SPAL TRA PASSATO, PRESENTE E FUTURO: IL PRESIDENTE BUTELLI DICE TUTTO E ANNUNCIA NOVITA’ SU DIVERSI FRONTI

Siamo alla vigilia della tua quarta stagione. Sensazioni generali e il tuo stato d’animo.
“Il solito di sempre in realtà. Peraltro non sono mai partito senza la voglia di fare bene, senza emozione e curiosità per quello che sarà. Se mai dovesse accadere, ecco, quello sarà il giorno esatto per scrivere la parola fine, anzi sarà addirittura opportuno. Quarta stagione, ricordavi. Lo sai  che divento il quarto, perdona la ripetizione… numerica, presidente più longevo nella storia della Spal? Sarà anche fredda statistica, ma personalmente ci colgo molti significati…”.

Per la prima volta da quando sei il Presidente della Spal la tua squadra non parte con i favori del pronostico, anzi… Che effetto fa?
“Devo contraddirti in maniera decisa riguardo all’argomento! Tranne lo scorso anno, quando comunque siamo stati chiamati a misurarci con squadre sulla carta più accreditate di noi, tipo Verona, Cremonese, Sorrento, Spezia, Salernitana, mai e ripeto, mai, siamo partiti con i favori del pronostico. Per cui non mi fa nessun effetto, davvero. Sono solo particolarmente curioso di vedere quanto potranno e sapranno fare i nostri ragazzi, senza troppe pressioni ed aspettative. Non da parte della società, perlomeno”.

L’epilogo amaro dello scorso campionato, le mancanze societarie da te peraltro ammesse, l’imminente penalizzazione, gli errori nel costruire la squadra… Che cosa ti dispiace di più?
“Mi chiedi di stilare una sorta di classifica dei dispiaceri… Le cose negative dispiacciono tutte alla stessa maniera, credimi. Diciamo che cercherò di fare tesoro degli errori commessi proprio per evitare di commetterne ancora, o di limitarli drasticamente. Casserei peraltro la questione relativa agli errori nel costruire la squadra. Non si può parlare di dispiacere in questo caso, ma di errori di valutazione che fanno parte del gioco. Alla Spal come altrove”.

Anche ultimamente ci sono state polemiche per la vicenda Asics. E’ sempre il discorso dei creditori ai quali hai chiesto più volte scusa. Quando saranno sanate queste situazioni economiche?
“Perdonami ma questa mi pare una domanda da guardone. La vicenda Asics è stata tremendamente ingigantita rispetto alla sua reale importanza, a mio avviso in maniera assolutamente strumentale. Per lo spazio dedicatole da qualcuno e per le “interessantissime” interviste a corredo… Rilevo, e lo faccio con grande amarezza, che relativamente a questioni molto ma molto più importanti, forse perché virtuose, non è stata spesa una sola riga nel corso dell’intera estate. Ti ho dato del guardone perché questo abnorme interesse relativamente alla consistenza delle nostre  casse sociali mi pare tenda a sfociare sempre  più verso una forma di voyeurismo, e nemmeno troppo nascosta peraltro, e solo perché, probabilmente, sono l’unico presidente al mondo ad avere usato, da subito, un comportamento molto trasparente e un linguaggio molto sincero, e relativamente a tutto, checché se ne dica. Il classico esempio di come, offrendo un dito, si finisca col vedersi chiedere in cambio l’intero braccio se non addirittura il… ci siamo capiti! Ma se vengo da te e ti chiedo quanti prestiti hai contratto, se sei puntuale nei vari pagamenti, quanto sborsi di affitto, quanti telefonini hai, cosa spendi di benzina al mese, quanto è consistente la tua busta paga cosa fai, mi rispondi o mi chiedi cortesemente di farmi i cazzi miei? Oddio, conoscendoti magari  tu mi risponderesti anche, ma in novantanove casi su cento la risposta sarebbe quella brusca. Specialmente da parte di quelli più intransigenti sulla tenuta dei conti della Spal, sulla trasparenza, eccetera. Ne sono certissimo”.

Restando nel campo delle polemiche che, peraltro, non mancano mai. Si è scritto che siete andati a chiedere aiuto all’ex Presidente Tomasi. Anzi, per la verità l’ha detto il diretto interessato aggiungendo che vi ha anche pagato il pranzo…
“Ecco, proprio per evitare ulteriori polemiche preferirei astenermi dal commentare, almeno in questa circostanza, e passerei alla prossime domande, visto che temo tu ne abbia altre”.

