In questo aprile dagli equilibri climatici incerti pare sia stata sancita la massima distanza tra l’immagine ideale – un filo romantica – che si ha della Spal e la triste realtà delle cose. La “piazza ideale in cui fare calcio” oggi più che mai sembra una distesa di rovine antiche dal dubbio fascino. C’è distanza tra le aspettative del dopo-Butelli e le scene a cui abbiamo assistito negli ultimi due giorni in via Copparo, deve esserci una certa distanza tra gli scenari che in estate erano stati prospettati ai giocatori (e allo staff) e il contesto in cui si ritrovano ora, solo nove mesi dopo. Tifosi (pochi) attoniti e smarriti, dirigenti (quelli presenti) dall’espressione imbarazzata mentre al loro fianco i calciatori snocciolano il dizionario della crisi economica in una manciata di minuti. Dopo i rimborsi di dicembre, più nulla. Come sentirsi mentre i giocatori della tua squadra del cuore dicono che forse lasceranno Ferrara prima del tempo perché non sono più in grado di pagare gli affitti dei loro appartamenti? Pare comunque che non lo diranno più, mercoledì la società ha imposto il silenzio stampa. Ma ormai i panni più che sporchi sono di dominio non pubblico, di più.
Martedì al Centro abbiamo osservato i ragazzi rimasti fuori a giocare come se fossero studenti di un liceo paritario in attesa dell’ultima campanella dell’anno scolastico. Giocheranno ancora per le prossime quattro domeniche, ma in cuor loro sanno bene che non ci saranno più verifiche sul loro cammino. Promossi a prescindere, quello che potevano fare l’hanno fatto. Non si prosegue, ci si trascina: sono due cose diverse. C’è distanza anche in questo, così come c’è distanza tra le promesse di una dirigenza e i fatti poi espressi. Se siano stati fatti male i conti o se si sia trattato di azzardo calcolato conta il giusto: la sostanza rimane invariata. Nelle facce di chi sei giorni su sette entra in via Copparo sono inequivocabili: sono quelle di chi si aspettava una cosa e ne ha ottenuta un’altra, molto meno appagante. Non fa eccezione Roberto Benasciutti, nonostante già da un po’ non bazzichi più dalle parti del Centro. In tanti, in primis i giocatori e lo staff, si aspettavano di vedere anche solo una rapida apparizione in questa due giorni. Le fonti ufficiose dicono fosse impegnatissimo a cercare soluzioni al rompicapo societario, altri che la sua salute stia risentendo degli eventi recenti. Benasciutti in estate aveva sognato di riprendere il filo interrotto nel 2005 e di riabilitarsi agli occhi di chi non lo vedeva di buon occhio riportando immediatamente la Spal nel professionismo ingiustamente sottratto alla città da un’altra gestione. Ma il credito eccessivo accordato a Pelliccioni e una fiducia altrettanto eccessiva nei propri mezzi (ma anche di altri) sta portando a un epilogo decisamente meno lieto. Oggi i suoi tentativi di trovare finanziatori somigliano a un forcing nei minuti di recupero quando la partita sta già 2-0 per gli altri. Chiaro che già accorciare le distanze potrebbe aiutare a sperare, ma chi o cosa può venire in soccorso ora? Chi può decidere di accollarsi delle spese per tentare di risollevare la Spal per l’ennesima volta? Non certo una città più in difficoltà di quanto possa sembrare e in cui il principale istituto di credito mette a bilancio un rosso di 104 milioni di euro.
A tale proposito in questi ultimi giorni il sindaco Tagliani deve essersi sentito tirare un bel po’ la giacca almeno metaforicamente parlando. È curioso come in casi del genere le invocazioni verso il primo cittadino si moltiplichino e il suo ruolo muti, passando da quello di amministratore a quello di azionista di maggioranza (controvoglia) della squadra di calcio della sua città. Tagliani però, come tutti i sindaci, non dispone né di bacchetta magica né di poteri di persuasione così potenti da poter portare alla Spal ingenti capitali in tempi brevi. Anche perché i tempi brevi, quasi infinitesimi, dell’estate 2012 avevano portato lui e l’assessore allo sport Masieri a patrocinare la richiesta di ammissione in serie D consegnata nelle mani del presidente Carlo Tavecchio. “[…] la nave Spal 1907 è colata a picco – disse il primo cittadino lo scorso 3 agosto – sopra c’erano lavoratori e giocatori, soprattutto tifosi e sportivi ferraresi. Sulla rotta per il salvataggio abbiamo incontrato qualcuno in grado di lanciare il salvagente, ovvero la Real Spal. Bisogna dire grazie a queste persone. Mi hanno assicurato che è un progetto serio, con risorse per portarlo a traguardi significativi”. Era il giorno della presentazione della nuova società (https://archivio.lospallino.com/conferenze-stampa/item/2993).
Rievocazioni a parte, resta meno di un mese da vivere come un conto alla rovescia. Un mese, il tempo che almeno in teoria servirebbe per porre le basi di una stagione dalla parvenza di normalità, in un contesto sano. Nel frattempo, piaccia o no, bisogna arrivare al cinque di maggio. Quel giorno a Castelfranco Emilia calerà il sipario su una stagione nata sbilenca e finita a picco. Distante anni luce dai ricordi felici a cui avremmo voluto aggiungerla in origine.