Il capitano spallino Marco Zamboni fa parte dei calciatori o ex tali chiamati nel pomeriggio di oggi a depositare la propria testimonianza presso la la Procura Federale di Roma nell’ambito dell’inchiesta sul calcio scommesse. Il giocatore è stato chiamato in causa in una manciata di conversazioni telefoniche tra alcuni dei protagonisti della vicenda, tra cui Michele Cossato (ex giocatore del Chievo) che già ha rimediato una pesante squalifica con la sentenza di primo grado. Zamboni ha accettato molto serenamente di raccontarci come è andata, mentre era di ritorno dalla Capitale: “La quasi totalità delle domande riguardavano i miei rapporti con Michele, nello specifico alcune telefonate un po’ dubbie in cui si parla anche di appartamenti da ristrutturare. Ho semplicemente fatto presente che siamo amici da anni dopo aver giocato assieme e che il rapporto è continuato nel tempo, diventando di fatto un legame di famiglia. Che lui scommettesse dopo aver smesso di giocare lo sapevo, ed è capitato che mi chiedesse come vedevo determinate partite. Ma non c’è mai stata una volte che gli dicessi ‘finisce così perché so che c’è qualcosa’, anzi, erano veri e propri discorsi da bar. Da parte mia c’erano solo delle supposizioni, esclusivamente sulla base dei risultati della domenica prima”.
Pare insomma che Zamboni sia riuscito a spiegare meglio la natura delle sue chiacchierate con Cossato: “Tra me e Michele non c’era nessun legame nell’ambito scommesse, c’era in altri ambiti, perché magari capitava di passare qualche serata assieme. Quando abbiamo parlato dell’intercettazione sugli appartamenti da ristrutturare i miei interlocutori si sono tranquillizzati nel momento in cui ho spiegato che mio padre fa l’imbianchino e magari si poteva risparmiare qualcosa con il suo aiuto. Penso abbiano capito che l’amicizia tra me Cossato va oltre il calcio. Anche perché se su oltre 1.400 telefonate ne hanno estrapolate quattro vuol dire che c’è davvero poco”. Poco altro da aggiungere a quanto pare: “Tra le altre cose mi hanno chiesto di altri ex giocatori coinvolti, come Gianello e Giusti, ragazzi con cui ho giocato assieme ma che negli ultimi anni avrò sentito giusto un paio di volte. Quel che conta è che io e il mio avvocato abbiamo continuato a ribadire la completa estraneità rispetto alla vicenda”.
Sereno anche il tono di voce dell’avvocato Eugenio Carpeggiani, legale appunto del capitano: “Abbiamo chiarito la posizione in estrema tranquillità. Marco si è messo a disposizione per qualsiasi domanda e hanno avuto i chiarimenti che cercavano. La questione si è svolta in maniera molto tranquilla. Non credo che ci sarà bisogno di ulteriori chiamate come in altri casi, Marco non verrà più disturbato. Abbiamo a che fare con dei professionisti e perciò non ho motivo di pensare che possano equivocare quanto detto: nel complesso c’è un numero elevato di telefonate in cui gli inquirenti devono vedere chiaro, capire chi è amico, chi è conoscente e chi è colluso. Non possono saperlo a prescindere e perciò le indagini sono ad ampio spettro”.