I tifosi rimproverano a te e al Direttore Generale Pozzi poca chiarezza, poca sincerità e troppe difficoltà economiche rispetto al giorno della vostra presentazione. Tu che cosa rispondi?
“Mi verrebbe voglia di non rispondere nemmeno a questa perché è una domanda che mi fa troppo incazzare. Peraltro ti ho  praticamente risposto prima, sia pur parzialmente. Poca chiarezza dove? Quando? In cosa? Le nostre, passate specifico, difficoltà sono sotto gli occhi di tutti, ammesse senza pudori o reticenze. Oppure dobbiamo affiggere in tutte le bacheche dei bar di Ferrara la lista dei creditori della Spal e gli importi dovuti? Ma non scherziamo, per favore. Allora per par condicio magari ci mettiamo anche quella dei debitori, ne salterebbero fuori delle belle, credimi. Se c’è una persona che ha sempre parlato in maniera chiara, forse troppo chiara, beh quello sono io, e sin dal primo giorno del mio avvento a Ferrara. Mi si può forse rimproverare di parlare poco, ma certamente non di essere un individuo omertoso e reticente! Sono (ero) venuto per sviluppare business, creare ricchezza al mio gruppo, unire cioè utile al dilettevole, ma a oggi ho speso milioni su milioni di euro in cambio di nulla. Ripeto: di nulla! Rimproverato di cosa? Per cosa? Per il quarto anno consecutivo ho iscritto la squadra al campionato, in un contesto economico-finanziario quasi drammatico: assieme al mio gruppo di lavoro sono riuscito, con notevole abilità, a coinvolgere e convincere istituti finanziari e imprenditori nell’investire una somma prossima ai cinquanta (!) milioni di euro per il parco fotovoltaico di Casaglia, ho reinvestito, uso questo parolone…, nella Spal tutti i proventi riscossi sino a oggi derivanti dall’operazione quando avrei potuto non farlo e saremmo tutti  qui a cantare il de profundis, abbiamo assunto un preciso impegno nel versare annualmente un contributo speculare… come minimo a una dignitosa gestione della squadra e poi mi devo anche sentire rimproverare? Guarda, se io fossi un tifoso, con quello che ho visto fare, da me stesso, metterei la foto di Butelli sul comodino, altroché rimproveri se non… merda. quello che contesto ad alcuni tifosi non è il sacrosanto diritto di critica, assolutamente. Anzi, in un paio di casi, quelle che ho giudicato istruttive le ho ascoltate, e con parecchio interesse ti dirò. Quello che, viceversa, giudico intollerabile, è che si pensi che l’investire due, trecento euro l’anno per seguire la Spal dia automaticamente il diritto di girare con il mitragliatore caricato a merda senza alcun rispetto di chi, invece, di euro, nel medesimo spazio temporale, ne spende milioni. Magari male, ma questo è un altro argomento. Mi sembra si stia un po’ perdendo il lume della ragione, davvero. I tempi sono leggerissimamente, come direbbe Fantozzi, cambiati. La Prima Divisione è un vero e proprio inferno, e prima ce ne rendiamo conto tutti quanti e meglio è”.

