L’aritmetica lascia ancora qualche piccola speranza, ma la realtà è un’altra: alla stazione di Capannoli la Spal rischia di aver perso l’ultimo treno disponibile verso la vittoria finale in questa serie D. E l’ha fatto nel modo più spiacevole, con la supponenza di chi col treno in partenza ha la pretesa di finire la sigaretta appena accesa nonostante i moniti dagli altoparlanti. Fuor di metafora, la sconfitta di Capannoli brucia per come è venuta e per il contesto in cui è maturata, su un campetto di periferia dove la vittoria sembrava ampiamente alla portata.
Soprattutto perché il Forcoli, liquidato all’andata con un perentorio 4-0, era da considerarsi preda facile di una Spal nettamente superiore in quanto a tecnica. Tutto questo sulla carta, ovvio. L’alibi delle assenze pesanti in casa biancazzurra (Marchini, Braiati, Fiorini, Nodari) è ridimensionato dalle altrettante defezioni nella formazione toscana, con mister Brondi costretto a rinunciare all’omonimo trequartista Mattia, ai centrocampisti Stefanini e Scannadinari e al difensore Carani. Tutti titolari, come gli altri quattro. La formazione scesa in campo ieri sullo spelacchiato campo di Capannoli avrebbe potuto tranquillamente archiviare la pratica Forcoli se solo avesse avuto un atteggiamento diverso. Basti pensare a un semplice dato statistico: gli amaranto non segnavano due gol nella stessa partita dal 16 dicembre (2-2 col Mezzolara) e nelle ultime sette partite precedenti a quella di domenica avevano scosso la rete solo tre volte. Spunti numerici che rafforzano la sensazione avuta dagli spalti, quella di una Spal scarica, moscia, arrendevole a tratti supponente, probabilmente convinta di poter disporre a piacimento di un avversario evidentemente meno talentuoso.
Solitamente, nelle difficoltà, le squadre danno qualcosa in più alla ricerca di compattezza e unione nell’aiuto di compagni schierati fuori ruolo per necessità. Ieri tuttavia è successo il contrario. Il solo Cubillos ha provato a illuminare la manovra, ma ha predicato nel deserto per gran parte del match visto che gli altri giocatori di movimento sono sembrati statici e non hanno tirato fuori quella “garra” necessaria a vincere le partite. Su tutti Rocchi e Marcolini. Il primo è stato spesso e agevolmente anticipato da quel vecchio volpone di Cannarsa (Ex Reggina) e dall’autore della prima marcatura Tamberi. Il secondo, Marcolini, è parso timoroso nei contrasti (quasi un controsenso considerata la sua fisicità) e pasticcione nell’impostazione di gioco, sbagliando anche i consueti passaggi orizzontali. Il resto della truppa ha giocato leggermente meglio, ma non sufficientemente bene per risparmiare a mister Sassarini gli urlacci nello spogliatoio a fine primo tempo e a fine partita. Il principale capo di imputazione per il tecnico spezzino riguarda la scelta di escludere ancora una volta Marongiu dalla lista dei titolari a favore di un Rocchi palesemente in deficit di fiducia. Se da una parte il ragazzo ha comunque sbagliato un paio di occasioni, dall’altra ha già dimostrato in questa stagione di avere qualità, e soprattutto la capacità di segnare più di ogni altro compagno.
A preoccupare c’è anche il dato sui gol subiti nelle ultime tre uscite. Sei per la precisione, di cui due concessi addirittura in situazione di superiorità numerica. Particolarmente stucchevole l’ultimo in ordine di tempo, quello di Hemmy su assist dal fondo del portiere Ceccherini, la cui replica va in onda praticamente ogni weekend sui campi amatoriali della provincia. È francamente inammissibile che una squadra che aspira (aspirava?) al primato – pur con due difensori non di ruolo – possa prendere un gol del genere. Al termine del match i giocatori sono andati a parlare e a scusarsi con i circa cinquanta tifosi ferraresi giunti a Capannoli, prima di ritornare nella città estense in pullman. A proposito: siamo proprio sicuri che la partenza di buon mattino della domenica stessa e le tre ore di viaggio non abbiano influito sulla condizione psicofisica dei biancazzurri? La scelta di rinunciare al ritiro è stata liquidata come assolutamente normale dal patron Benasciutti. Che c’entri o meno la politica di contenimento dei costi, le incognite sul futuro della società rimangono. Oggi, come promesso a suo tempo, dovrebbero essere partiti i bonifici riguardanti gli stipendi di dicembre dei tesserati, oggetto di discussione (e di sciopero) non più tardi di un paio di settimane fa. Ieri Benasciutti ha lasciato il campo di Capannoli ancora prima del fischio finale, senza rilasciare alcuna dichiarazione. Due settimane fa a Borgo San Lorenzo aveva fatto menzione di “qualcosa di importante” in arrivo sul fronte societario. Allo stato attuale tutto tace e non risultano trattative all’orizzonte. Se si tratta di estrema riservatezza o di mancanza di alternative sarà il tempo a dirlo.
Nel frattempo rimane da valutare con quale spirito Sassarini e il resto della truppa si ritroveranno domani per preparare la trasferta di Bagnolo in Piano sul campo di una Bagnolese penultima e capace di una sola vittoria in casa su un totale di dodici partite interne. Sulla carta una formalità. Appunto, sulla carta. Dove rischiano di rimanere i propositi di una squadra e di un’intera città che continua a sentirsi fuori posto.