Poco più di un’ora di A, in due presenze, per il lungo attaccante (192cm), all’epoca ventenne, di San Felice a Cancello nel casertano, Pasquale Iadaresta, oggi centroboa del Fidenza, con la maglia del Siena targata 2005-06 in grado di salvarsi con due giornate d’anticipo grazie alle reti del tandem Chiesa-Bogdani. Dopo un lungo girovagare tra Prima (al Foligno) e Seconda Divisione (Poggibonsi, Atessa Val di Sangro, Torres, Vibonese, Pro Sesto, Fano, L’Aquila) il centravanti casertano ci presenta i “suoi” borghigiani.
Omonimi (Pasquale, ndr) e stessa origine (casertana, ndr). Come sei finito a Fidenza?
“Nonostante il girovagare dovuta alla mia professione, mi trovo in Emilia per motivi extracalcistici. E’ una scelta di vita”.
Dopo l’esordio in A e tanta serie C, l’anno scorso eri in Eccellenza al Crociati Noceto…
“Terminata l’ultima stagione in Seconda Divisione con L’Aquila, ho partecipato alle Universiadi in Cina, dove mi sono infortunato. Senza contratto sono rimasto fuori fino a novembre, poi ho incominciato ad allenarmi con il Crociati Noceto. Ho fatto bene nelle prime partite, ricevendo anche qualche offerte da categorie superiori, ma un po’ perché la società non mi ha lasciato andare, un po’ perché volevo recuperare pienamente dall’infortunio sono rimasto lì, poi ho avuto quest’opportunità a Fidenza che può rilanciarmi nel calcio professionistico”.
Parliamo del Fidenza. Buon esordio casalingo con il Forcoli, poi sconfitta a Rosignano…
“Di positivo c’è il gioco espresso. Sia con il Forcoli che con il Rosignano è stata in campo una squadra con un’identità ben definita, dovuta alla costruzione pezzo dopo pezzo del gruppo. La sconfitta con il Rosignano è una battuta d’arresto, ma è stata decisa da due episodi. Non ci demoralizza, ma può esserci utile per evitare in futuro gli stessi errori”.
Presentaci squadra e società…
“Squadra e società sono giovani. La società affronta i problemi economici che ruotano attualmente attorno al calcio mettendo a disposizione dei giocatori strutture e mezzi per migliorarsi. L’obiettivo è quello di seminare per raccogliere in futuro delle soddisfazioni. Lo definirei un piccolo laboratorio dove i giovani possono esplodere e quelli meno giovani possono affermarsi e ritrovarsi”.
Quali sono gli obiettivi stagionali per il Fidenza e Iadaresta?
“Vedremo strada facendo. Il primo da raggiungere è sicuramente la salvezza. Poi chissà. C’è sempre qualche sorpresa in un campionato. Per quel che mi riguarda vorrei far bene e magari può essere la stagione che può riportarmi tra i professionisti o comunque a lottare per traguardi di rilievo”.
Savi e Iadaresta sono nomi da “prof”, altri elementi di spicco tra i borghigiani?
“Oltre a me e Filippo ci sono altri tre giocatori che escludendo l’attuale stagione hanno sempre militato tra i professionisti. Ci sono dei giovani che lavorando seriamente possono aspirare a passare nel mondo dei prof. Ma non faccio i nomi. Filippo Savi, che a Ferrara conoscono bene, è per noi un giocatore importante sia per qualità che per carisma. Ha saltato le prime due gare per un problema legato al trasferimento dal Belgio. Speriamo possa essere della gara domenica. Per i nostri giovani il fatto di dover affrontare squadre blasonate come Spal, Lucchese e Pistoiese può essere una motivazione in più per far bene e mettersi in mostra”.
La Spal viene da due pareggi. Che sfida t’aspetti a Fidenza?
“E’ certamente una squadra di blasone e dunque ci attende un impegno stimolante. Ma resta una partita di calcio, questa è la filosofia tra i dilettanti”.
Ti incrocerai con Calistri e Nodari, sarà un duello ad alta quota?
“Per caratteristiche fisiche riesco ad essere pericoloso sulle palle alte, ma con gli anni ho imparato che non basta solo il fisico. Occorrono testa e gambe per completarsi”.
E’ presto per dare dei giudizi, siamo alla seconda giornata, ma quello del girone D è un campionato equilibrato?
“Credo sia abbastanza equilibrato. Vedremo nelle prossime giornate. Ma parlando con colleghi sia tra i dilettanti che nei prof si ha la sensazione che i valori tra le squadre non abbiano grosse differenze eccezion fatta per pochissime squadre. La situazione economica non permette più follie si cerca il giusto equilibrio tra obiettivi da raggiungere e squadre da assemblare. E’ comunque un campionato divertente”.
Tu che sei stato tra i “prof” e ora ti ritrovi tra i dilettanti, spiegaci quali sono i pregi e difetti della serie D…
“C’è sicuramente un atteggiamento più realistico. E’ un calcio senza le illusioni del mondo dei professionisti e questo può essere un pregio. Tra i difetti c’è l’idea diffusa, soprattutto di chi guarda da fuori, che il calcio in questa categoria sia un hobby, perché non si pensa al calcio come lavoro dal lunedì alla domenica come si fa dalla A alla Seconda Divisione. Dunque quella di coniugare lavoro e calcio, relegando il secondo ad hobby, a questi livelli non è né una questione tecnica né sociale o culturale. E’ solo una facciata, tutti vogliono vincere e far bene la domenica”.