A proposito di tifosi. Una parte del pubblico non voleva più Zamboni e Pozzi e, invece, voleva Ghetti. Tu hai insistito per la conferma di Paolo Rossi e Bedin. Oltre a chiederti un commento su questi nomi ti chiedo anche se è vero, come sembra, che da quest’anno la tua presidenza sia maggiormente operativa.
“Io ai tifosi voglio bene, davvero, a parte quelli che girano col famoso mitragliatore, visto che sono loro a non volere bene a me, in maniera genuina e non ruffiana, e credo di averlo tangibilmente dimostrato in questi anni. Ma se dovessi cominciare a prendere decisioni di un certo tipo solo perché “una parte dei tifosi eccetera eccetera” staremmo freschi. Ci sono dinamiche che all’occhio di chi si limita a leggere i giornali, a seguire qualche allenamento o alcune partite non possono, per forza di cose, essere comprese a fondo. Mi parli di Ghetti tra gli altri: Guido è un bravissimo ragazzo, niente da dire, ma per più di un motivo aveva chiuso il suo ciclo a Ferrara. Il calcio è fatto anche, meglio: anzi, soprattutto di addii. Un addio che invece non ho voluto dare né a Maurizio né a Paolino. Erano entrambi in scadenza di contratto, quindi sarebbe stato molto semplice. Ma ho deciso di scegliere “l’usato sicuro”. Conoscendo le peculiarità dei giocatori in quanto tali, ma soprattutto lo spessore umano non ho avuto dubbi. Ti confermo, infatti, tanto per rispondere alla seconda parte della domanda, che la decisione, relativamente a entrambi, l’ho presa io. Dunque me ne assumo totalmente la responsabilità, anzi in maniera particolare, visto che comunque, alla fine, sono sempre io il responsabile numero uno di tutto, nel bene e nel male. Dicevo dell’“usato sicuro”: in questi anni sono passati alla Spal tanti, troppi fenomeni, tanti “bravi ragazzi” che alla fine hanno lasciato a desiderare tanto in campo quanto fuori. Ecco, Maurizio e Paolino sono sicuramente due ragazzi che anche a livello di spogliatoio possono trasmettere  tanto. E a mio avviso anche in campo stupiranno, me lo sento. Maurizio pur di rimanere si è ridotto significativamente l’ingaggio nonostante avesse un paio di proposte da altre squadre. Quanto a Paolino… le cose che mi ha detto e scritto nelle ore successive all’accordo la dicono lunga riguardo al suo desiderio, forte al di sopra di ogni altra cosa, di continuare a essere un giocatore della Spal. Sono loro i migliori testimonial sul quanto – pure in  una società che non paga, assente, con dirigenti incompetenti eccetera – a Ferrara  non si stia così male… Chissà perché, ma quando un giocatore viene alla Spal, poi non vorrebbe più andarsene. Chissà perché… Quanto a Zamboni e Pozzi, che dire? Ricordo solo che quest’ultimo, al termine del calciomercato dello scorso anno era in odore di santità o giù di lì. Ricordo questo, e ricordo anche qualche tifoso che, testuale, se avessimo comperato Fofana si sarebbe mangiato una merda. Io non ho ben capito di cosa sia accusato Pozzi in particolare. Errori ne ha fatti, certo, e più d’uno a essere obiettivi. Come tutti  noi, del resto. Ma fino a che li commette in buona fede è inutile che si continui a chiederne la testa dopo ogni sconfitta. Bortolo, al quale voglio anche bene (ma questo non rappresenta assolutamente garanzia per ottenere accordi contrattuali perenni) non corre alcun rischio, si mettano il cuore in pace i detrattori. Solo se avessi la sensazione che gli errori vengono fatti in cattiva fede, solo in quel caso perderebbe il posto dalla sera alla mattina, come si suol dire. Già perché, notizia clamorosa, alla Spal comando io, checché qualcuno ne pensi. Capitolo Zamboni. Am par ad sugnar come si dice a Ferrara. Si parla del giocatore con il più alto rendimento in questi tre anni, nel corso dei quali ha saltato un numero di partite che probabilmente si conta sulle dita di una mano. E’ sotto contratto, che peraltro si è ridotto in maniera sostanziale per aderire al nuovo corso, e poteva non farlo, è un giocatore di rendimento, non salta un allenamento a meno che non gli sparino… però una parte di pubblico non lo vuole più. Invece la dirigenza, lo staff, i compagni  lo vogliono, e prevediamo che in questo quarto anno avrà un rendimento anche superiore ai precedenti. Mi mangio una… se non sarà così”.

Alcune cose che i tifosi vorrebbero. Il marchio prima di tutto. Poi uno Spal point e magari anche un museo spallino dentro allo stadio…
“E poi? Scherzo, naturalmente. A parte il fatto che le ultime due richieste sono soprattutto tue, ti rispondo dicendo che metti sul piatto questioni importanti ma che, per la necessità di affrontare sistematicamente le urgenze, altrettanto sistematicamente si riempiono le caselle delle “cose da farsi”. Non appena concluso l’iter fotovoltaico, cioè a brevissimo, prometto ufficialmente, anche se l’ho già detto un paio di volte, che metto mano alle questioni, proprio nell’ordine in cui me le hai proposte. Aggiungendo che per lo Spal point, oltre all’inevitabile negozio virtuale, ho in testa delle idee in stile… Butelli: aspettatevi cose diverse rispetto alle trite e ritrite ciabatte, tazze e accendini vari. Riguardo al museo, ti dirò che personalmente lo immagino fuori dallo stadio, anche per permetterne l’accesso nei giorni feriali. Riparleremo anche di questo, certamente”.

