IL BATTESIMO DELLA S.P.A.L. SI TRASFORMA NELLA FESTA DELL’ORGOGLIO BIANCAZZURRO, IN QUATTROCENTO AL MAZZA

La presentazione della Spal all’interno dello stadio Paolo Mazza ha rappresentato l’equivalente di una bella doccia rinfrescante dopo ore passate sotto l’impietosa e appiccicosa canicola ferrarese. Ci voleva proprio una giornata di festa fatta di sorrisi, tensione positiva e ambizioni sportive dopo quasi tre interminabili mesi di commedia societaria per riconciliare il pubblico biancazzurro con la sua squadra di calcio.

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La S.P.A.L. 2013-2014, quella del nuovo corso Colombarini-Mattioli, si è presentata ai tifosi sfilando sul manto verde del luogo in cui dovrà costruire un altro piccolo miracolo sportivo: salvarsi nella Seconda Divisione nell’anno della riforma dei campionati e di conseguenza guadagnare il biglietto per la Lega Pro Unica dell’anno successivo. Di certo chi nutriva scetticismo verso l’impresa deve averlo lasciato fuori dai cancelli nelle due ore di presentazione: di rado negli ultimi anni si era respirato l’ottimismo che ha invaso il Paolo Mazza nel rovente pomeriggio estense. Che coinvolgere i tifosi a casa propria fosse la scelta più intelligente da fare lo ha testimoniato la corposa partecipazione fisica ed emotiva: almeno quattrocento presenti, un numero che per Ferrara è poca cosa, ma che dopo decenni di delusioni e con trentacinque gradi di temperatura rappresenta valore sicuramente incoraggiante in vista delle future uscite dei biancazzurri. Che poi, nonostante i rovesci continui e la malasorte, la S.P.A.L. stessa continui a essere un prodigioso catalizzatore di ricordi e sogni lo provano i piccoli particolari, come la curiosità e l’entusiasmo quasi infantili di buona parte del pubblico, smanioso di vedere chi porterà i gloriosi colori nella prossima stagione. Ma anche la commozione genuina di Giancarlo Guarelli, storico responsabile dello stadio, quando in una chiacchierata prima della presentazione viene casualmente rievocato il nome del suo grande amico Tiziano Manfrin, andatosene prematuramente lo scorso dicembre.

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Quest’anno nessuno ha parlato di finanziatori ancora da coinvolgere o da cocomerate assieme ai tifosi. Il che rappresenta già un evidente passo avanti rispetto all’allucinata presentazione 2012 tra le macerie del disastro targato Butelli. L’orientamento dei tifosi in Curva Ovest è apparso chiaro prima ancora che venisse intonata la classica ouverture curvaiola (“Forza Spal alé…”): gratitudine ai Colombarini e disprezzo per la precedente gestione. L’unica eccezione viene riservata a Roberto Ranzani, accolto con un applauso al momento di intervenire. L’ex presidente è nel business da tempo sufficiente per sapere come si gestisce un pubblico e non a caso indica i tifosi, ringraziandoli: “Siete voi la S.P.A.L., vi sono riconoscente”. Gli interventi si susseguono e il traffico viene gestito da un Alessandro Sovrani vibrante quanto un bimbo in un negozio di giocattoli: applausi per tutti, non si guarda in faccia a nessuno. E quando puntuale arriva il coro offensivo nei confronti di Roberto Benasciutti, dal campo giunge un invito a scordarsi del recente passato. Ma sì, guardiamo avanti: e allora sotto con l’intervento di un emozionato Mattioli con la sciarpa biancazzurra al collo e poi di un Simone Colombarini tanto sobrio quanto impressionato dall’affetto che il pubblico riversa dalle tribune. Il patron a un certo punto interrompe il suo intervento per lasciare il microfono alla curva: sguardo fisso verso la Ovest in contemplazione per godersi appieno quello che ha tutta l’aria di essere un assaggio di quanto avverrà alla prima gara ufficiale in casa.

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Col passare dei minuti la presentazione è progressivamente diventata pretesto e non più oggetto centrale dell’evento, trasformandosi in una vera e propria giornata dell’orgoglio spallino. Consci che nel calcio del ventunesimo secolo bisogna essere di larghe vedute, i tifosi biancazzurri non sembrano essersi preoccupati troppo delle origini della nuova società, per concentrarsi piuttosto sulla riaffermazione di un principio tanto storico quanto fondamentale: la S.P.A.L. è Ferrara, Ferrara è la S.P.A.L., il resto passa in secondo piano. A maggior ragione se a farne parte ci sono persone che hanno chiaro cosa significhi portare in giro per l’Italia nomi e colori dell’Ars et Labor. Uno a caso, Leonardo Rossi: accolto come un eroe con tanto di coro personalizzato. Per lui è un ritorno a casa, ardentemente desiderato durante gli anni di lontananza da Ferrara. “Ragazzi, mi fate diventare matto con un’accoglienza così. Ricominciamo da dove eravamo rimasti”. Le parole al miele di Mattioli per i progetti sul settore giovanile, l’annuncio di un’amichevole con il Vicenza in onore di Gibì Fabbri e le prime parole del nuovo capitano Varricchio finiscono per diventare complemento della travolgente dimostrazione d’affetto del Mazza. “Tutta la S.P.A.L. sotto la curva” cantano i tifosi prima del congedo, e allora tutti a ridosso della Ovest per il primo applauso reciproco della stagione. I cancelli si aprono e i tifosi si riversano in campo: parlano con i loro nuovi beniamini, si scattano foto in prossimità della porta, stringono la mano al presidente Mattioli. La riconciliazione è completa, il bianco e l’azzurro splendono di nuovo venati di promesse e di aspettative, almeno per un pomeriggio. Tutto troppo normale, logico e lineare per essere spallino. Speriamo diventi la regola per anni e anni.

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