L’AMBIENTE, LA TESTA E L’UNICO AVVERSARIO

Settimana intensa, bella, lunga. Settimana anche complicata, quella appena trascorsa. Dall’errore di Crema alla super sfida con la Salernitana è successa tanta roba e ogni spallino del pianeta ha vissuto gli ultimi sette giorni in modo diverso. Il ritorno delle telecamere di “Quelli che… il calcio” al Paolo Mazza dopo una vita è stato soltanto uno dei parecchi eventi colorati di bianco e di azzurro negli ultimi giorni. A proposito, e ovviamente si tratta di un giudizio personale: che bella la nuova maglia! Giorni veloci, anche frenetici, scrivevo, perché la voglia di rigiocare dopo i punti buttati in casa della Pergo era esagerata. Nonostante i giornalisti, me compreso, per fortuna la domenica è arrivata in fretta. Scrivo questo perché, come ha detto Notaristefano al nostro sito venerdì, la pressione, l’ansia, l’alzare continuamente l’asticella delle aspettative e il guardare avanti senza mai voltarsi indietro… tutto questo rischia di rovinare e di danneggiare l’ottimo campionato fatto sin qui da Zamboni e compagni. Sto con il mister, in questo discorso che mi sta particolarmente a cuore, pur essendo dalla parte del torto tanto da fare tranquillamente ammenda se può servire. Sovente, infatti, il titolo scappa pieno di enfasi. E’ una sorta di malattia professionale che ci fa parlare del domani dimenticandoci di oggi e ancora di più di ieri. Zero memoria storica, anche se recente. Sbagliatissimo. Ha ragione, Notaristefano. Così facendo, infatti, ogni successiva partita diventa un esame, la prova della verità, la risposta imprescindibile. Eppure, per quanto siamo ancora all’inizio della stagione calcistica, di partite ne sono già state archiviate un pochino. E allora fermiamoci un attimo. Ricordiamoci da dove siamo partiti e godiamoci quello che viene, partita dopo partita. Parlava di salvezza con eccessiva umiltà, la dirigenza spallina alla vigilia del torneo, parliamo e scriviamo solamente di una sorpresa positiva noi tutti, tifosi o stampa, che abbiamo la Spal in fondo al cuore e dentro la testa. Soltanto così ci si può godere tutto il bello che c’è in questi due mesi di calcio biancazzurro.
Tutto il resto è stata la partitissima contro la Salernitana. Signora squadra, quella campana, e signora sfida tra due formazioni finora tra le migliori in assoluto del girone. Alla domenica pallonara ognuno c’è arrivato con le proprie scaramanzie, follie, rituali. Personalmente ho appena (perché rispetto al solito sono pochi!) tre episodi da segnalare alla voce scaramanzia o segnali. Dovrei forse vergognarmi a scriverli, invece no. Perché faccio quel che posso per la mia Spal. Compreso passare il sabato mattina sulla tazza dopo aver mangiato un numero di caldarroste pari al numero di maglia di quelli che pensavo potessero essere i protagonisti della partita di domenica. Cioè Smit (dieci), Fofana (nove), Melara (sette). Subtotale: ventisei castagne. Totale: quattro passeggiate destinazione bagno il giorno della vigilia del match. Le altre pazzie biancazzurre sono un sogno preciso e dettagliato raccontato agli interessati (Notaristefano e Pallara) nella notte tra mercoledì e giovedì. Un tiro potente di Jack, cioè, che si insacca alle spalle del portiere dei granata e poi esultanze infinite, Pallara che impazzisce di gioia, i giornali che scoprono il nuovo campione, l’interista Branca che telefona a Pozzi per portare il ragazzino ad Appiano Gentile… Un sogno, appunto, ma a parte l’aver bisogno di farmi visitare mi tengo stretto questa notte divertente e mi fa piacere che il protagonista fosse proprio il giovane centrocampista biancazzurro, uno dei miei idoli in assoluto, che domenica ha comunque debuttato. Ultimo episodio, il solito sms della domenica mattina con destinatari i colleghi Augusto detto Gugu, Diego detto Titina, Orla detto Euchessina e il Presidente Cesare detto Ave. Tema: chi segnerà. Vengo da due pronostici azzeccati su due. Stavolta scrivo Smit e subito dopo correggo con Cippo.
Ma niente trippa per gatti anche qui. Giornataccia su tutta la linea. Il risultato finale, poi, è una mazzata. Immeritata, sì, ma su questo ha ragione il presidente Butelli. Conta nulla se era giusto perdere oppure no. Le chiacchiere restano a zero. Si è perso, punto e basta. Un tempo per i campani (per me i più forti visti finora), un tempo per la Spal. Il pareggio ci stava eccome, tutto vero, ma tra Lumezzane, Crema e la Salernitana la Spal mette in classifica un punto soltanto. Giusto, meglio: lecito, aggrapparsi pure alla sfortuna ma rischia di diventare un esercizio di stile soprattutto se si è spallini. Lo sappiamo, dobbiamo saperlo, è da una vita che va così. E allora bisogna fare di più. Bisogna restare lì con la testa per novantasei minuti, non mollare mai, non distrarsi mai, tenere la guardia sempre altissima, restare concentrati e lucidi senza un attimo di tregua. Così, anzi: soltanto così, la Spal può giocarsi questo torneo fino al termine. Che non significa arrivare primi ma stare dentro alla zona playoff. Quando Zamboni e compagni si rilassano anche solamente un minuto si subisce e si paga con gli interessi. Per carità, non può piovere per sempre ma alla prima è un indizio e almeno alla terza, cioè la partita con la Salernitana, si può già parlare di una prova. La storia recente dice proprio questo. Bisogna correre tanto e sempre, altrimenti addio sogni di gloria. E sarebbe davvero un peccato perché la Spal, questa Spal, anche la Spal di Lumezzane, pure la Spal di Crema e persino la Spal di domenica scorsa, ha tutte le carte in regola per giocarselo, questo campionato. Vorrei dire a tutti gli spallini – dirigenti, giocatori e tifosi – che stavolta abbiamo un grande vantaggio rispetto agli ultimi anni. Dipende soltanto da noi. Dipende, cioè, da quanto saremo bravi, concentrati e famelici. L’avversario della Spal, quest’anno, è soltanto la Spal. Non c’è altra squadra che tenga nella singola partita. Attenzione perché non si tratta di un vantaggio da poco. Basta saperlo. E crederci. Facciamo che sia soltanto un periodo un po’ così e che si tratti di uscirne senza troppi danni. Nonostante il mio proverbiale, spallinamente parlando, ottimismo devo sinceramente ammettere che temo che il periodo di cui sopra non finisca a Sorrento per tanti motivi. Caratteristiche dell’avversario e del campo prima delle altre. Scritto questo, però, e spero proprio di sbagliarmi, insisto sulla base di (ri)partenza. Volare bassi. Considerare questi punti gettati – brutta cosa questa perché il paradosso è che la Spal è in forma oggi – come un invito all’umiltà alla squadra e all’ambiente tutto. Ricordarsi – ribadisco – da dove si è partiti (per disputare un campionato tranquillo) e sapere – ribadisco atto secondo – dove si vuole andare (ai playoff). C’è tutto per riuscire a centrare il traguardo. Basta volerlo. E dimostrarlo. Dal primo all’ultimo minuto recupero compreso, però. Io ci credo, eccome se ci credo. Soprattutto se tutte le forze in campo, e non solo, dimostreranno la maturità necessaria. Che vuol dire, nel bene proprio come nel male, equilibrio, umiltà ma anche fiducia. Dai!

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