Il fotovoltaico ora è realtà a tutti gli effetti. Una realtà forse sottovalutata…
“Guarda, solo perché mi pesti un callo rispondo a questa domanda che grazie a quel “forse” che hai aggiunto diventa in assoluto la più provocatoria dell’intera intervista. Per dirti che nel silenzio della sonnolenta estate, rotta di quando in quando  da “notizione” quali lo stacco della luce al Mazza per una dimenticanza di duemila euro o dalla questione Asics che per tre lunghi giorni ha riempito pagine su pagine, anche a questione già risolta vorrei precisare, che nel silenzio totale, dicevo, il giorno 23 agosto è entrato in funzione a Ferrara, nella sua interezza, il parco fotovoltaico a inseguimento solare più grande d’Italia. Ripeto ancora: nel silenzio totale, e ripeto anche “il più grande d’Italia”. Probabilmente una parte della città vive con fastidio questo evento. Giudicando fastidioso sapere che da quel giorno, nel salvadanaio della Spal che abbiamo posto sotto i contatori Enel entri, quotidianamente, qualche migliaia di euro, speculari alla gestione della nostra amata squadra. Altre spiegazioni logiche non ne vedo. Eppure il sito è a pochi minuti di macchina dal centro storico, e di conseguenza dalle varie cancellerie fallimentari del tribunale, viceversa molto ben presidiate… Pazzesco, davvero. Così come trovo pazzesco che ci sia chi abbia addirittura dubitato che l’operazione si rivelasse un bluff. A quale scopo poi? Guarda, io non ricordo nemmeno l’ultima volta che mentalmente mi sono rivolto un complimento, e a dire il vero ultimamente sono rimasti veramente in pochi a farmene, ma questa operazione, relativamente alla quale  pur non essendo l’unico promotore ho avuto comunque parte importante assieme a Pozzi, Gessi, Bena e lo stesso Turra, è stata qualcosa di spettacolare, una cosa unica al mondo nel suo genere. Ora è tutto pronto, tutto montato e funzionante, e nei prossimi giorni verrà presentato alla città. Ovviamente mi aspetto il consueto, tipico “entusiasmo alla ferrarese”. E con questo chiudo l’argomento”.

Alla fine della scorsa stagione hai detto che una delle priorità sarebbe stato il potenziamento della società. E’ arrivato un nuovo addetto stampa, arriverà un nuovo Direttore Sportivo, Zamuner, ed entrerà ufficialmente nella dirigenza Turra. Confermi?
“Confermo quello che posso confermarti… Anche se il confermare delle intenzioni rimane un po’ fine a se stesso. Partiamo da Zamuner. Ti confesso, o forse te l’ho già detto e allora te lo confermo, che è una persona che mi piace. Mi piace veramente tanto. Giorgio sa di calcio, è una persona intelligente, è spallino, sa parlare, sa comportarsi, è brillante. E’ anche un bell’uomo, e in presenza di tutti gli altri requisiti rappresenta un valore aggiunto. Credo che  il presentarsi bene comunque non guasti, difatti anche  Vecchi è stato preso, evidentemente, solo perché è un bell’uomo… Cosa posso dirti, ancora? Stiamo parlando, stiamo confrontandoci, debbono incastrarsi ancora un paio di pezzi ma certamente quando decideremo di dotarci di un diesse, se lui lo vorrà (ricordo che comunque ha ancora una professione) nella mia testa quel posto sarà per lui. Quanto al resto, dando per scontato, entro settembre, l’ingresso di Turra in società, aggiungo che sempre nella mia testa vedo un direttore amministrativo, che peraltro ho già individuato, mentre la casella dell’addetto stampa, come da te rilevato, l’abbiamo nel frattempo riempita. Avevo fatto un pensierino anche alla figura di un team manager, e a questo proposito ti racconto un piccolo aneddoto. Qualche giorno fa, rientrati dal ritiro in quota, ho avuto una lunga chiacchierata con Stefano “Sam” Vecchi. In questi anni ho parlato pochissimo con gli allenatori, col senno di poi è stato un errore e sto cercando di non ripeterlo. Ho discusso con lui di presente, di futuro, e anche un po’ di passato, proprio focalizzando l’attenzione su quelle che sono state le defaillances da non replicare assolutamente. Argomento numero uno: il presidio societario “fisico” durante la settimana. Lo scorso anno la società, è cosa nota, è stata spesso assente, ma non per la vergogna di  farsi vedere o cos’altro. Semplicemente perché la sede della Spal si era praticamente trasferita presso gli uffici del gruppo Turra, a Cazzago S. Martino. Mi interessava il suo parere, il suo punto di vista in merito, fermo restando la presenza a Ferrara di Pozzi che da quest’anno sarà assidua. Ecco, cogliendo la perplessità dell’espressione facciale dell’allenatore ho capito che del team manager, al nostro mister, non gliene poteva fregare di meno, come si suol dire. Al punto che, quando gli ho scherzosamente chiesto se il ruolo volevano ricoprirlo lui e Salvatori, altrettanto scherzosamente mi ha lanciato uno sguardo furbetto nel quale ho letto, senza che peraltro lo dicesse, un “e perché no?”. Quindi… niente team manager! Aggiungo anche che dopo tre anni di oscuro quanto preziosissimo lavoro vorrei levare dalla stiva l’insostituibile Sergio Gessi (parlo di stiva perché proprio lui si autodefinisce, molto autoironicamente, il “mozzo” della Spal). Ecco, se riesco a ripulirlo del grasso e dell’unto che ricopre la sua misera salopette e a mettergli una giacca… per ora non aggiungo altro”.

