Ogni anno si vede qual è il budget di raccolta e si ridimensiona qualcosa, visto il periodo difficile. La maggior parte del budget va a coprire i costi del nostro settore giovanile, che conta quattrocento atleti e ventuno squadre”.
Quando e come è diventato presidente della società?
“Tre anni fa e mi chiedo anch’io chi me l’ha fatto fare. Sono sempre stato un grande appassionato di calcio e sono dentro questa società da dieci anni come sponsor e dirigente, ma non avrei mai immaginato di farmi coinvolgere fino a questo punto. E’ successo che mi hanno spinto un po’ alla volta verso l’alto”.
Quanto tempo le porta via quest’impegno?
“Tre, quattro ore al giorno in media, più le domeniche quando si gioca”.
Ci può tracciare per sommi capi un quadro della vostra organizzazione?
“La nostra è una realtà solida, ma ampia, che vive su progetti. Vi sono coinvolte circa settanta, ottanta persone, alcune delle quali a fine anno ricevono delle piccole gratificazioni economiche, mentre altre prestano la loro opera su basi di puro volontariato”.
Gli ingaggi dei vostri giocatori sono nella media della categoria?
“Credo siano più bassi, anche se non vado a fare i conti in tasca alle altre squadre. Abbiamo un paio di atleti che sono ex di serie A, e questi incidono un po’ più degli altri. Uno è Savi, cresciuto nel Parma, e l’altro è Iadaresta, una punta di ventisei anni proveniente dal Siena”.
Com’è arrivato da voi Iadaresta?
“Veniva da un infortunio e aveva cominciato ad allenarsi qui perché ha uno zio a Parma. Si è trovato talmente bene che ha deciso di rimanere con noi, anche se il suo obiettivo è tornare tra i professionisti”.
E Savi, che tra l’altro ha giocato anche nella Spal?
“Savi non ha niente a che fare con questa categoria. Anche lui ha cominciato ad allenarsi con noi dopo essere rientrato dal Belgio, dove ha giocato la stagione scorsa, e poi è rimasto. Strano ma vero. Qui i giocatori sono messi nelle condizioni di esprimersi al meglio e dare qualcosa di più che altrove”.
Perché, secondo lei?
“Trovano la loro dimensione perché l’ambiente è molto sereno, il gruppo ha un affiatamento eccezionale, anche se è molto rinnovato dall’anno scorso, non ci sono pressioni né cattiveria”.
Com’è il campionato di serie D, secondo lei?
“Bello ed equilibrato, soprattutto con tanti giovani veramente molto bravi”.
Voi siete reduci da una stagione nel girone lombardo, chiusa all’undicesimo posto. Come vede il girone di quest’anno?
“L’anno scorso abbiamo fatto ben cinquanta punti, ma ci siamo salvati solo all’ultima giornata, vincendo ed evitando i play out. E’ stato il girone più equilibrato di tutta la categoria, dove potevi vincere o perdere con tutte, dalla prima all’ultima in classifica. Quest’anno credo che il girone sia meno equilibrato, con due o tre formazioni che sulla carta staccano verso il basso. Quando abbiamo visto il girone di quest’anno, siamo stati stracontenti, perché a giocare con squadre così blasonate c’è da divertirsi”.
Quali sono le sue favorite per la promozione?
“Pistoiese e Lucchese senz’altro, e poi ci sono squadre come Tuttocuoio e Mezzolara, che tutti gli anni disputano ottimi campionati”.
E la Spal, che ruolo potrà recitare?
“La Spal è un’incognita. E’ partita in ritardo per le vicende che tutti sappiamo, ma è una di quelle squadre che vorresti sempre vedere più in alto”.
Le partite contro squadre come la Spal sono come tutte le altre, o hanno qualcosa di diverso?
“Non sono giornate come le altre, perché giocare contro queste squadre dà stimoli particolari, anche alla tifoseria, e vanno affrontate con molta concentrazione. Noi, comunque, abbiamo sempre grande rispetto per gli avversari”.
Aldilà dell’intervento di sponsors e soci, come ci si mantiene economicamente in questa categoria?
“Bisogna tenere d’occhio tutte le spese, ma il calcio del futuro non sarà solo fatto di soldi. Il settore giovanile è fondamentale. Tutti gli anni cerchiamo di far venir fuori tre o quattro giocatori dal nostro vivaio per la prima squadra, e altri quattro o cinque più giovani li mandiamo per un anno nelle serie minori per farli maturare. Quest’anno abbiamo diversi ’95 in Eccellenza, ma della stessa classe abbiamo da due anni un portiere in prima squadra. Si chiama Medioli ed è bravissimo. L’anno scorso abbiamo dovuto aspettare che compisse sedici anni per farlo debuttare, poi ha giocato dodici partite subendo solo quattro gol, dandoci una grossa mano. E’ stato lasciato libero dalle giovanili del Parma per via della statura (centosettantasette centimetri), ma è stato uno sbaglio”.
Avete un rapporto preferenziale col Parma?
“Siamo rimasti l’unica realtà della provincia fino alla serie D, così si appoggiano a noi, mandandoci in prestito i ragazzi ai quali devono fare il precontratto, quando compiono diciotto anni ed escono dalla Primavera senza andare in prima squadra”.
Che ambizioni avete quest’anno?
“Abbiamo fatto la squadra per una salvezza tranquilla, ma ci stiamo accorgendo che vale qualcosa di più, diciamo un centroclassifica”.
Cosa vi manca per ambire a vincerlo?
“Un paio di giocatori là davanti. Abbiamo Iadaresta e Bovi, un ’89 che viene dal settore giovanile del Parma e l’anno scorso è retrocesso col Fiorenzuola. E’ molto bravo e ha già segnato quest’anno, ma abbiamo solo loro due, perché gli attaccanti costano parecchio. A centrocampo e in difesa, invece, siamo completi e fortissimi”.
Quanto guadagna una punta di livello medio/alto in serie D?
“Trenta, quarantamila euro netti, e noi non ce li possiamo permettere”.
Cosa si aspetta dall’incontro con la Spal?
“Mi auguro che sia una bella partita. Noi abbiamo un grande rispetto per la Spal, soprattutto per il suo grande blasone”.