Ci sono momenti nel calcio in cui la scaramanzia prevale ed è particolarmente difficile da sconfiggere: non si spiega altrimenti la scelta di Massimo Pedriali, mister della Berretti, di delegare per la seconda settimana consecutiva l’intervista della vigilia. Sette giorni fa l’allenatore aveva lasciato l’onere al direttore tecnico Elio Lauricella, nella speranza che un interprete diverso potesse spezzare la catena di cinque sconfitte consecutive messa insieme dalla squadra. La strategia ha parzialmente pagato, visto che nel derby contro la Giacomense è arrivato un pareggio: un punto dal quale ripartire verso lidi più sereni. Così, in onore della continuità, in sala stampa si presenta Damiano Duina, preparatore della Berretti da poco più di un mese dopo l’avvicendamento con Nicola Pocaterra, aggregato alla prima squadra. Il trentunenne di Lonato del Garda accetta abbastanza serenamente il compito affidatogli da Pedriali e si concede così qualche battuta sull’attuale momento della squadra.
Damiano, cominciamo dal risultato ottenuto contro la Giacomense: un pareggio interno che se non altro vi ha permesso di tornare a fare punti dopo oltre un mese.
“Sì, fare risultato ci ha fatto bene. Intendiamoci: non è che prima i ragazzi fossero giù di morale, però uscire dalla serie di sconfitte li ha caricati. Soprattutto perché quelli di sabato scorso hanno il sapore di due punti buttati per come si era messa la partita in termini di gioco e di occasioni da gol”.
Cosa è mancato per avere la meglio sui grigiorossi?
“Quello che ci va mancando da un po’ di tempo a questa parte, la concretezza. I ragazzi hanno un’idea di gioco precisa e la applicano, facendo anche bene. Però manca la finalizzazione, ed è quella che ti porta al risultato, c’è poco altro da dire. Di sicuro vedo una determinazione sempre crescente, persino nei riscaldamenti prepartita”.
Pedriali ha spesso parlato di mancanza di malizia da parte dei suoi.
“Giusto, perché la malizia è strettamente collegata alla concretezza. Un esempio su tutti, il finale della partita con la Giacomense: Zanellato ha voluto rimanere in piedi fino all’ultimo per tentare di segnare su azione, anziché accentuare il fallo subìto e guadagnare rigore. Se questo da un lato è ammirevole, dall’altro mostra abbastanza bene come certi trucchi del mestiere non vengano applicati. In fondo è giusto così, perché la Berretti è una categoria di transizione verso il professionismo. Ciò non toglie però che molti avversari approfittino di certe furbizie e questo va a scapito nostro”.
Parlando di te, come hai vissuto il passaggio tra la prima squadra e il settore giovanile? C’è un po’ di delusione?
“Non è stato niente di traumatico, fa parte di dinamiche abbastanza normali in un club professionistico. Da parte mia ha sempre lavorato con i giovani, quindi non faccio altro che portare la mia esperienza al gruppo della Berretti. Ovviamente un pizzico di dispiacere c’è, perché lavorare con la prima squadra era stimolante, ma ora sono qui, a disposizione di Pedriali e dei ragazzi. Sono stato accolto bene fin da subito, dai giocatori così come dal resto dello staff di preparatori del vivaio”.
Dopo un mese ti sarai fatto un’idea delle potenzialità del gruppo con cui lavori. C’è qualche ragazzo che può tornare utile in tempi brevi alla causa di Stefano Vecchi?
“Eh, non è facile risponderti. Diciamo che il gap con la prima squadra c’è, anche se non è incolmabile: di sicuro ci sono grosse differenze per carichi di lavoro e mentalità. Insomma, i nostri ragazzi non si possono dire pronti per fare parte dell’organico di Vecchi. Anche perché la maggior parte di loro è nata nel 1994, sono davvero molto giovani. Ovviamente fa piacere vederli aggregati ogni tanto in occasione degli allenamenti, è un modo per far capire loro come funziona al livello superiore. Magari verso fine stagione ci potrà essere la possibilità di fare esordire qualcuno, chissà”.
Alcuni elementi classe 1993 della Berretti sono stati prestati in società comprese tra la serie D e la Promozione: può essere un buon modo per farli crescere?
“Sì, soprattutto la serie D può essere una collocazione ideale per fare esperienza, anche perché per essere pronti per la Prima Divisione serve parecchio lavoro, è un campionato fortemente competitivo. Mi pare che l’esempio più positivo sia quello di Laurenti: l’anno scorso è stato in prestito in Seconda Divisione e questo gli ha fatto benissimo”.
Però non è un segnale confortante che nessuno tra i Berretti abbia partecipato al ritiro estivo.
“Questo è un discorso che non dipende dal settore giovanile, sono state fatte scelte tecniche di un certo tipo e quindi vanno accettate. Anche perché, lo ripeto, i ragazzi che abbiamo sono quasi tutti del 1994. Poi non è del tutto vero che non ci fossero Berretti aggregati: Alessandro Vecchi ha trascorso l’intera stagione con loro e ora si sta ritagliando un ruolo importante in prima squadra. Era presente anche Pallara, che poi è andato in prestito proprio per fare esperienza in base al discorso che si faceva prima”.
Torniamo al campo: domani si va a Viareggio.
“Eh già, dobbiamo affrontare questa trasferta con estrema prudenza. D’altronde tutte le trasferte toscane non ci hanno riservato grandi soddisfazioni: abbiamo fatto buone prestazioni e per questo c’è rammarico. Sono certo che l’approccio a questa partita sarà quello giusto: la prestazione nel derby ci ha dato la giusta spinta. Peraltro dando un’occhiata al calendario ci siamo accorti come ci siano molti scontri diretti, perciò una vittoria potrebbe esserci utile per migliorare decisamente la nostra posizione di classifica”.
Un’ultima cosa: la grave situazione economica della Spal è ormai palesemente di dominio pubblico. Che idea ti sei fatto su questo tema? E come lo vivi dall’interno?
“Sappiamo tutti che non è la prima volta che si verifica una situazione del genere, anche in serie A ci sono i ritardi e le difficoltà, purtroppo il calcio di oggi va così. So che la società sta lavorando per rimediare e mi pare ci sia ottimismo per quanto riguarda il futuro. Un messaggio sicuramente positivo credo sia giunto dallo stesso settore giovanile: nessuno dello staff ha lasciato il suo impiego nonostante potesse scegliere di farlo, questo denota una grande passione per la Spal e induce a essere fiduciosi”.