IL PRIMO MOMENTO DIFFICILE E LA RISPOSTA DELLA CURVA

E’ un momento difficile. La sconfitta a Cesena, ora il pareggio interno con il Lecco ma, più che altro, sono state le ultime due prestazioni a non convincere. Domenica la Spal ha fatto pochissimo e alla fine il pareggio va benissimo. Adesso le cassandre e quelli che… il calciomercato tutto l’anno, cominceranno a sperare nella solita rivoluzione invernale, cominceranno a dire e scrivere e sostenere che ora si vedono i limiti di questa squadra e via così. Io non sono tra questi. Credo che si tratti del primo difficile momento di questa bellissima stagione e che, certo, la Spal di oggi e di una settimana fa farebbe fatica ad arrivare ai playoff. La stanchezza. Ecco, secondo me il punto è questo e soltanto questo. Poi, altrettanto certo, credo anch’io che un paio di rinforzi servano eccome ma mi dichiaro subito super contrario e barricadiero in questo senso alla rivoluzione di cui sopra. L’importante, ora, è limitare i danni fino alla sosta per poi ripartire e per ritrovare lo smalto, il fiato e anche la voglia dei tempi migliori. Domenica, appena ha pareggiato il Lecco, ho urlato una cosa irripetibile. Poi mi sono ripreso guardando la classifica. Vorrei soltanto far sapere ai gufi e ai pessimisti che io, e per fortuna non sono da solo, non dimentico il passato infame e nemmeno quello più recente, fantastico. Resto con i piedi per terra, cioè, a godermi questa posizione inaspettata, inimmaginabile, stupenda. E, ora più che mai, ribadisco tutto l’affetto, la stima e la fiducia in questa squadra. Perché è oggi che serve tifare e sorridere un po’ di più. E poi finché c’è sempre qualcosa di bello da archiviare nelle domeniche spalline posso accontentarmi. La scenografia inventata dalla società che ha “trasferito” e stampato il nostro splendido tifo in quella triste, desolata gradinata merita voti altissimi.
Adesso, però, mi scappa di fare un gigante passo indietro. Si è parlato tanto, spesso anche a sproposito, degli incidenti dopo Cesena-Spal. Versioni diverse, quasi opposte, e una certezza personale. Questa: in Romagna non c’ero quindi non ho alcuna verità in tasca da raccontare. Mi fido delle testimonianze di chi c’era. Escluse, ovviamente, le parti in causa. Una signora ha raccontato proprio a questo giornale di aver assistito a una sorta di mattanza delle forze dell’ordine romagnole. Altri hanno denunciato una vera e propria aggressione tanto che un agente di Polizia di Ferrara al seguito dei tifosi spallini sarebbe stato addirittura malmenato dai colleghi (suoi). Incredibile ma vero. Quello che è decisamente intollerabile, soprattutto in un Paese che, per fare un esempio, ha assistito inerme al G8 e, peggio ancora, in una città che aspetta ancora di vedere riconosciuta una verità eclatante, quella che ha portato all’allucinante morte di Federico Aldrovandi, è intollerabile, scrivevo, che non si faccia chiarezza. Che chi ha danneggiato i bagni risponda di quell’idiota, incivile passatempo, che chi ha usato violenza – tifosi o forze dell’ordine che siano – risponda di questo reato grave. La verità non la si tira da una parte o dall’altra. La verità, in democrazia (?) è una sola. Che Ferrara ha il diritto di conoscere e la stampa, l’opinione pubblica, qualsiasi cittadino ha il dovere di chiedere. Anche perché qui rischia di rimetterci una comunità intera in un anno che sembrava troppo bello per essere vero. Ho scritto sembrava, ecco. Colpa dell’abitudine e dell’atmosfera. Sembrava un accidente. E’. La risposta della Curva Ovest Ferrara stampata in un volantino domenica allo stadio, per fortuna viaggia in questo senso. Una risposta dura ma civile. E condivisibile da chiunque, non soltanto nella sua chiusura: “Nessuno può manganellare i nostri sogni”. Io l’avrei addirittura accorciata. Nessuno può manganellare. Punto. Ma è una personale illusione. Quella di vivere in una società che non c’è. C’è invece la Spal sempre lassù in classifica, c’è invece una società con le palle che ha detto la sua con equilibrio senza prendere per buona una versione di parte, qualunque parte essa sia. Vabbé, chiusa (per ora) parentesi, consoliamoci con tutto quello che c’è. La squadra e la dirigenza, appunto. E di questi tempi non è affatto poco. Ci fosse anche la giustizia, sempre e dovunque, si rischierebbe di incontrare Clarabella o Eta Beta a spasso per Ferraropoli.

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