MATTEO MONTORSI, DALLA TREQUARTI ALLA CABINA DI REGIA: A FERRARA PER CONTINUARE A CRESCERE

Arriva dalla Primavera del Bologna con la formula del prestito secco uno dei giocatori più giovani del mercato spallino. Stiamo parlando di Matteo Montorsi nato a Modena il 7 febbraio 1994 un metro e settantotto centimetri per sessantaquattro chili, trequartista reinventato regista di centrocampo davanti alla difesa da Francesco Baldini, allenatore della primavera felsinea ed ex difensore di Napoli e Genoa.

IL GIOCATORE – Sul web qualcuno lo aveva definito addirittura pronto per la serie A, tanto da rivedere in lui i tratti del primo Alessandro Del Piero e del “Flaco” Javier Pastore. Ma è proprio il diretto interessato a frenare sui paragoni eccellenti: “Mah, questi paragoni sono ovviamente eccessivi – chiarisce il centrocampista – si riferivano a quando giocavo da trequartista. Ora, invece, gioco molto più indietro. Ho fatto la mezzala nel 433 oppure il playmaker (prendendo in prestito un termine dal basket, sport che adora con Kobe Bryant su tutti, ndr) che fa girare la squadra nel 4141 o nel 4321. Un po’ il percorso alla Pirlo, alla Lodi o D’Agostino insomma. Ovviamente una definizione da prendere con le pinze”. Buon controllo di palla e visione di gioco, non velocissimo, mancino che “usa il destro molto meglio di quanto faccia mediamente un mancino” a proprio agio in un centrocampo a quattro o nel 433. “Sono stato preso per giocare come centrocampista centrale, – fa sapere Montorsi – è lì che mi piace giocare. Non sono uno che recupera mille palloni, ma vado a prendere la palla dai difensori e la gioco. Arretrando il raggio d’azione negli ultimi tempi ho fatto poco in zona gol, ne facevo di più quando giocavo trequartista. Mi piace variare le giocate ad esempio una giocata lunga per la punta o bassa tra le linee”.

LA CHIAMATA DELLA SPAL – Sul suo arrivo alla S.P.A.L. rivela: “Il direttore Vagnati e l’allenatore mi hanno cercato per due mesi. Mi hanno voluto fortemente. Quando esci dal settore giovanile è importante scegliere una destinazione dove ti senti stimato e dove ci sia qualcuno che scommette su di te”. Sulle sue tracce si era mosso il Forlì: “A dir il vero sono voci che circolavano in internet e sui giornali, ma nessuno del Forlì ha parlato con me o il mio procuratore (Simone Seghedoni, ndr). Forse hanno contattato il Bologna. Comunque, mi stavo guardando intorno, avevo qualche richiesta dalla Prima Divisione, ma l’assenza di retrocessioni rende il campionato un po’ falsato. Ho scelto allora la Giacomense, poi trasformatasi in S.P.A.L.”. E il giocatore di origini modenesi non nasconde che sia stata una piacevole sorpresa: “Adesso avrò maggior visibilità e l’emozioni che può regalare uno stadio come quello di Ferrara non si trovano in altre realtà della Seconda Divisione. Sarà molto stimolante. Sarà un campionato difficile e non lo nascondiamo. Ma la società ha un nome importante ed un pubblico esigente. Il mio obiettivo è quello di giocare il più possibile, mi impegnerò al massimo per farmi trovar pronto. Se mi hanno cercato un motivo ci sarà. Poi magari a fine anno mi piacerebbe salire di categoria assieme alla squadra e magari restare in comproprietà”.
Non sogni il rientro a Bologna? “Sono realistico, gli spazi lì sono pochi. Ogni anno ci sono trentacinque giocatori in rosa e molti di loro non si sa chi siano. Tra Carpi, Modena e Sassuolo, quello del Bologna è il settore giovanile più professionale dove ho giocato, oltre ad essere il più prestigioso, ma per crescere ho bisogno di giocare”.

IL PERCORSO – Montorsi tira i primi calci nella polisportiva Gino Nasi, poi in seconda media il passaggio al Carpi. A metà del terzo anno a Carpi, passa al Modena. Poi gli Allievi Nazionali al Sassuolo prima dell’avventura nella Primavera del Bologna. Primo anno sfortunato con un infortunio che gli fa saltare la stagione “Ma non sono fragile come qualcuno ha scritto. Ho avuto problemi al tendine e stiramenti, ma solo quell’anno”, poi nel campionato appena concluso si ritaglia uno spazio importante sotto la guida di Baldini. “A scuola da Diamanti? In allenamento ha numeri straordinari, ma caratterialmente, almeno con i più giovani è un po’ meno disponibile. Se sbagli un passaggio te lo fa pesare. Quando siamo stati chiamati in prima squadra non è stato per niente facile”. Matteo vive a Modena con la sua famiglia: papà impiegato alla Granarolo e istruttore in una Polisportiva dove allena i bimbi, da giovane ha giocato a calcio a livello dilettantistico, la mamma lavora in banca. Due fratelli: il maggiore, Enrico, studia Scienze Motorie e gioca a Reggiolo in Promozione, il più piccolo farà gli allievi in una Polisportiva vicino casa. Ha appena conseguito il diploma di maturità, con il titolo di perito meccanico. Nel tempo libero ama stare con gli amici e seguire il basket.

Attualmente LoSpallino.com raggiunge un pubblico che non è mai stato così vasto e di questo andiamo orgogliosi. Ma sfortunatamente la crescita del pubblico non va di pari passo con la raccolta pubblicitaria online. Questo ha inevitabilmente ripercussioni sulle piccole testate indipendenti come la nostra e non passa giorno senza la notizia della chiusura di realtà che operano nello stesso settore. Noi però siamo determinati a rimanere online e continuare a fornire un servizio apprezzato da tifosi e addetti ai lavori.

Convinti di potercela fare sempre e comunque con le nostre forze, non abbiamo mai chiesto un supporto alla nostra comunità di lettori, nè preso in considerazione di affidarci al modello delle sottoscrizioni o del paywall. Se per te l'informazione de LoSpallino.com ha un valore, ti chiediamo di prendere in considerazione un contributo (totalmente libero) per mantenere vitale la nostra testata e permetterle di crescere ulteriormente in termini di quantità e qualità della sua offerta editoriale.

0