Giovani, ridimensionamento economico… E’ soltanto un’esigenza di cassa o un progetto sportivo figlio dei tempi, certo, ma anche di una convinta scelta?
“Un po’ entrambe le cose direi. Il primo anno abbiamo fatto bene, al netto della delusione finale, spendendo comunque cifre ragguardevoli. I successivi due abbiamo fatto piuttosto male, anche in considerazioni delle ambizioni (parlo soprattutto dell’ultimo anno), spendendo sempre molto e, cosa che più conta e più sgradevole, decisamente male. Il comune denominatore di queste annate, tutt’altro che esaltanti, è stato il denaro speso e la rosa non propriamente di primo pelo, tanto per usare un eufemismo. Quest’anno una rivoluzione era necessaria, dovuta, e non poteva non passare attraverso una attenta revisione dei parametri anagrafici ed economici. E non occorre essere degli scienziati per capire che le due cose vanno a braccetto…”.

Un comunicato della società di qualche settimana fa ha fatto pensare alla volontà della attuale dirigenza di volere passare la mano…
“Guarda, anche qui è bene fare chiarezza una volta per tutte. Tanto per cambiare, l’interpretazione della nostra uscita ha avuto svariate sfumature: tinte molto forti per i vedovi inconsolabili che tuttora girano per la città, molto più soft da parte di chi ha correttamente letto tra le righe. Partiamo da un  paio  di presupposti: che siamo esseri umani e che comunque tutto è in vendita. Per dire cosa? Per dire che le critiche, quando quotidiane, sistematiche, antipatiche… finiscono, dopo avere dato fastidio, anche un po’ per fiaccare. Proprio perché siamo esseri umani, e non c’è bisogno di tirar fuori discorsi riguardo alla sensibilità o quant’altro. Quindi abbiamo detto: non andiamo più bene? Se ci sono alternative, che si facciano avanti. Lo abbiamo detto un po’ per frustrazione, ma anche seguendo una logica assolutamente di mercato. Tutto è in vendita, tutto ha un prezzo. Ecco, forse è su questo aspetto che si è creata un po’ di confusione. La Spal, con i proventi legati alla produzione di energia, non è la solita società sportiva mangia soldi. Ha un valore. E questo valore, ovviamente, deve essere riconosciuto. Contrariamente, le cose rimangono come sono. Ma, credimi, dietro la porta non c’è la fila. Anzi, non c’è proprio nessuno. Né determinato nel rilevare, né tantomeno animato dalla volontà di dare una mano. Ripeto: nessuno”.

In questo inizio di annata calcistica sei stato più vicino alla squadra in ritiro e nelle varie amichevoli. Nel frattempo, e aggiungo finalmente, il diggì Pozzi è quasi fisso a Ferrara. Vuol dire che anche nella gestione quotidiana qualcosa è cambiato e avete capito di aver sbagliato in questo senso?
“Riguardo a me ti dico che sei probabilmente vittima di qualche allucinazione. Ho fatto e visto, più o meno, quanto visto e fatto lo scorso anno, nel corso del quale, ho verificato, ho battuto anche il record di presenze alle partite della Spal: ne ho viste trenta su trentaquattro. Su Pozzi, invece, hai visto bene, e sono molto d’accordo su quel “finalmente”. Ma è anche vero, come del resto ho sottolineato prima, che quella passata è stata un’annata particolare, il progetto fotovoltaico ci ha assorbito quasi completamente. Si dice che chi semina raccoglie… Ecco, speriamo di avere seminato bene lo scorso anno, e che tutti i deficit patiti si trasformino in situazioni virtuose. Non si tratta di capire di aver sbagliato o meno, si è  trattato di dare delle priorità, e lo scorso anno le priorità erano quelle che ho già descritto. Certo, è perfino banale sottolineare che un maggior presidio a Ferrara  gioverà senz’altro alla causa spallina. E che alla fine magari porterà anche qualche punticino in più in classifica”.

Parliamo della squadra. Giovane, di prospettiva, con alcuni ragazzi che hanno fatto vedere di avere buone potenzialità. Le tue impressioni…
“Le mie impressioni, a inizio stagione, sono sempre positive. Se così non fosse, vorrebbe dire aver avallato scelte e strategie di cui non ero convinto. Capita di sbagliare, a noi come agli altri, ma questo lo si impara sempre dopo, mai prima. Noi siamo conviti di avere fatto scelte giuste e speculari al tipo di campionato che vorremmo giocare”.

