SPAL-MONZA 0-0 (19 novembre 1978).
Personaggio: Adriano Bardin
Bardin nacque nell’industriosa Schio nella metà degli anni Quaranta e mentre il paese si attrezzava per superare i disagi del dopoguerra, come tanti altri ragazzi della sua generazione frequentava l’oratorio. Da adolescente era famoso per le sue doti di realizzatore e, quando già si vedeva gran cannoniere, il prete dell’oratorio, Don Nicola, lo convinse che il suo futuro calcistico era evitare i gol e non farli. Infatti con i guanti da portiere entrò a far parte delle giovanili dello Schio allenato, all’epoca, da Sanvadori, un ex calciatore scledense.
Nel 1960, quando Bardin aveva sedici anni ed era il terzo portiere dei giallorossi militanti in serie D, l’allenatore Gino Costenaro lo fece esordire in prima squadra, sostituendolo al titolare squalificato. Fu sufficiente quell’esordio a farlo conoscere sulla piazza ed essendo già un dipendente del lanificio Rossi entrò a far parte anche del Lanerossi calcio: appena ventenne il mitico allenatore Manlio Scopigno chiamò Bardin a sostituire il titolare Luison facendolo così esordire nella Massima Divisione. Nella stagione seguente altra gara in serie A e poi due campionati in serie C, in prestito al Del Duca Ascoli. Nella città marchigiana, agli ordini del bravo e preparato Leo Zavatti, disputò due ottime stagioni. Nell’estate del 1967, già ventitreenne e con una buona esperienza fra i pali, fece ritorno alla casa madre, dove giocò cinque gare, ma andò molto meglio l’anno dopo, quando giocò diciotto gare. A Vicenza si fermò per dieci lunghi anni, giocando complessivamente centocinquanta partite. Nel 1975, con il Cesena di Dino Manuzzi e Pippo Marchioro in serie A, Bardin diventò l’estremo difensore cesenate. L’anno seguente le cose andarono male: si cambiarono quattro allenatori, da Giulio Corsini a Paolo Ferrario, da Tom Rosati ad Aldo Neri e, malgrado la bravura di Bardin il Cesena retrocesse in B. Bardin disputò un altro anno a Cesena dove, fra l’altro, giocò insieme ai poveri Beatrice e Rognoni, per trasferirsi, nell’estate del 1978 a Ferrara. La Spal militava in serie B, con il grande Mario Caciagli in panchina. “Baffo” Bardin a Ferrara fece sempre, e fino in fondo, il proprio dovere ogni qualvolta venne chiamato in causa, gara con i brianzoli compresa. Aveva trentaquattro anni e tanta esperienza, rifuggiva dalla spettacolarità in quanto una presa ferrea ed il senso della posizione gli permettevano di essere sempre sulla palla, molto bravo nei tiri ravvicinati e sulle palle rasoterra. Sapeva cavarsela molto bene nelle uscite anche se in quegli anni, l’utilizzo del libero limitava le uscite dei portieri.