Adoro battere il Como, anche se so bene che nessuna vittoria compenserà il dolore causatomi (ci) nei playoff di Verona e quel maledetto, stramaledetto 3-6 di Ferrara. E’ bello perché trovo giusto batterlo. E lo è ancora di più quando un risultato positivo ti serve come il pane.
“Sat chi manca incora tri minut?” – mi dice lo sconosciuto vicino. Tre minuti che dividono dalla vittoria, dai tre punti. Tre minuti che ricordati in dialetto, sembrano un’eternità, anzi, lo sono, sia nell’intonazione sia nello sguardo di chi la frase la pronuncia e di chi la frase l’ascolta. Ma è andata. Parto dalla fine perché l’ingresso “al Mazza”, semivuoto perché mercoledì, perché le due e mezza, perché l’aria da troppo tempo è pesante, è stato traumatico: “Merli, sa dit, a gla fen?” – “Merli, vieni tuti i multipdron o an ghe’ nisun?” – Merli a sen ben miss mal, più che a la Spal, a paren a l’usdal”. Meglio correre (il cognome imporrebbe il verbo “volare”, il peso corporeo lo impedisce) al proprio posto, al riparo dal pessimismo. Sorrido perché mi fanno sorridere i nostri anziani tifosi, ma fondamentalmente non c’è proprio un cazzo da ridere.
I tifosi incoraggiano i ragazzi in campo, difficile pensare che chi viene oggi alla Spal, non lo debba fare, è un dovere verso chi tra le difficoltà che sappiamo, è inutile ripeterle, gioca e ci prova sempre, anche quando va male, malissimo. La partita non è bella, anzi, “mo par piaser, fenin un, sol un, par piaser, e ste’tenti an torin brisa du!”, dice il vecchio saggio alla mia destra. Non fa una piega. Lui, come nessuno di noi, non ha voglia di tornare a casa senza una vittoria. Sembra d’essere al bar, si parla del più e del meno, si guarda la partita, si spera in un gol, torna il discorso del gol non dato al Milan e un tale, seduto solitario poco distante da me, commenta: “am piasrev un mucc poter zcorar d’un gol brisa da che al gh’iera, sa vless dir esar in serie A, invenzi a sen chi a tribular!”. Vero, verissimo, a noi spallini interessa poco dei gol non dati in serie A, noi siamo qui a lottare per salvarci, come società e come squadra.
Scrivo su facebook le emozioni, il vantaggio, il raddoppio, l’accorcio delle distanze da parte dei lariani e attendo trepidante il triplice fischio che non arriva, anzi, l’arbitro dà ben cinque minuti di recupero che fanno sbottare e chiedersi il perché tutto quel tempo. Le squadra allungate, il cuore in gola, i vari “fisccia!”, “bona!”, “e l’ra!” mi circondano. I cinque minuti terminano, l’arbitro fischia, la Spal vince! Ed ora, con tre punti in più, speriamo nella salvezza, quella vera, quella della Spal, la nostra Spal.