Cinque ore chiusi a doppia mandata nello spogliatoio del Centro di via Copparo. Il conclave del clan biancazzurro è iniziato poco dopo le nove di questa mattina e si è protratto sin oltre le quattordici. La doppia seduta di allenamento del mercoledì si è così definitivamente, è il caso di dire, andata a far benedire dopo un confronto tra le parti serrato e piuttosto concitato. Teso. Un’eternità trascorsa a parlare, a discutere a tratti anche in maniera accesa e con toni vibranti, percepibili persino dal piazzale antistante la struttura.
Doveva essere il giorno delle garanzie, per molti quello della verità. Sul piatto della bilancia i due mesi di arretrati ancora non percepiti da parte dei calciatori del sodalizio biancazzurro che oggi hanno detto basta di fronte alle promesse mancate di facciata delle ultime settimane da parte della società e hanno lasciato scarpini e calzoncini nei borsoni. Per una volta, a schemi e punizioni hanno preferito parlare. Tutti, a turno. Perché ad andare avanti così proprio non ce la fanno. Soprattutto i più giovani (la maggioranza) i cui stipendi spesso non superano i mille euro al mese e a cui è toccato, in più di una occasione, ai più anziani farsene carico per le spese cosiddette ‘vive’, quelle per intenderci di prima necessità. Anche se non sono solo, si fa per dire, i soldi a tenere banco: c’è quel clima di generale incertezza che scandisce inesorabile le giornate dei biancazzurri a creare nervosismo e inquietudine. Più dell’Atletico Piacenza e del Tuttocuoio a dirla tutta. Non è un caso se più volte da queste pagine è uscita la frase che il vero avversario di quest’anno della Spal è…la Spal stessa.
Non al più tardi di dieci giorni fa, lo ricordiamo, il presidente Ranzani interveniva per quasi un’ora nello spogliatoio prima dell’allenamento del mercoledì proprio per cercare di ridare serenità a un gruppo già teso di suo che, evidentemente, rifiuta i palliativi di rito e preferisce a false aspettative la verità, qualunque essa sia, per nuda e cruda che possa sembrare. Un po’ come a dire: “Siamo pronti a dare battaglia per questa maglia ma diteci almeno che armi abbiamo a disposizione”. Chiedono trasparenza e onestà i ventiquattro ragazzi che oggi indossano la casacca biancazzurra. Chiedono un rispetto di cui oggi, soldi o non soldi, si sentono defraudati, prima come uomini e poi come giocatori.
Dopo l’ora e passa di ieri trascorsa, ancora una volta, nell’incertezza più completa per colpa, dell’ennesima scadenza concordata ma non rispettata, il coperchio, in serata, dopo l’ennesimo confronto tra tutti i calciatori, è definitivamente saltato con la decisione di non prendere parte alla seduta odierna. E, per inciso, se le cose non cambieranno entro il pomeriggio di domani, sembra che i calciatori abbiano tutte le intenzioni di non allenarsi più e di presentarsi direttamente domenica alla partita contro la Fortis Juventus con un viaggio sulle spalle di oltre due ore e passa di pullman. Niente ritiro, a oggi, è dato sapere, per chi non l’avesse capito. Ranzani, oggi, passeggiava nervoso per il corridoio del centro: “Abbiamo detto peste e corna di chi ci ha preceduto, la realtà è che stiamo facendo la stessa fine”. Una frase impietosa che raggela e dice tutto sullo stato d’animo di chi ci ha creduto e crede ancora oggi, forse, più di tutti in questo progetto nato dal nulla, in fretta e furia, l’estate scorsa.
La giornata ha visto come protagonisti la squadra al completo, mister Sassarini, il presidente Ranzani, il patron Benasciutti, il direttore generale Cestari e, un po’ a sorpresa, anche l’assessore allo Sport di Ferrara Luciano Masieri. Si parla di incontri imminenti, uno addirittura già domani, ma i cui interlocutori per la società, per bocca dello stesso Ranzani, rimangono un mistero. Masieri dovrebbe costituire garante d’eccezione: una strada porterebbe, con tutte le incertezze del caso, a Massimo Zanetti, proprietario dell’azienda di lavorazione del caffè Segafredo Zanetti ed ex presidente del Bologna Football Club anche se da fonti certe risulta che l’incontro, se ci sarà, non avverrà prima della prossima settimana. Resta in piedi anche l’ipotesi Gianfranco Tomasi ma, si sa, anche in questo caso l’egemonia economica imperante che l’imprenditore comacchiese ha dalla sua, pone dubbi leciti sulla coesistenza con l’attuale proprietario della Spal Roberto Benasciutti. Vie impervie, non impraticabili. Ma, come sempre, bisognose di tempi leciti, perché una trattativa, qualunque essa sia, non nasce e non si conclude dall’oggi al domani.
Alla squadra, oggi, è stato assicurato che si tratta solo di un momento di empasse, che tutto sarà sistemato entro la prima settimana di marzo (se non alla vigilia il giorno dopo la trasferta di Capannoli contro il Forcoli). Ma i giocatori hanno chiesto garanzie già domani. Garanzie economiche, soldi, almeno una parte e soprattutto per quei calciatori che oggi ne hanno bisogno e più di altri per vivere alla giornata. Il rischio, neanche tanto celato, è che il sogno di rinascita si interrompa bruscamente. Ancora una volta. Intanto, oggi, campi desolatamente vuoti e silenzio quasi surreale. Sulla Spal è tornata a pesare come un macigno l’ombra di un futuro incerto e pieno di incognite.