Nonostante manchi dalla formazione titolare esattamente da un mese (11 novembre, Spal-Pavullese, con tanto di gol decisivo) Davide Marchini non sembra risentire particolarmente della sua condizione di riserva di lusso. Gli acciacchi fisici e la striscia vincente dell’undici recente di Sassarini hanno imposto al centrocampista di Ostellato un impiego limitato, tanto da far sospettare che la squadra possa anche fare a meno del suo capitano. Così abbiamo incontrato il diretto interessato alla vigilia dello scontro con il Tuttocuoio, per fare il punto sul suo stato di forma e per parlare delle prospettive che lo attendono nella seconda parte di stagione.
Prima di tutto è d’obbligo chiederti la cosa più banale: come stai?
“Abbastanza bene, un po’ alla volta sto riprendendo la giusta condizione. Ho avuto qualche problema fisico ma sto migliorando”.
I soliti acciacchi alla schiena?
“Già, è un problema congenito che mi porto dietro da sempre e che devo curare. A volte mi crea problemi, ma intervenendo con continuità riesco a tenerlo sotto controllo”.
Ora resta solo da capire il tuo ruolo in campo: hai iniziato da mediano, poi hai fatto l’ala, il trequartista, il centravanti e infine il terzino. Stai diventando il jolly della Spal di Sassarini?
“(Sorride) Più o meno, però quel che conta è che ho un bel rapporto col mister e quindi qualsiasi ruolo abbia bisogno cerco di dare la massima disponibilità. Questa è la mentalità richiesta a una squadra che vuole vincere il campionato. Uno può anche non giocare sempre, ma può comunque essere leader in campo e nello spogliatoio”.
Non ti pesa neanche un po’ questa condizione da capitano non giocatore?
“Mah, dire che mi pesa è forse troppo. Ovunque sia andato si sono sempre chiesti come facessi a giocare, per via di quel problema che menzionavo prima. Alle fine non mi pesa perché la cosa importante è dare il massimo sia in campo, sia dentro lo spogliatoio. Quando uno si comporta così ha la coscienza pulita. Essere il capitano della Spal da ferrarese è un onore e l’unico obiettivo per me – a prescindere dal minutaggio – è portare via la squadra da questa categoria. È questa la cosa più importante”.
Però non deve essere semplice recuperare la condizione ottimale facendo solo degli spezzoni di partita.
“Sì, quello è vero, non è che posso negare mi dia un po’ di fastidio stare in panchina. Però in un campionato ci sono più di trenta partite e penso sia normale che uno in questa categoria – a maggior con la regola dei giovani – faccia fatica a giocare sempre. C’è il momento di uno e c’è il momento di un altro, l’importante è rimanere uniti e non pensare a sé stessi, ma al collettivo”.
In compenso è ancora vivo il ricordo dei tuoi venti minuti con la Pistoiese in cui sei entrato in campo quasi indemoniato e hai litigato con tutti.
“Sì, ma il mio carattere è un po’ quello del provocatore, mi piace di creare un po’ di tensione perché mi dà forza, è anche un modo per cercare di tenere sveglia la squadra. Nella Pistoiese peraltro c’era anche qualche mio ex compagno, quindi puoi immaginare, battute su battute, poi mi hanno anche fatto un fallo abbastanza netto. Però era sempre un litigare col sorriso. Anche perché eravamo in vantaggio due a zero e il mio intento era solo quello di farli innervosire per fargli perdere un po’ la testa e magari portarli in inferiorità numerica”.
Anche tu sei costante oggetti di provocazione, soprattutto per le tue esperienze passate.
“Ti dico la verità, quando sono stato seriamente provocato ho fatto le migliori partite della mia carriera. Personalmente mi esalto quando ho il pubblico contro, è evidente che quando ti provocano è perché ti temono, quindi per me è una cosa positiva”.
Il tuo rapporto col pubblico di Ferrara sembra essere migliorato rispetto a quest’estate.
