IL COMMENTO. SPAL-BASSANO

FERRARA – Con in cantiere ancora la difficile trasferta di Ravenna in programma giovedì prossimo nella tana del grande ex Leonardo Rossi, la Spal chiude al “Paolo Mazza” l’anno solare calcistico e lo fa con tre punti fondamentali che lasciano ben sperare per il prossimo futuro. Dopo un mese la squadra di Egidio Notaristefano ritrova l’uno in schedina pur mostrando qualche difficoltà di troppo in fase di costruzione. E tra le mille attenuanti, certo per una volta la colpa non può essere data al terreno di gioco: al proposito, un plauso va a tutta la macchina spallina, dai volontari alla dirigenza, che ha permesso il regolare svolgimento della sfida, regalando alle contendenti un terreno di gioco che ha risposto come meglio non avrebbe potuto alle rigide condizioni climatiche di giornata. Irradiate da un timido sole che ha fatto breccia sul cielo della città estense, Spal e Bassano hanno dato vita a una sfida che non passerà certo alla storia, né sul piano delle emozioni, né su quello del gioco espresso, benché, soprattutto i veneti, non si siano risparmiati nell’arco dei novanta minuti, alla costante ricerca del risultato pieno. Più ordinata, precisa la squadra di Jaconi anche se nel complesso i pericoli veri corsi dalle parti di Ravaglia sono stati un paio e non di più: d’altronde il campionato dei giallorossi è un altro rispetto a quello dei ferraresi ed è innegabile che l’assenza in avanti dei due uomini di maggiore estro come La Grotteria e Guariniello si sia alla lunga fatta sentire.

Spal che gioca a sprazzi, troppe volte dalle retrovie parte il lancio lungo per un desolato Cipriani che, anche se nessuno come lui sa aprire così bene le ante dell’armadio in fase di stacco, non può fisiologicamente cantare e portare la croce ogni partita.I padroni di casa si presentano con uno sperimentale 4411 con Corsi nell’inedita posizione di suggeritore in appoggio a Cipriani che ben presto diventa 4231 con Smit e Melara che si alzano dalle corsie laterali a dare manforte alla manovra d’attacco dei nostri che stenta a prendere il volo con Migliorini e Bedin lasciati a guardia della cerniera mediana. Il risultato? Nei primi trenta minuti c’è più Bassano che Spal, Venitucci e Baido fanno venire il mal di testa a Bedin (che nella ripresa si rifarà alla grande) e Bortel che già dopo tre minuti regala alla squadra firmata Diesel l’occasione di giornata: meno male che Ravaglia c’è. Il diesel in campo è la squadra di Notaristefano che a carburare ci mette un pochino troppo, basti pensare che l’unica vera emozione del tempo la regala una mano galeotta di Porchia su colpo di testa (abbastanza vicino però) di Belleri che fa il diavolo a quattro per la massima punizione non concessa con l’arbitro che ammette di non aver visto niente: per la cronaca la Spal ne chiederà altri due di rigori e sempre su Cipriani ma in questo caso, pur lontani dall’azione, ci sentiamo di affidarci a piene mani all’arbitro siculo che era davvero a due passi. Spal tutta qui? Beh, in buona sostanza sì, la falange armata estense del trio Smit, Corsi, Melara non trova mai lo spunto illuminante ma tra Migliorini e Bedin e i tre moschettieri di giornata la distanza in metri in campo aumenta con il passare dei minuti e il Bassano rischia zero. Unica nota di colore il solito, grande, immenso capitan Zamboni, che si prende persino la briga di andare a sostituirsi a Melara sulla fascia destra, crossare due volte e farsi cento metri di campo avanti e indietro con invidiabile freschezza fisica. Alla faccia del turnover in vista di Ravenna (!). La ripresa vede i biancazzurri tornare all’antica, un 442 con Corsi giocare dieci metri più avanti e in altrettanti minuti solo Grillo gli nega, forse, la gioia più bella di stagione, quella di salutare con ogni probabilità Ferrara e il suo pubblico con un gol; quel gol che tarda ad arrivare, che in panchina fa impazzire a turno Notaristefano e Pozzi che a gran voce strigliano i loro ragazzi. Per fortuna che il Bassano va in bambola proprio sul più bello, Smit pesca il solito Cipriani che infila Grillo: tripudio sugli spalti gelidi del “Mazza”, Cippo-gol grida la “Campione” e gli abbracci si sprecano. Come le imprecazioni quando Smit, cinque minuti dopo, decide bene di stendere Pellizzer con un colpo di rara sciocchezza che preclude alla Spal ogni altro velleitario tentativo di mettere in ghiaccio la sfida. Anzi, si soffre, almeno psicologicamente, l’uomo in meno, perché poi di fatto i veneti fanno nulla, qualche taglio in verticale, un paio di angoli a tagliare in mezzo su cui Ravaglia si prodiga con la solita grande sicurezza, una punizione di Caciagli ma niente di più. La Spal si copre bene fino alla fine, lasciando alle timide ripartenze della fanteria capitanata da Coppola e Colomba il compito di alleggerire il possesso dei giallorossi. C’è il tempo di rivedere Momo Fofana in campo dopo un mese e mezzo e di salutare, al fischio finale i ragazzi sotto la curva, acclamati a gran voce dai poco più di settecento paganti di giornata. Con una gara in meno, trentadue punti in diciassette giornate non è roba da poco. Del triennio dell’era Butelli questa è la squadra che ha saputo sin qui far meglio in assoluto. Peccato che anche Gubbio e Sorrento continuino imperterrite una marcia che sembra inarrestabile. Ma del tavolo delle contendenti alla vittoria finale anche la Spal ne fa parte, ufficialmente. E questa è la cosa che più conta. Aspettando Ravenna.

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