Nuovi giocatori e nuovo allenatore. Un ex spallino, tra le altre cose, come Stefano Vecchi. Puoi raccontare che cosa ti ha colpito di questo tecnico fin qui?
“Vorrei non mi avessi fatto questa domanda che, mi rendo comunque conto, era assolutamente inevitabile. Perché non la volevo? Perché così evitavo di fare dei complimenti, che magari tra qualche tempo dovrò rimangiarmi (ma spero e credo di no). Mi piace Stefano, l’ho detto anche a lui peraltro. Al momento su una cosa sola non riesco a trovare un accordo, e temo che alla lunga gli costerà l’esonero: non c’è verso di farmi dare del tu! Gliel’ho chiesto in tutte le lingue ma niente. Tu sai bene quanto sia così poco complicato dare del tu a me, lo fanno anche diversi giocatori, sanno perfettamente che non misuro attraverso il tu o il lei il rispetto dei ruoli e della persona. Ma con lui niente da fare! E a volte la conversazione diventa paradossale, il “ciao” diventa un ibrido “salve”, i ragionamenti sono fatti in terza persona. Beh, per ora ci scherzo, ma presto mi incazzerò sul serio! Detto questo, e parlando più seriamente, sono convinto di avere  messo sulla panchina della Spal un talento assoluto. Un uomo che, per la sua personale gratificazione nell’allenare la Spal, ha rinunciato a situazioni anche più importanti perlomeno a livello di categoria. La stima che ho di lui tiene conto anche di questo. Quando ci siamo conosciuti, nel mio ufficio a Lucca, non si è parlato usando le solite frasi fatte, non ho sentito le solite stronzate tipo “aderire a un progetto”, “se il progetto è serio”, “progetto di qua e progetto di là”. Mi fa un po’ sorridere sentire parlare di progetti in Prima Divisione, non riesco nemmeno bene a spiegare il perché. Basta un palo interno o un rigore parato perché un progetto si trasformi in un casino. Il suo progetto in realtà era uno solo: venire ad allenare la Spal, per il gusto di farlo. Questo soprattutto mi è piaciuto. Poi ha dei metodi di lavoro affascinanti, e mi piace molto anche il modo con il quale comunica con i ragazzi, assolutamente equo e moderno direi: duro se serve, ma mai isterico, sempre a spiegare le motivazioni di un rimprovero o del perché chiede certi movimenti. So per certo che ha già incassato rispetto e stima sincera da parte di tutti, giovani e senatori. E anche da parte della società e del suo staff tecnico. Mai un mister, in precedenza, ha messo così d’accordo tutti quanti. Nemmeno Aldo, e tu sai bene quanto io fossi legato a lui e continui a esserlo anche oggi. Poi non riesco a trovare, anche al di fuor dell’universo Spal, qualcuno che ne parli male di Stefano, davvero. Qualche giorno fa gli ho fatto una battuta, gli ho parlato di questa unanimità di giudizi raccolti sul suo conto, chiedendogli il numero della moglie per riuscire a discutere con qualcuno che finalmente parli male di lui, perché la cosa sarebbe matematica! Mi pare anche una persona discretamente colta, e anche questo non guasta di certo. Ogni tanto gli butto là, “hai visto questo film, hai letto quel libro”, e debbo dire che sono abbastanza soddisfatto delle risposte ricevute… Comunque, come al solito, anche per lui parleranno i risultati, soprattutto quelli. Lui sa cosa ci aspettiamo, quindi… aspettiamo! Se mi permetti però vorrei aprire una piccola finestra anche sui suoi collaboratori, perché francamente se lo meritano. Innanzitutto Beppe Brescia. A inizio estate qualche sirena era suonata anche per lui, poi è arrivato Stefano. Beppe, anziché fare il permaloso, il rancoroso, anziché tenere il muso, salire sull’Aventino si è messo a disposizione. Ma nel modo giusto, con sincerità, con condivisione. Un grande, Beppe, un vero uomo Spal. Sono contento e orgoglioso che sia uno dei nostri, nel senso autentico del termine. Unica pecca, nemmeno da lui c’è verso di farsi dare del tu! Poi i preparatori. Per quel poco che ho visto e percepito, uno spettacolo.  E normale, in fase di calciomercato, esaltarsi, o talvolta addirittura arraparsi, per l’arrivo di questo o quel giocatore. Un po’ meno per l’allenatore. Tutto il resto, solitamente, è considerato corredo. A torto, dico io, perché i fuoriclasse talvolta occupano anche altri ambiti, spesso sottovalutati ma di importanza strategica assoluta. Dei preparatori atletici, a esempio, si parla poco o nulla, ma se la squadra non corre sono cazzi, mentre invece se corre son sempre cazzi, ma per gli altri! Io credo che con l’ottimo Duina e il fuoriclasse (vedere il curriculum) e simpaticissimo Salvatori abbiamo proprio fatto bingo, senza tema di smentite. E poi il preparatore dei portieri Criaco, il nuovo Dottore: insomma oltre alla professionalità molta positività che non potrà non essere trasmessa ai ragazzi in campo”.

