parlateci, cazzo!

Quest’anno la primavera fa davvero i capricci, e ci sta conducendo alla bella stagione in una specie di altalena, tra alti e bassi. Allo stesso modo la Spal si avvia a concludere questa travagliata stagione con risultati davvero altalenanti e difficili da interpretare. Infatti, dopo la deludente prova casalinga contro il Riccione nessuno avrebbe scommesso un soldo bucato sulla partita di ieri in casa di una capolista forte che non vede altro che il titolo e la promozione. E invece no. Una Spal stanca, demoralizzata, abbattuta dai recenti fatti societari e mutilata dai infortuni eccellenti è riuscita a scendere in campo calma, concentrata, e con la voglia giusta di fare la partita. Certo, non c’è stato bisogno di fare i miracoli. Una buona mano è arrivata anche dal Tuttocuoio, che è sceso in campo molto imballato, per stessa ammissione di mister Alvini, e si è anche mangiato un rigore che poteva essere decisivo. Ma lo spessore e il valore dell’avversario non sono in discussione, e questo aggiunge merito alla bella prova dei biancazzurri. Già, merito. Perché tenere la testa alta e avere la forza di uscire dal campo con onore, e volersela giocare ancora nonostante tutto è una cosa molto meritevole. Non deve essere facile fronteggiare ogni giorno una situazione complicata e a tratti molto imbarazzante, che dopo tutti i fatti già ampiamente noti ha costretto alcuni giocatori a rimanersene a casa propria e raggiungere la squadra solo nel weekend, mentre quelli che ancora rimangono a Ferrara si allenano a singhiozzo. E’ di fatto diventata una questione di dignità professionale, oltre che personale. In tutto questo la società si defila. Ieri nessun dirigente della Real Spal guidava la spedizione spallina in Toscana. Solo l’accompagnatore storico Livio Zecchi è salito sul torpedone nella primissima mattinata per partire insieme a giocatori e staff. “Ormai mi scambiano tutti per un dirigente – ironizza Zecchi – si vede che ho la faccia da presidente”. Tolto l’assente giustificato Roberto Ranzani, anche lui ai box per infortunio, il patron Roberto Benasciutti non ha ritenuto necessario o possibile essere presente al campo dove sicuramente ad aspettarlo avrebbe trovato una valanga di domande riguardanti il presente, ma soprattutto il futuro della Spal. Quesiti che non sono però caduti nel vuoto, ma hanno potuto essere rivolti a Lorenzo Cestari. Il Diggì biancazzurro si è presentato infatti in tribuna, e poi in sala stampa pronto a dire la sua sull’andamento della partita, ma destinato inevitabilmente a dover soddisfare la sete di novità sul fronte cessione societaria. Già, perché ormai sta diventando un riflesso condizionato. Inizia a diventare consuetudine buttare un occhio al risultato in contemporanea della Giacomense, e si gradirebbe sapere quanto la possibilità di questa “fusione” sia concreta visto che ormai tutti i diretti interessati iniziano a parlarne con una discreta disinvoltura, lasciando intendere la fattibilità dell’affare, ma l’unico a non essersi espresso in merito è proprio chi in alla fine dovrà prendere la decisione. Il dirigente eletto a portavoce però evidentemente non ha avuto licenza di dirimere il mistero. Con la Giacomense? Improbabile. Altre piste? Ci sono, ma fuori Ferrara. Cessione, compartecipazione, o cosa? Non si sa. Solo la promessa che ripartire l’anno prossimo sarà più semplice, meno brigoso. Che alcuni giocatori si sono detti desiderosi di rimanere, e che una mano forte potrebbe arrivare dal settore giovanile, da quella stessa Juniores che sta facendo faville nel suo campionato ma che mister Sassarini ha evidentemente giudicato non pronta a raggiungere la prima squadra. Chi aspettava chiarezza dovrà aspettare ancora come, e forse più di prima, perché alla nebulosità dei passi avanti, si aggiungono gli inquietanti interrogativi legati a questa smentita quasi categorica di una pista interessante come quella che porta a Masi San Giacomo. Perché no? Chi sono questi altri acquirenti più interessanti? Strategia per alzare il prezzo? Non si sa. Dal’altro canto la gestione dell’aspetto comunicativo, parte essenziale del lavoro in una società sportiva importante, quest’anno è stato a dir poco carente, per usare un eufemismo. Dall’istituzione di un ufficio stampa che ha gestito normalissime prassi e fatti importanti nello stesso modo improvvisato, inadeguato e talvolta semplicemente imbarazzante (come i riprovevoli fatti accaduti su facebook qualche settimana fa’), fino alla sparizione mediatica e fisica del patron proprio nel momento in cui giocatori, staff e un intero popolo di tifosi attendono di sentire la sua voce. Una pecca, questa della comunicazione, non certo di poco conto in questa che doveva essere la Spal di tutti, e che quindi dovrebbe parlare a tutti, con serenità, chiarezza e desiderio di informare.

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