Furlani: Non facciamo la corsa su Agrigento, la facciamo su noi stessi

Dopo la vittoria casalinga con Firenze coach Furlani dà una tregua ai suoi, mandandoli a casa presto, e si concede ad una lunga intervista per spiegare l’attuale situazione della Pallacanestro Ferrara.

Coach, il PalaMit2B si è confermato un fattore: la gara con Firenze non era di facile lettura e si è risolta grazie ad un ultimo quarto davvero importante della sua squadra.
“Mah, qui non ci sono risultati scontati. Non bisogna giocare con la classifica, bisogna giocare le partite sul campo. Poi quando giochi tre partite nell’arco di otto giorni e sei reduce da un viaggio massacrante, devi sempre aspettarti che qualcosa non vada. Per giunta loro venivano da una larga vittoria con Lucca. Alla fine è venuta fuori una partita diciamo avvincente sotto il profilo del punteggio, un pochino meno sulla qualità del gioco però con grande tensione, con grande pathos, per cui vincere in queste condizioni sia sempre importante. Soprattutto vincere nella giornata in cui uno dei nostri elementi cardine, come Benfatto, che era proprio svuotato completamente di energie e con Mays che non era quello di Agrigento, cioè, aver giocato con due giocatori importanti nell’economia del gioco offensivo che non hanno prodotto quello che loro sanno fare, mi lascia soddisfatto perché finalmente abbiamo trovato il quarto che andavamo cercando, cioè il giocatore che ti apre il campo. Se considerate che Simone ha giocato undici minuti però i primi cinque sono stati di approccio alla partita e gli ultimi sei sono stati quelli che hanno spaccato la partita, questo vuol dire quanto a noi serve il giocatore. Io l’ho sempre definito il secondo playmaker in campo, il numero quattro: prima c’era Casadei, poi siamo andati alla ricerca di questo giocatore e oggi Simone ha dato la dimostrazione di quello che è in grado di fare”.

Parlando di Simone non si può omettere che è uscito anzitempo nel momento migliore della sua esperienza a Ferrara. E la sensazione è che possa essere un problema di non immediatissima risoluzione.
“Penso che questo ragazzo abbia dato una dimostrazione di quelle che sono le sue possibilità e potenzialità. Ci dà energia difensiva, perché le bombe sono quelle che rimangono nell’impressione generale, però i due recuperi difensivi che ha fatto sono altrettanto encomiabili sotto il profilo dell’economia del gioco perché ci ha permesso di creare un break non indifferente. Nella partita di Agrigento l’ho esposto a rischi perché lui ha fatto mezzo allenamento dall’infortunio di gennaio, mezzo allenamento! Ma l’ho buttato dentro perché volevo dare un segnale a lui e volevo che si rendesse conto che abbiamo bisogno di lui. E l’ho esposto sicuramente ad una brutta figura, perché lui non era pronto: è arrivato a dicembre, ha giocato due partite, tutte e due vinte, poi nelle vacanze di Natale si è ammalato, è rientrato, ha fatto una settimana di allenamento, noi siamo andati a Roseto, si è fatto male il giovedì e da allora lui non si era più allenato. Adesso chiamarci addosso ulteriori disgrazie penso proprio che non ce lo meritiamo però dobbiamo prendere atto che i campionati si vincono anche in questa maniera, giocando sulle sfighe altrui e in questo momento c’è gente che gioca sulle nostre sfighe”.

A proposito d’individualità: è il caso di parlare ancora di Jennings. Ancora più panchina di quella che di solito si concede ad un americano.
“Ma lui viene da una partita di Agrigento di assoluto spessore, e poi deve capire che fare il giocatore professionista vuol dire avere mentalità, vuol dire avere attenzioni particolari, concentrazione e lui questa sera mi sembrava molto molto svagato. Noi abbiamo sempre detto di avere una squadra di dieci giocatori e abbiamo dimostrato di saper vincere anche senza un americano, questa è la forza del gruppo. Con questo non dico che Milton è il male o il capro espiatorio della situazione: dico che lui viene da una partita buonissima come quella di Agrigento e che oggi non era pronto per affrontare un’altra partita. Quando giocheremo nei playoff non si potrà accendere e spegnere, dovrà rimanere sempre acceso e lui non ha ancora questa capacità”.

