Il lacero e ormai scolorito vessillo biancazzurro che campeggia sul lato principale del Centro di via Copparo è metafora abbastanza calzante delle condizioni in cui versa la Spal. La convulsa giornata di oggi non ha fatto altro che certificare ulteriormente lo stato di agonia dell’attuale società, povera di denari e ora anche orfana della piccola dignità rimasta chiusa tra le mura della propria sede. Non si era mai vista prima una conferenza stampa congiunta di giocatori e staff, tutti radunati senza eccezioni di fronte a cronisti e a una piccola rappresentanza di tifosi. E se mai si era vista una cosa simile, prima d’ora non aveva certo inficiato sui programmi d’allenamento: oggi invece è stato diverso, con la seduta pomeridiana sostituita da una sofferta presa di posizione da parte della squadra.
La scelta di uscire allo scoperto covava probabilmente da qualche giorno all’interno dello spogliatoio. Stipati nella piccola sala stampa, con l’abbigliamento casual che contraddistingue la maggior parte dei ragazzi della loro età, i giocatori si sono disposti in gruppo dietro a Stefano Vecchi seduto alla scrivania. Al suo fianco Beppe Brescia e Marco Zamboni. Spostano il tavolo in avanti per garantire spazio e visibilità a tutti. Sembra una foto di classe senza ultimo giorno né relativi sorrisi. Una banda di ragazzi vittime di un gioco più grande di loro. L’allenatore ha radunato i pensieri su un foglio bianco scritto a penna, che serve da scaletta: “Dopo l’ultima riunione tra di noi è emerso un disagio che non è più sostenibile. Si è andati avanti fino adesso con rispetto, dignità, attaccamento all’ambiente e alla società, però bisogna mettere in chiaro che siamo giunti al limite, innanzitutto nell’aspetto economico: i ragazzi sono stanchi di padroni di casa che bussano alle porte; di andare in ristoranti dove viene preteso il conto (che dovrebbe spettare alla società –ndr). I ragazzi stanno soffrendo enormemente di questo, nonostante le tante persone che ci stanno dando una mano in maniera disinteressata”. Quindi la considerazione più amara della giornata: “Se va avanti così dura poco. Siamo tutti stanchi di rincorrere e chiedere di continuo ciò che dovrebbe rappresentare una garanzia minima. Ieri ci sono state difficoltà nel pagare il gasolio dei pulmini che ci dovevano portare a Solesino per l’allenamento, ci si è adoperati usando mezzi privati. Non siamo qui a parlare di stipendi, ma di vita quotidiana e di gestione minima che sia rispettosa di un gruppo che sta dando l’anima. Allo stato attuale manca il minimo per vivere dignitosamente”.
Il brevissimo interregno di Santarelli & C. ha fatto letteralmente saltare la mosca al naso all’intero gruppo spallino, il che spiega almeno parzialmente la decisa uscita odierna: “Ci sentiamo presi per il culo – ha tagliato corto evidentemente esasperato Vecchi -, vedere arrivare certe gente a occupare la nostra sede e fare promesse è stato assurdo. La Spal non merita questo per la sua storia e per la piazza che è. Vorremmo capire cosa ci si prospetta, perché ora è una situazione indecifrabile, abbiamo perso ogni tipo di fiducia. Potrebbe arrivare qualcuno o non arrivare nessuno, e per di più tocca sopportare l’ennesima beffa della penalizzazione in arrivo. Non siamo certo da primo posto, ma così viene buttato all’aria il lavoro fatto ogni giorno sul campo. Se domani non ci saranno le condizioni minime per svolgere un allenamento normale a Solesino credo sia il caso di prendere in considerazione il fatto di non allenarsi e di conseguenza nemmeno presentarsi e fare una brutta figura a Lumezzane. Tanto tra meno otto punti o meno undici non cambierebbe niente. Sono sicuro che ci salveremmo comunque: arriviamo penultimi, facciamo i playout, riempiamo lo stadio e ci salviamo. Quello di oggi non è un affronto nei confronti di chi sta cercando di risolvere, né verso chi ci sta aiutando. Anzi, siamo onorati dell’appoggio dei tifosi e delle persone comuni che ogni giorno ci esortano a non mollare”. Il futuro è fosco e il mister lo sa, tuttavia prova a vedere un qualche tipo di prospettiva innanzi a sé: “Non so come finirà questa storia, l’importante è che dopo questa proprietà arrivi immediatamente qualcuno e garantisca la sopravvivenza minima, assieme a qualche corresponsione di stipendi. Da parte mia c’è l’assoluta garanzia di avere a disposizione un gruppo serio, che però non ce la fa più. Mi auguro di non perdere dei pezzi, perché se rimaniamo così ci salviamo. Andremo comunque avanti al meglio che si può, portando la maglia biancazzura in giro per gli stadi d’Italia”.