Uno o più giocatori dai quali ti aspetti una grande stagione…
“Io mi aspetto una grande stagione da tutti sinceramente, quantomeno a livello di impegno, di intensità. Si parla, anzi talvolta si straparla, del giusto mix tra giovani e vecchi, di unità dello spogliatoio e amenità di vario genere. Ma su questo, lasciamelo dire fuori dalle frasi fatte, crediamo di avere lavorato veramente bene. Ho motivo di ritenere che i vecchietti, nella fattispecie  i vari Zamboni e Bedin, daranno il centoventi percento di quanto nelle loro possibilità. E non chiedermi perché, fidatevi e basta. E vedrai Paolino Rossi, e vedrai Melara, con il quale ho avuto un faccia a faccia il giorno del ritiro al quale credo pensi ancora a distanza di quaranta giorni. E vedrai Arma, probabilmente all’ultima chiamata per proporsi a certi livelli, e vedrai i giovani, che devono scrivere il primo capitolo della loro carriera e sicuramente daranno tutto ciò che hanno. Certo peccheranno di ingenuità, di inesperienza, ma apporteranno grande freschezza, grande incoscienza e sfacciataggine, peculiarità proprie dei giovani, in qualunque ambito essi si muovano… La netta sensazione che ho è che quest’anno vinceremo, perderemo, pareggeremo, come sempre del resto, ma ci divertiremo di più, anche nelle sconfitte presumibilmente. E non darmi dell’eretico per questa considerazione”.

Tra i giovani chi ti ha impressionato di più?
“Sinceramente mi sembrano tutti bravi. E te lo dico con convinzione. Laurenti mi ha addirittura sbalordito, sembra un altro giocatore rispetto a quello dello scorso anno. Segno che la politica che stiamo portando avanti con i giovani talenti del nostro vivaio, ancorché talvolta criticata, alla lunga paghi. Ma tutti, ripeto, mi hanno favorevolmente impressionato, anche in considerazione del fatto che alcuni sono proprio dei ragazzini, addirittura freschi di “Primavera”. Ma si muovono, e ragionano, già come dei veterani. In questo, peraltro, credo ci sia lo zampino del nostro mister…”.

Partite per una salvezza tranquilla con un nuovo, triennale progetto per far crescere i giovani, per fare mercato su qualcuno di questi e per rinforzare con tre, quattro elementi la squadra ogni estate fino a giocarvi la serie B, appunto, entro tre anni. Firmeresti per una promozione tra tre stagioni?
“Questo mini questionario contiene una domanda del cazzo, lasciatelo dire. Che cosa significa una salvezza tranquilla? Non esistono salvezze tranquille in Prima Divisione, e ti spiego perché. Per essere salvi “tranquillamente” significa essere matematicamente al riparo da brutte sorprese a tre, quattro giornate dalla fine. Ma in Prima Divisione essere salvi un mese prima significa, e vai a riguardare la dinamica  degli ultimi dieci campionati, essere assolutamente in lizza per un posto nei playoff, e magari pure nei piani nobili. Pare incredibile ma è così. Per cui, le salvezze o sono sofferte e stiracchiate oppure  significa che sei in lizza per qualcosa di importante, e da qui non si scappa! Quest’anno noi cercheremo soprattutto di giocare a calcio. La promozione, i playoff li lasciamo agli altri, per quello che ci riguarda faremo in modo di raccogliere qualche applauso in giro per l’Italia, magari il colpaccio in casa della capolista, di fare quei quarantadue-quarantaquattro punti necessari per mantenere la categoria. Certo, la priorità sarà la valorizzazione dei giovani, ma non necessariamente per fare cassetta a fine anno, quanto per costruire quello zoccolo duro, quelle fondamenta sulle quali cementare un gruppo che da sempre ci siamo trovati costretti a rivoluzionare, anche per nostri errori di valutazione, all’approssimarsi di ogni estate. Non è certamente positivo constatare che della Spal della prima ora sia rimasto solo Zamboni in campo e Capecchi in panchina perché Paolino Rossi non è… merito nostro. Segno che si è sbagliato qualcosa nella programmazione,  nelle scelte, e forse anche più di qualche cosa. Riguardo al discorso firma, ora come ora ti direi di sì, anche se vorrebbe dire sei anni di Prima Divisione…. Due palle…”.

