Che la nebbia fosse nella lista dei prodotti tipici di Ferrara e dintorni già si sapeva, ma che potesse addirittura impadronirsi del “Mazza” e fermare la Spal fino a ieri pareva abbastanza improbabile. Almeno è l’idea che si poteva ricavare dai gradoni della curva Ovest: al triplice fischio dell’arbitro scende sul settore un’ulteriore coltre, quella dell’incredulità, malgrado la visibilità non vada oltre la metà campo. Di sicuro c’è che una domenica così strana in curva non la si viveva da un po’ di tempo. Tutti quelli che non si sono dovuti prestare alla prima domenica di saldi hanno risposto “presente” all’appello della prima di ritorno, osservando religiosamente il minuto di silenzio in ricordo di Paolo Mazza e Tiziano Manfrin prima dell’inizio delle ostilità.
Con la Spal impegnata ad attaccare in direzione della Ovest è solo questione di tempo prima che il giovane portiere Farné diventi bersaglio di scherno, a maggior ragione con la sua maglia dalle maniche tagliate con le forbici. Dopo il rinvio addosso a Rocchi il giovane portiere sa di avere la pressione addosso e viene omaggiato di fischi a ogni tocco di palla. Uno spettatore in vena di interventi satirici lo apostrofa come “sporco bianco!”, capovolgendo con un paradosso lo scottante dibattito domenicale sul caso-Boateng. I vicini ridono di gusto. La concentrazione passa velocemente su arbitro e assistenti dopo un paio di chiamate discutibili, fino a che Laurenti non la butta dentro con decisione, dando a tutti la scusa per alzare la voce di qualche tono. Partita in discesa e dai che forse è la volta buona per Edo di segnare sotto la sua curva: Braiati ci prova di testa e sbaglia di poco, disperandosi mani sul volto a un metro dai suoi tifosi.
Neanche il tempo di scendere al bar per un caffè o una cioccolata calda che dagli angoli dello stadio inizia a fare irruzione lei, la signora in bianco. Si ricomincia a giocare ma è chiaro che dalla curva si vedrà gran poco, a maggior ragione perché i biancazzurri – pur di rosso vestiti – andranno nella direzione opposta. Alla prima interruzione iniziano le perplessità generali: “Non vorrà mica mandarci a casa?”. Pare di no, cinque minuti e si riprende. Ma è ovvio che ogni volta in cui Laurenti e compagni superano la linea di centrocampo entrano in una sorta di dimensione parallela in cui tutto può succedere senza che gli spettatori della curva sappiano. Appena Piras scompare dai radar dopo la sua prima discesa in fascia, si sente gridare “tira!”, pur non sapendo se effettivamente l’esterno sia ancora in possesso di palla o meno. Passano i minuti e gli eventi della metà campo offensiva diventano una sorta di mistero decifrabile solo tramite le reazioni di chi sta in tribuna. Arriva la seconda interruzione, ma tanti si rifiutano di pensare possa essere quella definitiva. Per intrattenere il pubblico sempre più infastidito va in scena il Gallo-show, ovvero gli esercizi di riscaldamento che il preparatore Nista somministra al giovane portiere per mantenerlo sulle frequenze della partita. Ogni conclusione e relativa parata è accompagnata dagli “olé”dei supporter biancazzurri.
Il siparietto finisce e si riprende, atto terzo. Una storia che dura poco, ma abbastanza per vedere il pareggio di Akilo proprio dove è ben visibile, in quei trenta metri di visibilità ancora consentita. Il signor Capasso da Firenze però è evidentemente a disagio con la nebbia e così decide che è il caso di tornare negli spogliatoi senza vincitori né vinti. I tifosi della curva, ormai rassegnati, provano a prenderla con ironia. Gli ultras lanciano un coro con una proposta concreta “La tedesca sotto la Ovest”, mentre un altro la mette in termini ancora più pragmatici: “Sentite, giochiamocela ai rigori. Però li tiriamo nella porta dall’altra parte”. Proposte valide, ma sfortunatamente non accolte: si torna a casa, se ne parlerà un’altra volta.