Gli sguardi d’angoscia e preoccupazione dei giocatori fanno da contorno al drammatico intervento di Stefano Vecchi. Il capitano Zamboni si accoda al ragionamento del mister, mentre Agnelli precisa: “Non è nostra intenzione buttare fango sulla società, ma noi ne abbiamo ingoiato per otto mesi. Se oggi siamo qui è solo perché non ce la facciamo più. Non ci schieriamo contro un’eventuale nuova proprietà, ci sta a però a cuore fare capire a tutti che c’è una grave emergenza”. Di fronte a loro siede, coraggiosamente imperturbabile, il direttore generale Bortolo Pozzi. Che con la consueta flemma offre ai presenti la propria versione: “Giocatori e collaboratori sanno cosa penso del loro operato, per l’atteggiamento che hanno non sono da meno dei professionisti di serie A. Non hanno mai lesinato la fatica in allenamento, non si sono mai tirati indietro. Le colpe di questa situazione sono anche mie, ho insistito parecchio sui giocatori e li rassicurati sulla base di certe situazioni che credevo potessero avere esito positivo. Va però detta una cosa: il minimo indispensabile il presidente l’ha sempre assicurato, pur a fatica, fino alla settimana scorsa. Sono un collaboratore anch’io e vivo le stesse loro problematiche, pur con un diverso stato d’animo. Per questo capisco e giustifico il loro atteggiamento di oggi. E pur di fronte a tutto questo dobbiamo cercare di essere inappuntabili dal punto di vista professionale, andare il campo dare il 100%. Se saremo bravi e fortunati possiamo anche credere alla salvezza diretta. Dal punto di vista economico non c’è molto da dire rispetto a quanto già noto: purtroppo fino a oggi le condizioni del mercato non permettono un atteggiamento diverso nei confronti di una società in difficoltà e di conseguenza per noi i problemi sono superiori al dovuto. Non sono in grado di dire cosa succederà: so che ci sono diverse persone in contatto con me e con il presidente, per cercare di trovare una via d’uscita definitiva a questa vicenda”.
Con il passare dei minuti la conferenza stampa si trasforma in una vera e propria assemblea aperta sui mali di casa Spal, con i ragazzi a fare da pubblico pur essendo protagonisti della triste storia. A rinfocolare il dibattito ci pensa l’assessore allo Sport del comune di Ferrara Luciano Masieri, giunto un po’ a sorpresa in sala stampa poco dopo l’inizio dell’incontro. Masieri non usa mezze misure nel suo intervento: “La situazione è complicata e non lo è da oggi. Allo stato attuale sono state fatte fin troppe chiacchiere e verosimilmente temo non ci siano soluzioni tra quelle prospettate recentemente. Credo quindi sia il caso di cominciare a parlare sinceramente a parlare di fallimento pilotato, non vedo altra strada. Sono mesi che sento le stesse parole, alla pari dei giocatori: le cose non sono cambiate e forse è il caso di prendere atto che una soluzione non c’è. Il fallimento pilotato darebbe la possibilità di arrivare a fine campionato in maniera dignitosa e consentirebbe di cercare un accordo con i troppi creditori”. L’assessore comunque resta cauto: “Anche in caso di fallimento pilotato non si tratta di questione semplice, perché bisogna trovare soggetti in grado di mettere sul tavolo del giudice almeno un paio di milioni di euro. Gli interlocutori, almeno per quanto ne so io, ci sono, ma devono uscire allo scoperto in tempi brevi. A partire dai famosi lombardi, di cui nessuno conosce l’identità, nemmeno il Sindaco. Chi c’è dietro? Ormai è impensabile che una soluzione possa arrivare da loro”. Sulla pista ferrarese Masieri invece precisa: “I ferraresi possono giocare una parte importante in caso di fallimento pilotato, dando una mano alla Spal. Fermo restando che si parla di cifre consistenti e che oltre agli imprenditori del luogo servono anche altri provenienti da fuori”.
Si guarda quindi a mercoledì prossimo, quando al tribunale di Ferrara verrà presa una decisione sulle istanze di fallimento esaminate sette giorni fa dal giudice Giusberti. Nel frattempo bisogna mettere benzina nei pulmini per andare a Solesino e poi a Lumezzane. Malgrado sul tema carburanti giungano rassicurazioni credibili (l’allenamento si farà) un tifoso, alla fine della conferenza stampa, dimostra di aver inquadrato bene la questione: “Cazzo, siamo la Spal. Nei corridoi fuori da questa stanza abbiamo le foto di Paolo Mazza e Fabio Capello. E non ci sono nemmeno i soldi per andare a giocare una partita a Lumezzane”.