COLETTA, DALLO SCUDETTO CON STRAMACCIONI ALLA SCUOLA DI SORRENTINO: SARA’ LUI IL NUOVO NUMERO UNO DELLA S.P.A.L.

Oltre al riconfermato De Marco e Govoni promosso in prima squadra dalla Berretti della Giacomense, a difendere i pali della S.P.A.L. stagione 2013/2014 ci sarà Jacopo Coletta arrivato in prestito dal Chievo Verona.
Rientrato ai clivensi dopo la prima esperienza (magra a dir la verità, solo 4 i gettoni di presenza, ndr) tra i ‘grandi’ in Lega Pro Prima Divisione con il Lumezzane, l’estremo difensore romano nato il 19 aprile 1992, 183 centimetri per 76 chili, ha indossato i primi guanti nella società dilettantistica del Centro Calcio Federale all’Acqua Acetosa, prima del passaggio nella formazione esordienti della Roma.
Alla seconda stagione in giallorosso lo Scudetto dei Giovanissimi Nazionali con in panchina l’ex tecnico dell’Inter Andrea Stramaccioni e in campo Frascatore, Sini, Scardina e Viviani. Folta concorrenza per difendere i pali della Primavera capitolina così ottenuto lo svincolo Coletta si rilancia nella Primavera del Chievo Verona dove nel 2011/12 giunge fino agli ottavi di finale eliminato dal Palermo ai supplementari. Per lui anche una striscia di imbattibilità di cinque gare interrotte da un gol di Comi. Carico a mille non vede l’ora di ricominciare per quella che preannuncia come la stagione del suo riscatto con gli insegnamenti di Sorrentino, Puggioni e Squizzi.

Jacopo, come nasce la trattativa che ti ha portato a vestire la maglia della S.P.A.L.?
“Sono stato contattato attraverso il mio procuratore (Giovanni Bia, ndr) dal direttore Vagnati. Cercavano un portiere con una gran voglia di rilancio e io non ci ho pensato due volte. Arrivo in prestito dal Chievo dopo aver giocato poco con il Lumezzane in Prima Divisione. Voglio sottolineare che ho una gran voglia di giocare e ricominciare ad allenarmi dopo una stagione dove non ho avuto molto spazio. Sono carichissimo. Lo ero già di mio quando ho accettato la Giacomense, con il passaggio della società a Ferrara e con il vestire la maglia della S.P.A.L. le motivazioni sono ancora maggiori. Sono molto felice, Ferrara è una piazza importante e per me è una grande occasione”.

Conosci già Ferrara e qualcuno dei tuoi nuovi compagni di squadra?
“Alcuni sono stati miei avversari, ma personalmente non li conosco. Mi hanno parlato molto bene di Ferrara, ma non ci sono mai stato. Avrò modo di apprezzarla”.

Che tipo di portiere è Jacopo Coletta?
“Sono alto 183 cm e peso 76 kg. Sono un portiere molto tecnico, dotato di una buona reattività e forte esplosività. Per il resto saranno i tifosi a giudicarmi. Il mio punto forte è sicuramente la testa. Nel senso che sono uno che lavora sodo e sono di sostegno ai compagni di squadra. Poi, ovviamente, ho tanto da lavorare sotto altri aspetti, perché c’è sempre da migliorare in questo ruolo”.

Dove hai incominciato a tirare i primi calci, anzi nel tuo caso, le tue prime parate?
“Ho una famiglia (entrambi i genitori col titolo ISEF, ndr) che mi ha trasmesso l’amore per lo sport. Sono di Roma, zona Casilina, precisamente. Ho incominciato a giocare nella società Centro Calcio Federale che si allena nel Centro dell’Acqua Acetosa dove mio padre era istruttore di calcio, oggi collabora con un’altra società dilettantistica la Boreale. Ho iniziato subito come portiere perché volevo tuffarmi e rotolarmi”.

Poi il passaggio al settore giovanile della Roma.
“Ho trascorso cinque-sei stagioni nelle giovanili giallorosse. Sono arrivato negli esordienti, poi abbiamo vinto lo Scudetto con i Giovanissimi Nazionali guidati da Andrea Stramaccioni con me c’erano Frascatore, Sini, Scardina e Viviani. Stramaccioni era bravissimo come allenatore, un grande motivatore anche con i giovani e bravo nella gestione di un gruppo di ragazzi. Sapevo avrebbe fatto strada, ma non così presto. Ritornando alla mia esperienza alla Roma, ho lasciato al termine degli Allievi Nazionali. C’era tanta concorrenza per la porta della Primavera e allora sono approdato al Chievo che mi ha dato una grande possibilità”.

A Verona, sponda Chievo, la tua esperienza procede per gradi.
“Il primo anno ho giocato quattro partite. Il secondo anno mi sono giocato il posto con Silvestri al Padova che quest’anno rientrerà al Chievo e comunque ho disputato dieci partite. Nel 2011/2012, nella Primavera, ho avuto finalmente trovato lo spazio che meritavo. Avevamo una difesa solida e siamo stati eliminati agli ottavi ai supplementari dal Palermo. Per cinque gare sono rimasto imbattuto fino al gol di Comi del Milan. Comunque ci siamo tolti belle soddisfazioni”.

Al Chievo hai avuto la possibilità di lavorare con tre ottimi portieri quali: Sorrentino, Puggioni e Squizzi. Una qualità che prenderesti da ognuno?
“Sorrentino ha una mentalità vincente, ma è incredibilmente sottovalutato in Italia. Puggioni ha avuto un percorso difficile, ma sono contento che si sia affermato in Serie A. Ha fatto tanta gavetta tra C e B, poi ha dimostrato nelle occasioni avuto di poterci stare nella massima serie. Squizzi è un gran maestro e una bravissima persona sempre pronta a dare consigli”.

Poi la prima esperienza tra i ‘grandi’, lo scorso anno al Lumezzane, non è stata positiva.
“Quando entri nel mondo dei professionisti il posto non è mai garantito e questo lo sai. Davanti avevo un portiere come Vigorito che ha fatto bene e ho avuto poche occasioni di mettermi alla prova. Però senza nulla togliere a Vigorito, avrei potuto avere qualche chance in più”.

Ferrara rappresenta per te un nuovo inizio e una grande occasione. In un anno particolare per la Lega Pro.
“Ho l’opportunità di rimettermi in discussione. Sono affamato di campo e non vedo l’ora di iniziare. Sarà una battaglia continua quest’anno. Un campionato bello tosto”.

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