L’ultima delusione. Che in quanto a simbologia è un po’ come quando l’ovetto simbolo sparì dalla sua casa originaria, la Spal. Lo stadio Paolo Mazza rischia seriamente di chiudere perché non in regola. Un oltraggio al popolo spallino ma una decisione, è giusto scriverlo, conforme ai regolamenti anche se troppo ambiziosi e poco “con i piedi per terra”. I fatti. Qualche tifoso più attento si sarà accorto che quest’anno, per la prima volta, la Spal non ha mai giocato una partita in casa di lunedì, per il consueto posticipo televisivo. Chi scrive lo fa con cognizione di causa perché sono io, per la Rai, a concordare con la Lega Pro le partite da trasmettere.
Un passo indietro: nel girone di andata Raisport aveva chiesto alla Lega Pro di poter trasmettere una gara della Spal al Paolo Mazza. Dopo un’attenta valutazione e una settimana di verifiche tecniche dettagliatissime è arrivato il divieto in quanto lo stadio ferrarese non ha i requisiti minimi richiesti, dal punto di vista dell’illuminazione (550 lux, contro i 280 circa del Mazza e di altri stadi di Lega Pro, almeno una decina) per assicurare lo standard necessario alle riprese televisive notturne. Personalmente avevo fatto presente ai dirigenti spallini attraverso una mail ufficiale il problema insormontabile quindi l’impossibilità di trasmettere gare casalinghe in televisione fino a quando il problema non sarebbe stato risolto. La Spal rispose con una lettera altrettanto ufficiale nella quale spiegava nel dettaglio la situazione dello stadio e, nel frattempo, inoltrava due raccomandate al Comune di Ferrara per spiegare la situazione e i rischi ai quali si poteva andare incontro visto l’obbligo di procedere velocemente all’adeguamento dell’impianto sportivo per antonomasia di Ferrara. Questo perché, era riportato nella lettera mandata per conoscenza anche a Raisport, in vista della prossima stagione tutte le società di Lega Pro e non solo (disposizione Uefa!) dovevano giocare in impianti con i requisiti di cui sopra a prescindere dalle riprese televisive in notturna. In sostanza: o si adeguano gli impianti oppure si rischia l’esclusione dai campionati professionistici (!) e nella migliore delle ipotesi non si gioca nel proprio impianto nemmeno di giorno. Folle, in controtendenza con i tempi… tutto vero ma queste sono le regole Uefa anche se crediamo che l’idea che porta all’esclusione dai campionati verrà rivista e scongiurata. O almeno lo speriamo.
Regole, scrivevamo, comunque chiare, scritte e comunicate ufficialmente dalla Lega Pro alle società, quindi anche alla Spal, e da queste ai vari Comuni di competenza.
Per questo abbiamo sentito l’assessore allo Sport, Luciano Masieri, che cortesemente ha spiegato la situazione.
“Sapevamo tutto e abbiamo chiesto da più di un mese un incontro alla Lega. Non ci hanno mai risposto”.
Quindi il Mazza chiuderà?
“Noi ci siamo mossi per tempo e abbiamo fatto tutte le verifiche del caso. Siamo anche riusciti a portare a 300 lux l’illuminazione del Mazza. Ma non basta. Secondo i nostri esperti ci vogliono cinquecentomila euro per mettere in regola l’impianto perché andrebbe rifatto da capo. Stiamo vedendo se è possibile mettere dei led ma ci vuole tempo e probabilmente è una cosa che non risolverebbe davvero il problema. Di certo il Comune non può spendere certe cifre visto che abbiamo altri problemi più urgenti legati ai cittadini. C’è chi non mangia, chi non ha lavoro…”.
Mi perdoni: nessuno come me può capire visto che da mesi difendo la società Spal proprio spiegando che la congiuntura economica ha creato i problemi che tutti conosciamo. Resta il fatto, però, che così come sono arrivate le penalizzazioni al club ora rischia di chiudere lo stadio e stavolta, ovviamente, non è la società che doveva e deve farsi carico del problema strutturale. Ma lasciando stare questo discorso, ora in concreto per non andare a giocare un campionato intero in campo neutro che cosa si può fare?
“Speriamo che la Lega ci conceda questo incontro in tempo. Devono rendersi conto che vista la difficoltà economica di tanti, non soltanto nostra, non si possono investire cifre del genere davanti ad altri e più urgenti problemi dei Comuni. Ci vuole buon senso, che arrivi dalla Lega o dalla Uefa cambia poco. Ma va tenuta in considerazione la situazione. E poi non siamo soltanto noi quelli non in regola con queste normative nuove e, a mio avviso, troppo pretenziose”.
Il 30 aprile però è lunedì. E quello è il termine…
“Lo sappiamo, continuiamo a vedere di trovare una soluzione e speriamo di riuscire a incontrare gli esperti della Lega per spiegare le nostre, e non solo, difficoltà. Perché non si può penalizzare così una società e una città”.
La posizione del Comune, attraverso l’assessore Masieri, è senz’altro comprensibile. Di sicuro più della normativa in questione. Soldi ne girano pochi ovunque e ogni città ha delle priorità indubbiamente pressanti e importanti. Il problema è che in tutti questi mesi, per un motivo o per l’altro, tutto è rimasto fermo e adesso è tardi per metterci una pezza. Per carità, ripetiamo che si tratta di cifre importanti (secondo noi magari non sui 500 mila euro ma sui 200-300 di sicuro). Alternative, però, non ce n’erano e non ce ne sono più. La sostanza è che finora – e il termine scade appunto lunedì 30 aprile – il nostro mitico Paolo Mazza non è stato adeguato e l’anno prossimo, salvo miracoli ora francamente impensabili nonostante tra la dirigenza attuale della Spal e i vertici della Lega Pro i rapporti siano decisamente ottimi (come giustificare alle altre società non in regola un trattamento di favore alla Spal?), i biancazzurri dovranno giocare lontano da Ferrara. Con i risultati del caso. La rabbia, facilmente immaginabile e sacrosanta dei tifosi, i danni sportivi ed economici alla società (qualunque sia la proprietà) che dovrà prima di tutto trovare un altro impianto, poi pagare un affitto, poi farsi carico di ogni spostamento e di tutti i problemi logistici dei giocatori. In mezzo, anzi prima di tutto e tutti, i disagi per i tifosi che già non sono più una marea, figuriamoci ora e domani. Una cosa impensabile e assurda, un oltraggio al pubblico calcistico ferrarese. Una cosa comunque gestita male almeno nei tempi, a prescindere dalle giustificabili difficoltà economiche di ogni Comune, che andava affrontata o comunque “anticipata” per non far cadere questa mazzata clamorosa sul pubblico ferrarese. Sempre che l’Uefa non ammorbidisca la regola ed eviti, se non altro, l’esclusione dai campionati professionistici. A questo, almeno a questo, non vogliamo nemmeno pensare.