Vuoi dire qualcosa al pubblico spallino? Magari di avere pazienza all’inizio di questo campionato proprio per aiutare i giovani a crescere…
“Ma… guarda, intanto sarebbe necessario capire chi è che fa parte del  cosiddetto “pubblico spallino”. Perché se ne fate parte anche voi giornalisti, debbo rilevare che  in alcuni casi la pazienza, o meglio la disponibilità nell’aspettare i giovani, valutarne il loro percorso di crescita eccetera eccetera si sia già esaurito, incredibilmente, dopo un paio di insignificanti amichevoli. Quello non va bene, quello non è pronto, l’altro non è all’altezza, e via dicendo… Personalmente aspetto partite vere per giudicare, e più di una. Forse anche qualche giornalista non è al top della condizione, ecco, provo a giustificare così certe affrettate valutazioni. Del resto sono sempre i giocatori che non arrivano quelli fenomenali… Ho letto su una testata, la tua, testualmente: “Svanisce il sogno Massoni”. Nel darti atto che non sei l’unico che lo voleva, dico: ma si può? Mi spiego: può essere considerato un sogno un centrale difensivo che ha giocato lo scorso anno in una squadra che si è salvata all’ultimo ai playout e che nessuno può veramente dire di conoscere effettivamente? Ma dài, per favore! Perché ha ventiquattro anni e già tre campionati giocati? Allora vuole dire che a ventuno anni qualcuno ha avuto il coraggio di buttarlo nella mischia… Ecco, quest’anno questo coraggio lo avremo noi, e con elementi di grandi prospettive, credimi un’altra volta. Tornando al tema della domanda, è comunque improponibile pretendere pazienza dai tifosi. Il tifoso è impaziente nel dna, per definizione. A Ferrara, come altrove, quando si tratta di fischiare non si guarda né al curriculum, né alla carta di identità, purtroppo. Noi ne siamo consapevoli e lo abbiamo spiegato molto bene ai ragazzi, ai quali forniremo, nel caso, degli spessi tappi di cera. Sarò peraltro lieto, evidentemente, di essere smentito. Ma il miglior antidoto per i fischi sono le vittorie, solo quelle. E’ così da sempre, ed è cosi dappertutto. Noi ce la metteremo tutta, naturalmente, per fare uscire la gente contenta dal “Mazza”. In questi anni, e me ne dolgo assai, è successo molto raramente. E un’altra cosa vorrei dire, già che ci sono. In questi anni siamo stati spesso accusati di non essere stati chiari riguardo agli obiettivi. A parte il fatto che non sono poi così d’accordo, invito tutti coloro che lo vorranno a stampare questa intervista, tenerla in tasca, in ufficio, o magari anche al gabinetto. A quale pro? A futura memoria! Gli obiettivi sono esattamente quelli che ho snocciolato poche righe sopra, quindi ogni critica riguardo una presunta poca chiarezza sarà evidentemente in malafede. Detto questo, mando un grosso abbraccio a tutti (tranne a quelli con il mitragliatore…) e, se mi è permesso, uno particolare al mio amico Paolo di Bologna, l’unico tifoso che ha avuto il coraggio, ma soprattutto la nobiltà di telefonarmi e solidarizzare con me nel periodo 17 maggio-30 giugno…”.

Come vedi il futuro sportivo e societario della “tua” Spal?
“Ma è un’ora che parliamo di questo, sveglia!”.

La cosa o le cose che ti hanno dato più fastidio da quando hai rilevato la società.
“Veramente tante, credimi. Ma ora mi limito a parlarti di una cosa che più che darmi fastidio mi dispiace e mi rattrista. E cioè che dopo tre anni, salvo una eccezione o due, non ricordo un solo calciatore passato da queste parti poi successivamente ceduto che mi abbia mai fatto una telefonata, un sms di cortesia. Questo è veramente molto ma molto triste. Le rarissime telefonate “postume” riguardavano un solo, banalissimo argomento….

L’errore più grande che hai commesso?
“Senza dubbio comperare la Spal! E poi innamorarmene, perché ora sono cazzi!”.

C’è qualcosa che non ti ho chiesto e che vorresti dire?
“Guarda, forse non te ne rendi conto ma ti manca solo di chiedermi quante donne ho avuto nella mia vita! Lo ammetto comunque: meno rispetto ai giocatori contrattualizzati in questi anni… Buon campionato a tutti”.

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