LA “MACALLATA”: RITORNO AL PASSATO

E’ una vera “macallata”. Uno di quei triccheballacche che lascia semplicemente a bocca aperta. La Lega Pro cambia, almeno in Prima Divisione: dopo il nome, dodici mesi più tardi, il rimescolamento è toccato ai gironi. Un impasto di rara bellezza che avrebbe come scopo primario quello di evitare gli scontri “caldi” da un lato e, dall’altro, quello di rimpinguare le casse delle società a fronte di stadi sempre aperti e con limitazioni alle tifoserie ridotte al minimo: già perchè la tessera del tifoso deve pur servire a qualcosa, non la si può dichiarare fallita, almeno non subito. Si torna quindi al passato: accantonata la geografia stavolta l’Italia del pallone è stata suddivisa in due fettone verticali, un fritto misto adriatico/tirrenico, piaciuto a pochi, anzi, a nessuno. E difficilmente capibile. Se il problema erano le tifoserie (ma in questo modo non hanno vinto i, pochi sottolineiamolo, cretini? Non si rischia così di diventare ostaggi di questi animali che vanno allo stadio solo per creare disordine? Domande che non trovano risposta) non si capisce perché il Como sia insieme alle nemiche per la pelle Lecco e Varese tanto per iniziare esattamente come l’Arezzo e il Perugia: tra aretini e grifoni non corre buon sangue da una vita. Foligno e Perugia è gara di non particolare attrito ma, l’anno scorso delle tre sfide tra le tre umbre solo Foligno-Ternana è stata giocata a porte aperte per le tifoserie ospiti: e allora perchè si è voluta dividere la Ternana dal Foligno o meglio, mettere il Foligno insieme al Perugia? Questione di vicinanza geografica. Stesso discorso per Pro Patria e Varese. Il criterio geografico allora non è stato del tutto abbandonato. Per la Paganese andare nel girone settentrionale non è del tutto una novità: l’importante era tenerla divisa dalla vicinissima Cavese che rimane nel girone meridionale. Si sapeva invece del Sorrento che sarebbe finito nel girone A per esplicita richiesta dei costieri: poco importa che Sorrento-Paganese sia match da bollino rosso: l’anno scorso i rossoneri diedero spettacolo sugli spalti con gli acerrimi rivali degli azzurrostellati, i blufoncè di Cava dei Tirreni. Certo era impossibile accontentare tutti. Ma dare una spiegazione più convincente era doveroso verso quei tifosi e quelle società che dovranno sobbarcarsi viaggi chilometrici e ritiri che cominceranno il venerdì. Ben venga il Benevento al nord: era da due ann che le streghe ne avevano fatto richiesta, un po’ per scaramanzia, un po’ per evitare la frizzantina tifoseria della Cavese con cui i rapporti non sono certo idilliaci. Attraversando l’Appennino, spostandoci dal Tirreno all’Adriatico, ecco che abbisognano di una legittima spiegazione il doppio che i chilometri squadre come la Spal devono accollarsi (diciamo chilometri ma possiamo scrivere anche la parola spese) per questo torneo: Potenza, Andria, Foggia, Taranto e Cosenza: non manca nulla, solo andare a Potenza e Lanciano in pieno inverno: guardiamo il lato positivo, l’ultima Serie A dei biancoazzurri è passata proprio per Potenza. Che sia di buon auspicio. Soffermandoci anche qui sull’ordine pubblico Spal e Reggiana viene evidentemente considerata gara tranquilla vista la presenza di entrambe nello stesso girone: ne prendiamo atto perché avere fiducia che le cose possano cambiare è pietra miliare del progresso. A Ferrara non hanno mai dimenticato la famosa Andria-Reggiana del 1993 che condannò la Spal alla C nel suo ultimo campionato di Serie B: tornerà questo triangolo di fuoco dopo la bellezza di sedici anni. Destino beffardo! Interessante anche l’idea di mantenere le pugliesi tutte insieme: Andria e Foggia non sembrano propriamente amiche. Per non parlare del Taranto la cui tifoseria, al pari di quella della Cavese, va d’accordo solo con se stessa. car domain Da un lato benissimo non farsi ostaggi della parte cattiva delle curve, dall’altro però va capito se le garanzie di ordine pubblico sussistano a pieno titolo. Possibile in pochi mesi sia già cambiato tutto e, perdipiù, in meglio? Fiducia, ci vuole fiducia e passa la paura. Vedremo. Tutto da capire il motivo del Cosenza nel girone B: per geografia ok ma, i calabresi, stando alla divisione in verticale, non sarebbero più vicini al tirreno e, quindi, al girone A? Misteri. Le abruzzesi insieme erano prevedibili: il Pescara e il Lanciano vanno a braccetto, un po’ meno quest’ultimo e il Giulianova. Ma qui la tessera del tifoso aiuterà a tenere gli animi tranquilli. Si giunge ad una conclusione: ma non era meglio estrarli a sorte? Non si vede alcun criterio univoco adottato nella scelta delle squadre, tantomeno l’ordine pubblico: i problemi restano sia al nord che al sud. Andavano divise le trasferte con maggiore rigore. Perché il Portogruaro, la più a nord delle tirreniche dovrà sorbirsi le tre trasferte più lunghe in assoluto (Potenza, Taranto e Cosenza) mentre il Varese, la più a nord del girone A, si fermerà, per dire “soltanto”a Pagani? Una disparità inaudita. Se vogliamo poi entrare squisitamente nel lato tecnico della conversazione beh, qui la disparità aumenta ancora di più. C’è un girone infernale, il B, c’è un girone normale, l’A. C’è un girone dove ci sono almeno dieci squadre che lotteranno per l’alta classifica, il B. Un altro in cui saranno non più di quattro. Per non parlare di quello che significherà rimanere fuori dai giochi in termini economici. Infine, una gentile richiesta: l’anno prossimo i gironi si potranno sapere con ragionevole certezza almeno venti giorni prima. Serve. Per organizzare tutto. Anche il mercato. Non è un luogo comune dire che al sud si giochi anche contro l’ambiente e servano di conseguenza calciatori che sappiano il fatto loro, conoscano il torneo e che non si facciano intimidire da squadre che traggono beneficio dal fattore ambientale. Una stagione passa anche da queste cose. Si veda Lecco l’anno scorso. Quest’anno potrebbe essere Marcianise, speriamo, con un finale diverso. Sarà una stagione dura, durissima. Ormai i giochi sono fatti, siamo in ballo e dobbiamo ballare e non ci possiamo tirare indietro. Incontrare lo sconosciuto sud potrebbe anche non essere poi così terribile. L’importante è essere consapevoli delle proprie forze e dei propri limiti (che è una forza elevata al quadrato). E’ fondamentale conoscere se stessi prima degli altri. Il resto poi lo dirà, come sempre, il campo, giudice supremo inappellabile e incontrovertibile. Noi siam la Spal e mai nessun ci fermerà. Tantomeno questa “macallata”.

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