“Sì, ma in realtà ho sempre avuto un buon rapporto. Sono ferrarese e di conseguenza ho tanti amici tifosi. Quando ci fu quell’episodio durante Spal-Spezia chi non sapeva era legittimato a pensare male. Poi ho avuto modo di parlare con i tifosi e subito hanno capito chi avevano davanti. E anch’io ho capito che si tratta di persone che una volta instaurato un dialogo ti danno tutto. Quando c’è il rispetto tra giocatori e tifosi è il massimo”.
A proposito di dialogo: tra i giovani della squadra c’è uno in particolare a cui ti sei legato o a cui senti di dover insegnare di più?
“Beh, abbiamo una squadra in generale molto giovane e sono tutti bravi ragazzi. Non mi rivolgo a uno in particolare, provo piuttosto a dare più consigli possibili”.
A giudicare dagli allenamenti le tue “vittime” preferite sono Shqypi e Nako, spesso ti si vede richiamarli.
“(Sorride) Sì, cerco di tirare fuori una reazione da loro, l’ho sempre detto: in campo sono uno che massacra, ma sanno che una volta fuori finisce tutto. È semplicemente il mio carattere, quando ero giovane io i vecchi facevano così e i risultati sono arrivati. Spero li ottengano anche loro, per adesso mi pare che le cose vadano bene: i ragazzi come loro devono essere la nostra forza, per questo cerco di motivarli sempre di più”.
Rimaniamo all’interno dello spogliatoio: raramente nella storia recente si è vista una Spal così ferrarese in termini di organico. Pensi che questo possa essere un valore aggiunto?
“Penso sia sicuramente un aspetto positivo, soprattutto io e Edo (Braiati – ndr) sappiamo quanto è importante vestire questa maglia. Poi parliamoci chiaro: domenica la squadra ha vinto nonostante la nostra assenza e questo va visto come un ulteriore segnale di forza, ci fa capire il nostro potenziale. Da parte nostra abbiamo cercato, e continuiamo a farlo, di far capire cosa vuol dire giocare a Ferrara, soprattutto ai più giovani. Da ferraresi abbiamo il dovere di trasmettere il concetto che giocare alla Spal non è come giocare – con tutto il rispetto – al Mezzolara o al Castenaso. Questa è una piazza importante, in cui bisogna dare sempre il massimo senza aver paura di nessuno”.
Arrivando all’attualità, domani al Mazza si presenterà il Tuttocuoio, forse la vera sorpresa del campionato. Anche se poi a guardare l’organico si scopre che i toscani presentano curriculum importanti.
“È così, ma poi a prescindere da questo, in questa categoria nessuna partita va presa sotto gamba: l’ultima va a vincere contro la prima e cose del genere. Poi il Tuttocuoio là davanti ha un certo Colombo: lo conosco bene visto che ci ho giocato assieme. È un giocatore che può fare la differenza ed è quasi uno spreco vederlo in serie D dopo tanti anni ai massimi livelli. Ora ha fatto questa scelta e quindi c’è da stare attenti. Chiaro che se loro hanno quei punti significa che si tratta di una squadra importante a cui bisogna riservare attenzione. Questo non toglie che il nostro obiettivo siano sempre i tre punti”.
Questa stagione ti sta dando modo di riflettere sul tuo futuro prossimo? Ti vedi ancora in campo o stai già progettando una nuova carriera?
“Sarò onesto: il primo obiettivo nella mia testa è vincere il campionato, perché non si può vedere la Spal in questa categoria. Riguardo al futuro il mister dice che mi vedrebbe bene come vice. Se i miei problemi fisici dovessero persistere potrei anche pensare di fare questa scelta di vita, visto che un giorno mi piacerebbe allenare”.
In effetti durante la partita col Forcoli di qualche tempo fa dalla tribuna è quasi sembrato che l’allenatore fossi tu da quanto ti sbracciavi e gridavi.
“(Ride) Ma no, l’allenatore è sempre Sassarini, però tra noi c’è un bel rapporto: ogni tanto mi chiede qualche consiglio e penso sia una bella cosa. Cerco di fare la mia parte anche in questo modo”.