Esterno alto, centrocampista centrale, oltre sedici anni di carriera tra C1 e C2 e molti campionati vinti: ci racconti il tuo percorso calcistico?
“Volentieri. Ho iniziato giocando nel Pontedera in C2 per sei anni, poi sono andato in prestito all’Atletico Catania e all’Alessandria in C1. Sono tornato ancora un anno a Pontedera e poi sono stato ceduto al Catania per due anni. Infine sono stato cinque stagioni a Castelnuovo Garfagnana C2 e due nella Massese. in tutto ho giocato cinquecento partite tra i professionisti”
Un caso che altri giocatori, come te, di quel Pontedera, siano diventati allenatori?
“Non direi. Quando ti trovi a vincere dei campionati, non è solo per meriti tecnici o tattici ma anche perché la maggior parte dei giocatori che la compongono hanno una maturità, una personalità e una grande dedizione verso il gruppo e insieme si cerca di ottenere il risultato migliore per la squadra”.
Il tuo nome fa subito pensare all’amichevole del 1994 nella quale il Pontedera ha battuto l’Italia di Sacchi in procinto di partire per i mondiali negli Usa”.
“Ricordo benissimo quel momento! Andare a fare un’amichevole a Coverciano contro la Nazionale, vincere 2 a 1 e segnare il primo goal e l’assist per il secondo ti fa vivere un’emozione indescrivibile!”.
Appese le scarpine al chiodo, ora sei l’allenatore del Forcoli. E’ vero che sei stato fortemente voluto alla guida della squadra?
“Dici? Posso solo dirti che quando mi hanno contattato, dopo quattro giorni avevamo già chiuso il contratto”.
Nell’ambiente dicono che ti sei giocato il posto di allenatore con Eddy Baggio, il fratello del mitico Roberto. Hai calato qualche asso nella manica?
“No, nessuno. Mi sono liberato dalla mia ex squadra a fine giugno e quando il direttore Banti mi ha chiamato sapevo solo che avevano altri contatti. Ci siamo parlati un paio di volte e ho dato la mia disponibilità”.
Che tipo di squadra è il Forcoli e quali sono le vostre ambizioni?
“E’ una squadra completamente nuova, sono rimasti solo cinque giocatori del vecchio gruppo. Le nostre ambizioni? Ovviamente la salvezza!”.
Hai detto che questo nuovo campionato rappresenta per te “l’anno zero”: perché?
“Si è vero, ho detto proprio così, ma non solo per me. E’ una grande opportunità, un campionato importante, anche per la società che dopo i problemi dell’anno precedente è ripartita daccapo con un budget ridotto e non potendo giocare sul proprio campo”.
C’è qualche mister a cui ti ispiri nel fare il tuo lavoro?
“No, a nessuno in particolare. Valuto i giocatori che ho a disposizione e metto a loro servizio tutta l’esperienza che ho acquisito tra tutti gli allenatori che ho avuto”.
Parliamo della Real Spal, la vostra prossima avversaria. Cosa sai dirmi della squadra ferrarese?
“La conosco bene come blasone, ho visto la partita contro la Lucchese e mi ha dato l’impressione di una squadra particolarmente fisica, con individualità e personalità importanti per la categoria”.
La piazza ferrarese è bella tosta, lo sai vero? In più, in questo momento, è anche molto arrabbiata, viste le due sconfitte consecutive.
“So tutto. Sono stato a Ferrara da avversario quando giocavo con Alessandria e so che c’è sempre grande pressione intorno alla squadra. Per il passato, il blasone, la storia, è inevitabile sia così”.
Mai avuto contatti per giocare nella Spal?
“Nessuno”.
Spal reduce da due sconfitte, Forcoli, invece, da tre risultati utili consecutivi, di cui due vittorie nelle ultime due settimane contro Massese e Bagnolese. Che tipo di partita ti aspetti domenica?
“Penso che la Spal farà la partita perché ha una qualità decisamente superiore alla nostra. Noi dovremo difenderci bene e cercare di ripartire, servirà il miglior Forcoli per uscire imbattuti dal “Mazza”, ma siamo pronti, sarà una vetrina importante per i ragazzi e ci tengono a fare bene”.
Un sogno nel cassetto come allenatore?
“Diventare allenatore professionista per tornare a fare il calcio che ho giocato per tanti anni in carriera”.