Assodato che vincere a Ferrara è difficile per chiunque, un eventuale aggancio alla capolista passa per le vittorie esterne.
“Ho letto queste cose, in questi giorni, ma penso che dobbiamo essere più onesti con noi stessi. Io non ho mai cercato delle scuse per mie sconfitte, però facendo un’analisi statistica, a Roseto non c’era Flamini, ancora non era arrivato l’esterno (Amici) e si è fatto male Spizzichini. A Lucca, stesso discorso; l’unica partita in cui poteva fare qualcosa di più è stata quella di Omegna. Ad Agrigento abbiamo perso negli ultimi possessi giocando con la squadra più forte del campionato, in situazioni in cui un fischio piuttosto che un altro può ribaltare la partita. Allora, so anche io che nel bilancio di un campionato ci può stare tutto questo, però non posso gettare la croce addosso alla mia squadra ogni volta perché abbiamo perso quattro trasferte di fila, perché mi chiedo: come le abbiamo giocate queste partite? Come le abbiamo giocate? Dove le abbiamo giocate? Avessimo perso a Mirandola o a Ravenna, senza nulla togliere a queste squadre, a Recanati? A suo tempo avremmo detto che c’erano dei problemi. Adesso ci sono dei problemi? Probabilmente sì! E l’ha dimostrato Flamini questa sera, Flamini in campo o un numero quattro in campo che risponde al nome o di Casadei o di Flamini ci dà una sostanza, altri giocatori non ce la danno perché nelle giornate in cui Milton è in banana non abbiamo un’alternativa. Per cui chiedo scusa, so benissimo che questo campionato è un campionato lunghissimo, nove partite, però io non penso di fare la corsa ad Agrigento. Penso di fare la corsa per la Mobyt: è la Mobyt che prova a correre per il miglior risultato possibile, non è escluso che pensiamo anche di rincorrere la miglior posizione, ammesso che ci andiamo nei playoff, questo è importante perché i conti si fanno alla fine, non si fanno a metà”.

Una considerazione sulla prestazione di Amici che ha dato molto in difesa, invece in attacco ha avuto delle difficoltà soprattutto al tiro. Quanto può dare Amici in attacco a questa squadra?
“Allora, Alessandro è un giocatore che anzitutto è un 1991, per cui quest’età indica che è un giocatore giovane, proiettato nel grande basket senza avere dietro una base solida. Ha fatto da giovanissimo un campionato a Firenze e poi via subito in serie A. E’ venuto via dalla serie A per darsi un’identità forte. Adesso è un giocatore che si fa del male da solo perché è molto ansioso, necessita della prestazione importante e non pensa che forse anche la cosa un pochino più semplice lo potrebbe aiutare. Se ci fate caso questa sera a livello di energia fisica è un giocatore che ci ha dato tantissimo. A noi manca un giocatore così, per cui per me diventa fondamentale in due ruoli. Il tempo ci darà ragione perché su di una base ben definita c’è poi della sostanza che può essere migliorata, sostanza tecnica. È un giocatore che a noi farà molto comodo perché al di là dei rimbalzi della difesa e dei palloni che ha toccato questa sera ha messo una bomba importantissima e poi ha fatto due o tre scriteriate. Però dobbiamo accettarle in questo momento”.

Cosa ne pensa delle dichiarazioni rilasciate dal presidente Bulgarelli in settimana?
“Voglio che sia chiaro il mio messaggio. Se qui c’è la pallacanestro e se qui ci stiamo giocando un risultato importante è perché abbiamo un presidente che investe risorse in un progetto che gli è esploso tra le mani, perché era partito a piccoli passi e dopo siamo riusciti a farlo diventare ambizioso. Per cui noi dobbiamo accettare le sue critiche le sue osservazioni, i suoi messaggi, dopodiché non siamo tutti allineati e coperti. Abbiamo una mentalità critica e non c’è il pensiero unico: io mi confronto con i miei assistenti, mi confronto con delle teste un pochino più importanti che possono essere quelle di Pulidori o di qualcun altro. Se c’è qualche considerazione che non condividiamo ovviamente ci rivolgiamo alle persone, non certamente facendolo platealmente o sui giornali. Questo per dire che ciascuno può dire quello che pensa. A noi serve anche come stimolo perché sappiamo che lui è vicino alla squadra e che lui ci tiene più di noi perché vuole vincere. Il messaggio do a voi giornalisti è che la squadra che c’è adesso non è una squadra che ha paura di vincere, perché tutte le volte che abbiamo giocato qui in casa abbiamo sempre dato dimostrazione di volerci credere. È una squadra che può essere messa in difficoltà, che può avere delle problematiche di natura fisica o numerica come ho cercato di farvi capire prima e non cerchiamo alibi e giustificazioni. Invitiamo tutti a fare i conti alla fine”.

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