IL TEMA A PIACERE… E CHE PIACERE E LO SVOLGIMENTO TRADIZIONALMENTE IMPOSSIBILE SULLA SPALLINITA’. TITOLO: SAGANA’ PAR LA SPAL!

Tema a piacere. La “spallinità”. Svolgimento complicato. Anzi, impossibile. Non riesco a spiegare nemmeno a me stesso che cosa significa essere spallini. Ma ci provo lo stesso soprattutto oggi, momento paradossalmente emblematico per esaltare questo sentimento popolare che nasce davvero da meccaniche divine ed è un vero e proprio un rapimento mistico e sensuale che mi imprigiona a te. Non ho nemmeno bisogno di venirti a cercare che ti trovo, cara Spal, in tutte le cose che faccio, che penso e che dico. Tutto, scrivevo, in un momento in cui lo scoramento dovrebbe prevalere tra istanze di fallimento, polemiche varie, problemi societari, penalizzazioni, classifica e si potrebbe continuare. Saganà è la parola dialettale adatta che rubo, anche nella foto di copertina, a un gruppo di tifosi spallini. Uno striscione che mi ha sempre colpito perché quella parola, tutta e soltanto nostra, racchiude proprio la spallinità di cui sopra.
Anche chi è lontano, per certi versi ancora di più, vive con estrema sofferenza la sua spallinità. Personalmente, a parte il lavoro divertente, visto l’argomento, per questo sito, la domenica nel pallone scorre via lentissima o frenetica a seconda dei minuti e delle circostanze e del risultato. Ognuno ha i suoi riti, le sue sciocche scaramanzie, una scaletta di appuntamenti. Lo stesso, ovviamente, vale per chi scrive. Il massimo è, come è successo domenica, quando sistemi tutto, mangi prima, ti sintonizzi con lo streaming di Rete Alfa, leggi la webcronaca de LoSpallino.com e poi, alle 16.15, devi per forza uscire per andare a fare il turno serale al lavoro. Lungo il tragitto ci sono soltanto due chilometri nei quali la connessione salta. Già. E quando salta? Quando Sorrento e Spal sono in pieno recupero e tu stai lì a scancarare, a stramaledire, a invocare il povero Mosconi, a sudare freddo, a provare a telefonare a chiunque ma la connessione che salta vale anche per i telefonini, e prendi a calci qualunque cosa, e come cazzo le fanno le scarpe oggi se per due calcetti (calcetti un cazzo…) la suola delle stesse scarpe si scolla completamente! Tre minuti che durano come una canzone di Albano o Gigi D’Alessio. All’infinito, cioè. E poi il pareggio che diventa ufficiale. Un pareggio meritato e comunque importante a prescindere dagli altri risultati delle avversarie dirette. E allora cambia tutto. Al lavoro ci vai con un sorriso che assomigli al celebre “Guglielmo il dentone” alias Alberto Sordi tanto che ai colleghi basta uno sguardo per capire che la Spal è andata bene, che sei allegro e felice, che qualunque cetriolo la giornata lavorativa è pronta a metterti in quel posto lo accetterai con il sorriso.
Così, tra un compito e l’altro, comincia la pioggia di sms in cerca di notizie in più e di entusiasmo da condividere. Zambo, dal pullman che riporta la squadra a Ferrara, si diverte a commentare… a modo suo i nostri articoli tirando fuori disegnini o emoticons o come minchia si chiamano quei disegnini che raffigurano water, facce da maiale ed escrementi. Arma risponde con compostezza al solito sms che conta i gol dall’inizio del campionato e ne aveva previsti venti. Il piccolo Izzillo, sempre su facebook, fa un altro conto: quello alla rovescia: quante ore mancano al ritorno a casa. Il Direttore Pozzi, al telefono, fa un resoconto della gara con una serenità che dalla voce fa capire molto bene la soddisfazione che c’è su quello stesso pullman. Mister San-Sam-Stefano Vecchi manda il suo classico “forza Spal” e il Presidente Butelli sogghigna, sempre via sms, ricordando la perplessità di inizio stagione circa il cambio Arma-Cipriani.
Poi i tifosi che si sono fermati a mangiare una pizza al metro a Vico Equense e “spediscono”, con un altro messaggino, tutta la felicità che si portano dentro e appresso, dopo un viaggio del genere e tu vorresti essere lì, con loro, per unirsi tutti in un abbraccio generale. Certo, c’è sempre quello che ti ricorda che la classifica è e resta pericolosa, che in fondo il Sorrento è in crisi e scrive il suo messaggio come se tifasse per il Portogruaro ma tu lo mandi a cagare con un sms di risposta i-ne-qui-vo-ca-bi-le perché nessuno, ma proprio nessuno, può rovinarti una domenica così bella.
E sempre per questo sorriso ebete di cui sopra stampato e in bella vista, prometti su facebook ai ventotto tifosi biancazzurri che sono tornati da Surriento con questa meritata gioia che pagherai da bere a tutti perché in queste domeniche ami chiunque, figuriamoci se si tratta di un collega di fede calcistica. Ecco, ho fallito un’altra volta e ci provo inutilmente da anni. Non è possibile spiegare che cosa è la spallinità. Ognuno ha la sua, ognuno potrebbe scriverci attorno un romanzo, raccontare fatti e situazioni e aneddoti ed episodi e fatti a sottolineare l’emozione come comune denominatore in bianco e azzurro di una domenica che va al massimo. Una spallinità che mi viene a cercare, anche solo per vedermi tifare, perché ha bisogno della nostra presenza per capire meglio la (sempre) nostra essenza. Penso che forse dovrei cambiare l’oggetto dei miei desideri, non accontentarmi di piccole gioie quotidiane, fare come un eremita che rinuncia a sé. E comunque ti vengo, e continuerò così, a cercare perché in te vedo (anche) le mie radici e, tra le altre cose, dovrei anche emanciparmi dall’incubo delle passioni, cercare l’uno al di sopra del bene e del male, essere un’immagine divina (e spallina) di questa realtà. Che, appunto, si chiama spallinità. E se chiudo persino con la rima… a sen a post.
Adesso tocca al Monza e so già che in queste notti sognerò un Paolo Mazza più pieno del solito ma anche uno striscione e un coro per un giocatore che si chiama Rachid Arma e che resterà per sempre, a suon di gol, quindi di fatti e di numeri, nella storia della Spal. E se ancora dubitate siete dei truffaldini o dei sacripanti. Fate voi.

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