Quest’anno la primavera fa davvero i capricci, e ci sta conducendo alla bella stagione in una specie di altalena, tra alti e bassi. Allo stesso modo la Spal si avvia a concludere questa travagliata stagione con risultati schizofrenici e difficili da interpretare. Infatti, dopo la deludente prova casalinga contro il Riccione nessuno avrebbe scommesso un euro sull’esito di ieri in casa di una capolista forte e che vede all’orizzonte la promozione in Seconda Divisione.
E invece no. Una Spal che alla vigilia si credeva stanca, demoralizzata, abbattuta dai recenti fatti societari e mutilata dai infortuni eccellenti è riuscita a scendere in campo calma, concentrata, e con la voglia giusta di fare la partita. Certo, non c’è stato bisogno di fare i miracoli. Una buona mano è arrivata anche dal Tuttocuoio, che – per stessa ammissione del suo tecnico Alvini – è sceso in campo molto imballato e si è anche mangiato un rigore che poteva essere decisivo. Ma lo spessore e il valore dell’avversario non sono in discussione, e questo aggiunge merito alla bella prova dei biancazzurri: con lo 0-0 di domenica Braiati e compagni si sono iscritti all’esclusiva lista delle squadre in grado di portare via dei punti dal Leporaia di Ponte a Egola. A riuscirci prima della Spal erano state Pavullese e Fidenza. Il valore della prova di domenica va quindi tenuto in considerazione. Perché tenere la testa alta e avere la forza di uscire dal campo con onore, e volersela giocare ancora nonostante tutto è una cosa molto meritevole. Non deve essere facile fronteggiare ogni giorno una situazione complicata e a tratti molto imbarazzante. I fatti già ampiamente noti hanno costretto alcuni giocatori a rimanersene a casa propria e raggiungere la squadra solo nel weekend, mentre quelli che ancora rimangono a Ferrara si allenano a singhiozzo. E’ di fatto diventata una questione di dignità professionale, oltre che personale.
In tutto questo la società si defila sempre più. Complice l’infortunio che ha costretto il presidente Ranzani a rimanere a casa, ieri nessun dirigente della Real Spal guidava la spedizione spallina in Toscana. Solo l’accompagnatore storico Livio Zecchi è salito sul torpedone nella primissima mattinata per partire insieme a giocatori e staff. “Ormai mi scambiano tutti per un dirigente – ironizza Zecchi – si vede che ho la faccia da presidente”. Tolto l’assente giustificato Ranzani, il patron Roberto Benasciutti non ha ritenuto necessario o possibile essere presente al campo dove sicuramente ad aspettarlo avrebbe trovato una valanga di domande riguardanti il presente, ma soprattutto il futuro della Spal. Quesiti che non sono però caduti nel vuoto e che sono stati rivolti a Lorenzo Cestari. Il Diggì biancazzurro si è presentato infatti in tribuna e in sala stampa pronto a dire la sua sull’andamento della partita, ma destinato anche – inevitabilmente – a dover soddisfare la sete di novità sul fronte cessione societaria. Già, perché ormai sta diventando un riflesso condizionato. Inizia a diventare consuetudine buttare un occhio al risultato in contemporanea della Giacomense, e si gradirebbe sapere quanto la possibilità di questa “fusione” (che una fusione non è) sia concreta visto che ormai tutti i diretti interessati iniziano a parlarne con una discreta disinvoltura, lasciando intendere la fattibilità dell’affare.
Il problema è che l’unico a non essersi espresso pubblicamente in merito è proprio chi in alla fine dovrà prendere la decisione. Cestari, dirigente eletto a portavoce, evidentemente non ha avuto licenza di dirimere il mistero. Con la Giacomense? Improbabile. Altre piste? Ci sono, ma fuori Ferrara. Cessione, compartecipazione, o cosa? Non si sa. Solo la promessa che ripartire l’anno prossimo sarà più semplice, con meno ostacoli. Che alcuni giocatori si sono detti desiderosi di rimanere, e che una mano forte potrebbe arrivare dal settore giovanile, da quella stessa Juniores che sta facendo faville nel suo campionato ma che mister Sassarini ha evidentemente giudicato non pronta a raggiungere la prima squadra. Chi aspettava chiarezza dovrà aspettare ancora come, e forse più di prima, perché alla nebulosità dei passi avanti, si aggiungono gli inquietanti interrogativi legati a questa smentita quasi categorica di una pista interessante come quella che porta a Masi San Giacomo. Perché no? Chi sono questi altri acquirenti più interessanti? Si gioca sull’attesa per alzare il prezzo del marchio? Non si sa. In questo momento Benasciutti ha il dovere della chiarezza non solo verso i giocatori, le istituzioni e i suoi soci, ma di fronte a una città che lui stesso ha definito proprietaria della Spal.
D’altro canto la gestione dell’aspetto comunicativo, parte essenziale del lavoro in una società sportiva importante, quest’anno è stato a dir poco carente, per usare un eufemismo. Dall’istituzione di un ufficio stampa che ha gestito normalissime prassi e fatti importanti nello stesso modo improvvisato, inadeguato e talvolta semplicemente imbarazzante (come i riprovevoli fatti accaduti su facebook qualche settimana fa), fino alla sparizione mediatica e fisica del patron proprio nel momento in cui giocatori, staff e un intero popolo di tifosi attendono di sentire la sua voce. Una pecca, questa della comunicazione, non certo di poco conto in questa che doveva essere la Spal di tutti, e che quindi dovrebbe parlare a tutti, con serenità, chiarezza e desiderio di informare.