Tra i millecinquecento tifosi che hanno seguito la partita al Paolo Mazza ce n’era davvero uno particolare: nientemeno che lo spallino del secolo, Oscar Massei. Il fisico asciutto di chi è nato con i geni benedetti dell’atleta, la mascella squadrata, ma un po’ addolcita dal passare del tempo e la solita pettinatura che sfoggiava nelle foto degli anni in cui dominava il centrocampo della Spal più bella di sempre. Stringe mani e posa per diverse fotografie, d’altronde Ferrara è casa sua.
E anche chi è ben lontano dall’averlo visto in campo rimane incantato dall’aura di grandezza e umiltà che porta con sé. Testimone di un calcio romantico che purtroppo non c’è più, all’uscita dalla tribuna accetta di commentare Spal-Formigine, usando ovviamente il plurale, a testimonianza di quanto Massei si senta indelebilmente parte della famiglia biancazzurra: “Abbiamo fatto bel primo tempo, il secondo invece un po’ più sottotono. Però penso che il risultato sia giusto, un buon 2-0”.
Era la sua prima apparizione al Paolo Mazza dopo la perdita del professionismo: trova che il clima sia cambiato?
“No, affatto. Mi sembra tutto come al solito: gli sportivi sono molto attaccati alla squadra e questo è importante per il proseguo del campionato, non soltanto per l’immediato, ma anche per il futuro a lungo termine della società”.
Che impressione le ha fatto la Spal?
“La vedevo per la prima volta, mi pare una squadra buona per la categoria, anche se non conosco i valori delle altre. Sicuramente se rientrano tutti, soprattutto gli attaccanti, potrebbe fare vedere ottime cose. Alla fine però l’unica cosa importante è vincere il campionato e salire di categoria”.
Qualche annotazione particolare sullo schieramento di David Sassarini?
“Il mister mi è sembrato uno con idee chiare, la squadra era ben disposta, anche se ormai nessuno inventa più niente del calcio, quello che conta sono i giocatori. Più si scende di categoria e meno il gioco è fluido. I ragazzi però ce l’hanno messa tutta e hanno giocato bene”.