LA PARTITA VISSUTA AL FIANCO DI PATRON MASI, IL NOBILE ULTRA’ D’ECCEZIONE DEL SUO FORMIGINE

Marcello Masi, settantaquattro primavere portate con una vitalità da far invidia ai ragazzi della sua squadra, è il presidentissimo del Formigine da trentotto anni. A conti fatti, nella sua vita Masi ha spento più della metà delle candeline da presidente. Mica male.

Entrato nell’impianto “Caduti di Superga” della città della ciliegia, va subito a fare un giro di ricognizione sul terreno di gioco, e, dall’aria pensosa, si direbbe che anche lui nutra qualche perplessità sullo stato del manto erboso. Poco prima del calcio d’inizio, il Pres viene a posizionarsi di fianco alla nostra postazione, in una zona della tribuna (parola grossa) a frequentazione mista, con equa distribuzione di segni distintivi biancazzurri e verdeblù.

“Avete visto che mi sono vestito coi colori della squadra”?, ci dice indicando i pantaloni verdi sotto l’elegante cappotto blu. “Ma è casuale, me l’hanno fatto notare solo adesso”.

Il Pres passa in rassegna con lo sguardo la rappresentanza di tifosi spallini sugli spalti e commenta: “Allora non siete venuti così in tanti”. In settimana sui giornali, in effetti, era annunciato un esodo spallino di proporzioni più consistenti, e forse il suo pensiero va anche all’incasso più contenuto del previsto.

Chiede il risultato del Bologna, la sua squadra del cuore, impegnata nell’anticipo all’ora dei tortellini con la Roma, e racconta della serata precedente, vissuta al Braglia di Modena, dove ha assistito alla débâcle dei canarini con le fere rossoverdi della Ternana. Frattanto, sugli spalti si vede anche qualche sciarpa con la stessa insolita combinazione di colori, ma si tratta di supporters della locale Vignolese.

Dopo una manciata di giri di lancette dal “pronti via”, quando la Spal va in affanno e rischia grosso sul clamoroso palo colpito da Sarnelli, la partita del Pres comincia a scaldarsi. Si alza in piedi alternando imprecazioni alla malasorte e grida d’incitamento ai suoi ragazzi, chiamandoli tutti per nome. Di qualcuno non ricorda il nome di battesimo, ma prontamente i suoi compagni di tifo gli vengono in soccorso. “Vedo l’otto un po’ fuori dal gioco, Brini Ferri, il nobile”, ironizza sul doppio cognome del suo giocatore di natali ferraresi. Un suo collaboratore raccoglie l’assist e rilancia: “Come quella di Fantozzi, la contessa Serpelloni Mazzanti Vien Dal Mare”. La bella signora al suo fianco gli ricorda che il “nobile” fa Michael all’anagrafe, e il Pres cerca di scuoterlo urlando a gran voce il suo nome. E’ uno spettacolo, una partita nella partita.

Si sprecano poi gli incitamenti agli altri verdeblù in campo. “Bravo Alfonso”!, grida rivolgendosi all’ottimo estremo difensore di scuola reggiana Della Corte. “Gioca, Sasà”!, è il perentorio monito al calvo attaccante Greco che sul campo ha una lingua tagliente quanto il suo micidiale tiro. “Giocala su Umbi”!, è il generale invito a tutti quelli che si trovano nel raggio d’azione del talentuoso capitano Sarnelli. “Vai Lollo”!, è l’incitamento alla sgusciante aletta Lorenzo Pilia.

“Questo prima della fine vi fa un gol”, ci dice minaccioso indicandoci proprio il piccolo vice capitano Pilia. “Se la partita finisce alle sei di stasera, forse”, è la nostra temeraria risposta alla faccia della scaramanzia, anche se da quel momento in poi ci assale un piccolo brivido ogniqualvolta il numero sette formiginese si avvicina alla nostra area di rigore.

All’isolato, ancorché del tutto immotivato, “Sono ridicoli” che un tifoso ferrarese grida cercando di spronare i propri beniamini, con riferimento ai giocatori formiginesi, il Pres risponde caustico: “ Senti lì come sono gentili, i nostri amici “ad Frara”!

Durante l’intervallo, il Pres si lascia andare ai bei ricordi della sua giovinezza, quando andava a morosa col treno da Bologna a Poggio Renatico, rigorosamente senza biglietto, con la complicità di un amico con cui si alternava nei turni di guardia al controllore. Ora quella morosa è sua moglie da cinquantacinque lunghi anni, ai quali guarda con disincanto, pensando al “bell’affare che ha fatto”, suscitando l’ilarità degli amici della coppia.

Ci scambiamo informazioni sui portacolori delle rispettive squadre, e il Pres si mostra interessato alle caratteristiche dei giocatori in casacca biancazzurra, mentre soppesa attentamente la distinta delle formazioni, soffermandosi sull’anno di nascita di tutti gli spallini in campo.

“Presidente, forse si ricorderà di Marchini, il nostro numero sette, con la maglia del Bologna qualche anno fa”.

Dall’aria perplessa del Pres, si intuisce che il nome non gli dice granché. Quando il capitano biancazzurro fallisce inspiegabilmente una ghiotta occasione da gol, “telefonando” di piatto anziché “cannonare” di collo pieno, si rivolge incredulo verso la nostra postazione chiedendoci: “Ma cos’ha fatto”? 

Quando Sassarini lo sostituisce all’inizio della ripresa, dopo una prova al di sotto delle aspettative, il Pres commenta impietosamente: “Si vive di fame, non di fama”.

All’espulsione di Bulgarelli che lascia la sua squadra in dieci, Masi si alza in piedi contestando sonoramente la decisione dell’incerto direttore di gara, spalleggiato con forza dagli altri sostenitori formiginesi in tribuna. E’ a quel punto che il Pres, da vero condottiero, capendo il momento di difficoltà del suo esercito, intona alto il grido “Formiiiiiigineeeeee! Formiiiiiigineeeeee”!, con un acuto tenorile da far invidia al Pavarotti dei tempi d’oro.

Da lì in poi il suo bersaglio preferito diventa l’arbitro, al quale però si rivolge mantenendo un aplomb d’altri tempi. Per rimproverare duramente il direttore di gara, in fondo, basta un laconico “Cataldo”! (cognome del fischietto della sezione di Bergamo), alternato ripetutamente a un inequivocabile “Inadeguato”!

Al termine dell’incontro, il Pres può finalmente rilassarsi, soddisfatto del pareggio e della prova dei suoi ragazzi, recriminando però sulla decisione dell’arbitro che, a parere suo e degli altri sostenitori formiginesi, li ha lasciati immeritatamente in inferiorità numerica per buona parte della seconda frazione di gara.

“In bocca al lupo per tutto, e scusate se mi sono lasciato un po’ andare, ma sono fatto così”, ci dice salutandoci calorosamente.

“Nessun problema, presidente, è giusto così, ci mancherebbe: fossero tutti come lei, i suoi collaboratori e i vostri tifosi, sarebbe più bello andare in trasferta la domenica”.

Il presidente Masi si congeda dallo stadio lanciando ancora una volta il suo inno di battaglia: “Formiiiiiigineeeeee! Formiiiiiigineeeeee”!

No, il calcio non è ancora tutto da buttare. E Masi ne è un grande esempio.

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