Avanti con tutta la famiglia al completo, dal caso-Vagnati la SPAL esce ancora più unita

Amici di fede spallina, non prendiamocela troppo col Parma per il suo tentato blitz su Davide Vagnati: ha solo agito secondo la legge del calcio, che è poi anche quella della vita. La regola è concedersi a chi offre di più, con buona pace di chi se ne scandalizza. Parola data, sentimenti, affetti, di fronte a un’offerta economica allettante, sono spesso ingenui scrupoli da parrocchia. Oggi domina il mercato e, quando si è giovani, ambiziosi e bravi (e si ha pure famiglia), non si deve mai perdere di vista l’obiettivo finale: il successo, con tutti gli agi e i privilegi che comporta. Questa è la filosofia dominante al giorno d’oggi, quindi non prendiamocela. Anzi, ringraziamo il Parma per averci dato l’occasione di vedere come si fa in casa SPAL, dove il rispetto della dignità umana viene prima di ogni altra cosa. “Qui alla SPAL noi facciamo così”, potremmo dire, con quel Pericle che nobilita i venticinque secoli di storia che ci separano da lui. I fatti di questi giorni testimoniano che noi siamo diversi e orgogliosi della nostra diversità. Viviamo nel futuro, noi, sul piano di valori che arricchiscono il genere umano. La “famiglia spallina”, come ama definirla il presidente Mattioli, propone oggi un diverso stile di vita, meno cinico e utilitaristico.

E’ uno stile di vita nuovo che, paradossalmente, sembra alimentarsi del passato, quando una stretta di mano tra due persone era più vincolante di qualsiasi firma, e sacra la parola data. Eppure, deve essere stata cospicua la cifra calata sul capo del direttore, forse tale da provocargli anche una leggera vertigine. Ma lui ci ha mostrato che in casa SPAL non c’è bisogno della lanterna di Diogene per trovare un uomo. Prima ha leggermente vacillato, senza perdere la ragione, poi ha cercato il dialogo. Ha chiesto consiglio in famiglia, poi si è confrontato con la società. Non ha risposto ai puntuali veleni della piazza, che già alle prime indiscrezioni lo tacciavano di tradimento, e, alla fine, è andato dove lo portava il cuore: in seno alla SPAL; a quella SPAL che è creatura sua e che non può abbandonare, come non si abbandona un figlio che cresce. Certi valori della vita – sembra dirci Davide Vagnati – sono più preziosi dell’oro e vanno rispettati a qualsiasi costo. E’ una grande lezione per i suoi figli questa, ma anche per tutti noi, che siamo spesso troppo sensibili agli aspetti utilitaristici dell’esistenza.

La società, da parte sua, nelle persone dei due Colombarini e Walter Mattioli, ha mostrato una saggezza che rivela doti manageriali non comuni. I problemi – sembrano dirci i massimi dirigenti – si risolvono col dialogo e il confronto tra le diverse posizioni, sapendo che la realizzazione del bene comune è anche quella del singolo. Se poi dietro i rapporti strettamente professionali operano anche saldi legami affettivi, allora le difficoltà sembreranno risolversi da sole. Dialogo, lealtà, stima reciproca, trasparenza, condivisione di intenti sono i capisaldi che fondano la conduzione societaria della SPAL.
Oggi siamo in alto in classifica, in una posizione su cui, ad inizio stagione, nessuno avrebbe scommesso, ma ora sappiamo che ciò non è un miracolo. E’ il naturale esito dell’impegno di una squadra che non fa punti solo a suon di goal, sui campi di mezza Italia, ma anche negli uffici dirigenziali, negli spogliatoi e in ogni altro contesto in cui si consuma la vita di gruppo. Questa è la nostra forza, amici di fede biancazzurra: il fatto che “qui alla SPAL noi facciamo così”. Da essa si traggano gli auspici perché i nostri sogni presto divengano realtà.

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