Sembra proprio sia finita ancora prima di iniziare l’avventura all’ombra del Castello Estense della famiglia Colombarini. Il salvagente proposto dall’amministrazione comunale (in primis dal sindaco Tagliani) non è stato ritenuto consono dall’attuale proprietà spallina. L’inconciliabilità tra Benasciutti e i suoi interlocutori è stata ufficialmente sancita ieri dal fallimentare incontro che ha visto al tavolo il patron biancazzurro e Fabio Bulgarelli. Proviamo a capirne di più, entrando nei dettagli.
OK, IL PREZZO NON E’ GIUSTO – Si è detto che di soldi non si è mai parlato, ma non risulta propriamente così. Roberto Benasciutti, amministratore unico e detentore del 90% delle quote della Real Spal domenica scorsa si era detto pronto a sedersi al tavolo delle trattative per ascoltare le proposte formulate da Bulgarelli per conto della famiglia Colombarini. L’attuale presidente della Pallacanestro Ferrara partiva da una base di 150 mila euro, con l’unica volontà di voler trattare solo il marchio e senza accollarsi debito alcuno dell’attuale società. C’è di più: pare che Bulgarelli potesse contare su un margine al rialzo piuttosto significativo, tale da arrivare vicino ai 320 mila euro, grazie anche all’appoggio di alcuni importanti imprenditori e commercialisti ferraresi che avrebbero visto e vedono tutt’ora di buon occhio l’operazione con la famiglia che comanda la Giacomense. Una somma estremamente consistente per un marchio di una società iscritta alla quinta serie e che idealmente comprendeva una sostanziosa buonuscita per Benasciutti. Cifra peraltro affatto lontana dai 350 mila che Benasciutti avrebbe informalmente chiesto in prima battuta per cedere il marchio e chiudere di conseguenza la Real Spal. Tuttavia il patron avrebbe rilanciato: ai 350 mila del marchio se ne sarebbero aggiunti quasi il doppio, i cosiddetti costi di gestione, si dice, da gennaio a oggi. Quindi o i Colombarini si accollano tutta la Real Spal Srl e il marchio oppure niente da fare. Facciamo due conti a spanne: la Giacomense per venire a Ferrara dovrebbe spendere una cifra poco sotto agli 800 mila euro. Se consideriamo che i grigiorossi, grazie anche al minutaggio dei giovani e i conseguenti introiti dalla Lega Pro, si sono salvati in Seconda divisione per il quinto anno consecutivo con un budget di 1 milione e 300 mila euro o giù di lì, l’alzarsi dal tavolo e salutare la compagnia non può che essere una diretta e lecita conseguenza di una richiesta non solo folle, ma quasi comica. Non fosse per la tragicità del momento sportivo che i biancazzurri stanno attraversando.
QUALCOSA NON TORNA – La ragione ufficiale del rifiuto delle condizioni proposte dal tandem Bulgarelli-Colombarini sta nella presenza di una trattativa (definita “molto avanti” dall’assessore allo sport Luciano Masieri) tra il patron e un gruppo di investitori romani legati all’ex campione del mondo Vincent Candela. Benasciutti in un anno di dichiarazioni ha sempre parlato della necessità di tenere la Spal a Ferrara: pare che ora il suo orientamento sia improvvisamente cambiato. Ovviamente istituzioni e (soprattutto) tifosi non devono avere preclusioni verso questa esotica soluzione prima ancora di conoscere nomi, disponibilità e programmi della cordata. Tra l’altro è impensabile che un personaggio come Vincent Candela si avvicini alla Spal senza avere le potenzialità per farlo. Ma, ci perdoneranno i romani, i veneti o i modenesi o chiunque abbia avuto modo di avvicinarsi alla società ferrarese negli ultimi tempi: viene naturale propendere per la soluzione più logica. Per quella che ha dimostrato, in cinque anni, di sapere fare calcio in maniera salutare, a pochi chilometri da Ferrara. Tra una certezza chiamata Colombarini, arricchita anche dalla categoria superiore, e l’incertezza di un altro anno di serie D dettata dall’ignoto, chiunque, a prescindere, saprebbe cosa scegliere a occhi chiusi. C’era la possibilità di affidare la Spal un gruppo di ferraresi fidati. Benasciutti per primo ha sempre detto che se ci fossero stati ferraresi disposti a trattare, lui avrebbe privilegiato solo e soltanto quella strada. Per il bene della Spal. Ma è evidente che in gioco non c’è più il bene della Spal, ma la salvaguardia del conto in banca di Benasciutti, duramente colpito da questo anno di gestione solitaria o quasi. Perché i Colombarini dovrebbero pagare, secondo Benasciutti, anche le pendenze attuali della Real Spal non si capisce. O forse sì?
