LE PAROLE ASSENTI, IL MORALE RASOTERRA IL DESTINO E LA VOGLIA DI RICOMINCIARE

Che dire di fronte a un suicidio? Niente. Silenzio. E poi che abbiamo questo inesorabile, avverso, complicato destino. Che anche dopo un anno bello come questo tocca arrendersi alla delusione di una partita sciagurata fatta di una prestazione anche buona ma costellata, e non è la prima volta, di troppi gol sbranati. Bisognava provare davvero a vincere una partita che non solo si poteva ma si doveva vincere. Uscire dai playoff all’ultimo novantesimo minuto fa un male cane e ricorda ferite antiche e recenti. Una condizione abituale che deve essere scritta nel nostro maledetto dna. A un passo dalla fine di una stagione rivoluzionaria, di programmi e fatti concreti, di una squadra costruita bene e in un attimo, nonostante tutto il morale è basso, le speranze pochissime. Ancora una volta il nostro futuro è in mani altrui, aggrappato a una serie di eventi quasi impossibili.
Ognuno ha le sue priorità ed è giusto così. Personalmente affido alla permanenza di questa dirigenza la passione biancazzurra che ho e che oggi mi fa terribilmente soffrire. Non era la possibilità di vincere il secondo campionato di fila a farmi guardare sereno al futuro, no. E’ la voglia di andare avanti tutti insieme e di continuare a crescere, a migliorare. E’ la permanenza del presidente Butelli e dei suoi collaboratori. L’impegno, i progetti e gli investimenti fatti sono stati tutti clamorosi e oltre ogni aspettativa. Ecco perché bisogna andare proseguire, anche in momenti come questi. La strada è in discesa. In nemmeno un anno, infatti, è stato costruito un nuovo miracolo spallino che ora va alimentato, custodito, coccolato senza necessariamente spendere altre cifre a infiniti zeri. Poi, per quanto riguarda il campo, da buon spallino alzerò le mani in segno di resa soltanto all’ultimo secondo del campionato.
Adesso, però, il dispiacere viene prima di tutto. Prima di una stagione per tanti versi indimenticabile che rischia di essere buttata a casa di un Lecco qualsiasi. Tutto dopo una settimana particolare. La settimana di Noemi e di Bortolo. La settimana del gossip. I pruriti presidenziali e almeno moralmente disgustosi e i progetti, sempre presidenziali, che decideranno anche il futuro dell’uomo del mercato (e non solo) spallino. Si è parlato così tanto delle due cose che non ho alcuna voglia di sottoporre ai già provati colleghi di sofferenza spallina altre chiacchiere. Quel filo di voce che mi resta vorrei spenderlo per dire a tutti, ancora una volta, giocatori o tifosi che siano, che domenica bisogna vincere. E’ una questione di principio e di dignità. Non bisogna mollare mai, nemmeno ora che, ribadisco, il morale è simile a quello di un anno fa in quel di Portogruaro. Soltanto simile, però, perché le basi di una ripartenza ci sono eccome. Una cosa, una sola cattiva ma secondo me vera mi scappa proprio di scriverla, però. Una parte di Ferrara e degli sportivi ferraresi non è ancora pronta per la serie B. Sono tutti quelli che ieri, dopo la sconfitta, già si smarcavano e già cominciavano con i soliti “io l’avevo detto”. Persone e tifosi dannosi che impediscono all’ambiente, da tempo, di crescere a prescindere da qualsiasi società possieda la Spal.
Avrei voluto scrivere tanto anche di quel bellissimo spettacolo teatrale che Beppe Gandini ha messo in scena in questi giorni e che ci ritorna in mente insieme con tutta la sofferenza spallina che abbiamo accumulato in questi decenni. Avrei voluto dilungarmi poi sulla serata di venerdì prossimo organizzata dagli Spallinati per presentare l’ultima, lodevole iniziativa – il libro fotografico “Ars et Labor” – ma non ho tutta questa euforia per consumare d’entusiasmo una riga dopo l’altra. Mi resta solo la speranza, l’ultima a morire, la voglia di non buttare via tutto quello che di magnifico, non di buono, è stato fatto e le parole del mio amico Giginho che conserverò sempre, nonostante Lecco. “… Con il sapore degli ultimi giorni di scuola col sole, passerò a prendere il caffè, sperando che sia un tavolino sul lago. Capirò domani, alla sera, con lo sguardo inebetito dalle ennesime emozioni, ripercorrendo i giorni come fossero un giro d’Italia, ma la rosa da sventolare come la bandiera, per noi, avrà sempre e solo i colori del cielo… Forza Spal…”. La poesia è una cosa, un sentimento, uno stato d’animo talmente bello che, anche se in questo caso non ha portato bene, rifocilla l’animo e il cuore. Ovviamente spallino. Sempre e comunque.

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