LA PASSIONE, GLI ESEMPI, I PROGETTI E LE IDEE

Annegato nella Pasqua, e anche in una bella e lunga bevuta per dimenticare, il mancato acchiappo di un tram chiamato desiderio… playoff, sarebbe il tempo della tristezza, dell’amarezza, della delusione. Sarebbe. E qui viene il bello, almeno per quanto mi riguarda. Ma andiamo per ordine. Verona-Spal. Stadio Bentegodi che sembra di stare in serie A e biancazzurri in campo senza più di mezza squadra. Eppure la Spal come la vogliamo noi tifosi – leggi: voglia, impegno, determinazione – c’è. E passa addirittura in vantaggio. Confesso, e ci vuole poco coraggio a farlo, che al gol di Volpe mi sono pure commosso. Ci credevo, sissignore. Ci credevo perché, nel calcio, sono un ottimista e più che altro perché, ingenuamente, confido sempre in una sorta di giustizia, qui non soltanto nel calcio, che bilanci i conti con la sfiga e con le sciagure varie. Pensavo che con un pareggino, e con il ritorno dei vari assenti, andare ai playoff fosse possibile e pure divertente con la squadra al completo. E invece no perché salvo miracoli pallonari comunque mai da escludere (a proposito, per la squadra: non mollate a prescindere e pensate a fare nove punti che poi si vede…), anche quest’anno la Spal non farà i playoff. Obiettivo fallito, dunque, poco da aggiungere. Se non che questa volta gli sforzi per conquistare gli spareggi importanti sono stati fatti ma l’inizio del girone di ritorno è stato sciagurato e il resto l’hanno fatto gli infortuni di cui sopra. Evidentemente alcune valutazioni – vedi due, tre acquisti – sono state sbagliate ma lo possiamo dire solamente adesso, non certo in sede di campagnia acquisti peraltro anzi avallata e sostenuta a furor di popolo perché, purtroppo, si guarda sempre ai nomi e con i nomi e basta si va invece poco lontano. Esempi a caso: Portogruaro un anno fa, Gubbio e Nocerina ora. Ce n’è abbastanza per capire e cambiare il prossimo anno. Ma per tutto questo, oltre a Mastercard, c’è tempo per pensare, decidere, fare.
Ho già scritto che la Spal di Verona mi è piaciuta, che i soliti errori individuali hanno deciso il match e che nulla si sarebbe potuto fare in queste condizioni di fronte a una squadra che, soltanto per fare un esempio, ha otto attaccanti in rosa. Aggiungo che il lavoro di Remondina fin qui andrebbe premiato. E chiudo l’argomento (ri)scrivendo quello che avevo già scritto un’estate fa. Spero di vedere, nel prossimo campionato, una Spal fatta da elementi di categoria, qualche giovane e qualche senatore e mi auguro, invece, che nelle scelte si guardi, e bene, l’uomo ancora prima del giocatore. Da fare, in questo senso, ce n’è. Da anni, parere personale, il problema principale dell’Ars et Labor è il centrocampo. E’ qui, nell’ultimo mercato estivo e ancora di più in quello invernale, che si sono fatti gli errori più gravi. Comprando male a giugno, non comprando affatto a gennaio.
Il resto è quello che mi interessa di più. In controtendenza, controcorrente, in direzione ostinata e contraria, come sparuta minoranza, domenica sera mi sono distinto in una passione riaccesa, ammesso che si fosse mai sopita, rispetto a vari commenti letti sulla nostra pagina di Facebook o in confronto ad alcune mail o sms ricevuti. Tutti impegnati nella solita caccia al colpevole, molti a scrivere che a Verona è stato l’ennesimo “schifo”, cito testualmente, e cose del genere. Sarò pazzo – l’ho premesso anche nel consueto messaggio che mando alla squadra – ma non la vedo affatto così e se proprio devo lasciarmi andare alla malinconia lo faccio soltanto dopo aver visto quel Bentegodi così pieno di tifosi che, in quanto a delusioni recenti, non credo stiano meglio di noi. Eppure a Verona, allo stadio ci vanno e in tanti. Ecco, l’unico spazio al rammarico e alla critica abita qui. Martellerò spesso la società di Butelli su un punto che è stato trascurato e che, invece, costa nulla ma è fondamentale. Riportare la gente allo stadio dev’essere uno degli obiettivi principali. Con alcuni, piccoli, gratis espedienti. Vado in libertà. Una classe alla settimana a incontrare i giocatori ma in campo, non in un’aula, al centro di via Copparo, e poi maglie e materiale spallino da far circolare, biglietti alle scuole perché oggi a Ferrara non nascono tifosi spallini ma sciaguratamente proliferano sostenitori delle principali squadre di serie A. Osceno anche se comprensibile. E qui ci deve pensare la società, nessun altro. E subito.
Per citare un noto tifoso spallino, Red, anche a me della partita o delle partite, non frega un cazzo. Intendiamoci, la Prima Divisione fa senso a tutti e la voglia di B è di chiunque. Ma la spallinità, quella vera, è fatta anche di tante altre cose. Del biancazzurro esposto la domenica, dei bambini allo stadio, delle coreografie della curva, del futuro garantito visto che, non soltanto in serie C, la crisi è devastante e generalizzata, e ancora: del vivaio da incrementare ulteriormente, di un rapporto più sereno tra la squadra e la tifoseria, di comportamenti esemplari di chi veste la maglia biancazzurra e anche di gadget spallini, per dire l’ultima cosa, la meno importante ma comunque ora assente.
Personalmente mi preoccupano poco le critiche o le contestazioni. Mi preoccupa di più l’indifferenza, i settantacinque biglietti venduti la domenica, i cori sempre più rari allo stadi, il biancazzurro assente al Paolo Mazza. Certo, i risultati contano parecchio ma in attesa che arrivino anche la cornice e le cose da fare possono migliorare il clima e incrementare la partecipazione. Poi ognuno fa quello che gli pare e come gli pare, ovvio. E visto che su questo articolo la firma è la mia, io so benissimo che cosa continuerò a fare per la mia Spal oltre a all’informazione sull’Ars et Labor di questo sito.
Continuerò a dormire male il sabato notte (spero di no il lunedì!), continuerò a commuovermi se Zambo fa di tutto per esserci o se Volpe ci porta in vantaggio al Bentegodi, continuerò a pensare positivo anche dopo una sconfitta, continuerò a comprarmi spille e magliette e felpe e biro e portaceneri e ombrelli e tazzine con il logo della Spal, continuerò a sostenere tutti i giocatori che indossano la nostra maglia, e sottolineo tutti, continuerò a pensare che stavolta è stata sfiga ma domenica prossima si vince sicuro, continuerò a credere che qualsiasi anno che verrà sia quello buono, continuerò a tifare Spal perché, sarò pazzo ripeto, ma senza Spal non so proprio stare. Mi fermo qui soltanto perché devo andare a preparare un’improbabile tabella playoff.

 

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