UNA TASSA DI LUSSO – Riavvolgiamo per un momento il nastro fino allo scorso luglio: dopo la mancata iscrizione della Spal1907 ai professionisti, si aprì la corsa alla salvaguardia del calcio a Ferrara con la contestuale iscrizione della Real Spal alla Serie D da parte del tandem Benasciutti-Pelliccioni. I più attenti ricorderanno che le condizioni di ingresso in sovrannumero erano due: il lasciapassare della Figc in presenza di una richiesta firmata dal sindaco Tagliani e una tassa di 300 mila euro da abbinare ai 40 mila necessari per l’iscrizione d’ufficio. Benasciutti ha sempre professato di essersi fatto carico da solo della spesa, ma da qualche tempo i mormorii di una piazza inquieta come quella di Ferrara sembrano raccontare una versione diversa. In altre parole, c’è chi suggerisce che l’onerosa tassa sia stata versata da un terzo incomodo e che debba essere restituita molto presto. Alla presentazione agostana della Real Spal si parlò di gestione trasparente: alla luce di questi spifferi Benasciutti deve uscire allo scoperto e smentire ufficialmente queste circostanze. In caso contrario è un diritto sacrosanto dei tifosi sapere, nel caso, chi andare veramente a ringraziare per aver salvato la Spal dalla Terza Categoria.
BENASCIUTTI BIS – Risulta che la cordata romana abbia promesso una somma di poco superiore ai 500 mila euro per rilevare parte della società, la maggioranza attestabile tra il 70% e l’80% delle quote. Un accordo che permetterebbe a Benasciutti di soddisfare il suo desiderio di restare nell’organigramma societario con un ruolo operativo, nonostante un deficit di credibilità ormai evidente. Oltre alle ragioni economiche c’è quindi una ragione di orgoglio personale: un anno segnato da risultati fallimentari val bene una seconda chance.
UNA STAGIONE DA RICORDARE – Ricordiamoli i tratti più esaltanti di questa stagione che rischia di finire nel dimenticatoio anzitempo. Dai proclami estivi di Pelliccioni sottoscritti dall’assessore Masieri, al clamoroso addio di Gigi Pasetti; dagli insulti rivolti ad allenatore e giocatori via Facebook, a un sito internet ufficiale che, a eccezione delle fotografie, non ha mai realmente parlato di Spal e che da oltre un mese, tra l’altro, neanche si occupa più della prima squadra. Per non parlare delle maglie cambiate tre volte in una stagione senza mai aver chiuso un accordo con uno sponsor tecnico, del materiale da allenamento portato da casa dai giocatori, di un Ranzani che ha portato avanti trattative in automobile o in qualche bar della città senza avere un ufficio e un telefono, delle trasferte in Toscana senza il ritiro al sabato. E la squadra? Portata a Ferrara per la maggior parte da mister Sassarini voluto a sua volta da Pelliccioni. Senza dimenticare l’intervento decisivo di Roberto Ranzani, Davide Marchini ed Edoardo Braiati per dare la svolta nell’arrivo a Ferrara di alcuni elementi. In compenso Benasciutti si è dimostrato particolarmente attivo nel momento di tagliare, soprattutto nei giorni caldissimi di febbraio del primo sciopero dei giocatori: in quei giorni a cinque giocatori fu prospettato di lasciare la Spal a causa della loro insubordinazione. Il finale lo conoscono tutti: tre mesi di allenamenti ridotti e addirittura quattro giocatori che scelgono di tornare a casa per poi presentarsi nel weekend per giocare. Il Motivo? Non vengono rimborsati da gennaio. Alla faccia del Real.
L’OCCASIONE PERSA – Il prossimo sarà, come tutti sanno, l’anno delle nove retrocessioni dalla Seconda divisione. Una carneficina annunciata che vedrà, tra le altre cose, l’introduzione di un bilancio trimestrale per ogni società da tenere in bella vista per i controlli della Co.Vi.Soc, che si annunciano capillari ed estremamente rigidi, come giusto che sia. La Lega Pro vuole dare immagine di risolutezza.
Alle porte c’è la riforma dei campionati, una riorganizzazione generale e completa degli organici, una rivoluzione in seno alla Lega Pro che vedrà ai nastri di partenza della stagione 2014/2015 tre gironi di Prima divisione e la sparizione definitiva della quarta serie nazionale. Sarà, in altre parole, anche l’anno delle nove promozioni perché, chi si salverà dalla roulette russa del prossimo e terribile campionato, a giugno 2014 sarà matematicamente appena un gradino sotto la serie cadetta. Insomma, vincere la serie D vuol dire fare un doppio salto con la capriola. E per riuscire a farcela, va da sé, occorrerà costruire una corazzata e sbaragliare una concorrenza ancora più agguerrita rispetto a quella incontrata quest’anno. A questo Benasciutti, evidentemente, non interessa. O meglio, viene prima la necessità di far quadrare i suoi conti. Tecnicamente ha ragione e nessuno può rimproverarglielo. Ma, cortesemente, non parli più di amore per la Spal. Perché sembra una concezione proprio strana di amore verso una squadra che ha fatto la storia e che ora sembra condannata a un altro anno di profonde incertezze.
Servizio a cura di Alessandro Orlandin e Diego Stocchi Carnevali