LA TROPPA PRUDENZA E L’OCCASIONE PERSA

E’ che adesso è troppo tardi. Adesso sono già le 14 di lunedì. Mi fossi alzato presto avrei chiesto alla Nuova di mettere una bella foto. Un’esultanza, i ragazzi della Curva, il Comandante che esulta, Ave Cesare in tribuna, persino la appena ristrutturata, bellissima tribuna stampa biancazzurra. Comunque sia una foto ci avrebbe consolato un po’.
Questa sconfitta fa malissimo. Perché bissa quella, made in Verona, dell’andata. Per giunta immeritata. Adesso, invece, il Verona ha fatto la sua partita, si è salvato nel finale, ha avuto pochissime occasioni, l’arbitro ci ha messo del suo: tutto vero. Ma la Spal deve recriminare soltanto con sé stessa per questa gara afrontata con il piglio sbagliato e subito in salita. Troppo poco, infatti, il gioco creato. E questa è una costante stagionale al Paolo Mazza. Un dato preoccupa molto. E si tratta di un dato assoluto, incontestabile. Sei reti segnate in casa in nove partite. Peggio di noi soltanto la Sambenedettese. Male. Molto male. La difesa regge, la squadra gira, però si fatica a mettere Arma nelle condizioni di fare il suo lavoro. Cioè gol. E qui viene il punto forse principale.
Ma andiamo con ordine. La classifica cambia di pochissimo viste le sconfitte casalinghe, incredibile ma vero, del trio Pro Patria-Spal-Novara. Sale la Reggiana, si accorcia la distanza tra le capolista e quelle che sperano in un posto al sole dei playoff e si capisce bene che razza di equilibrato campionato è e sarà fino alla fine. Morale (basso): tempo per rimediare ce n’è eccome, non è questo il problema. Il problema è – meglio ripeterlo – la difficoltà con la quale si arriva, meglio: non si arriva, al gol. Ci manca Moro, il Moro che tutti conoscevano e che si porta ancora appresso, almeno psicologicamente, il lungo infortunio. Io che non conto una beata mazza, continuo a crederci perché l’ho visto giocare. Dai, vecio, facci vedere chi sei. E se potessi scegliere l’ennesimo rinforzo continuerei a scegliere un centrocampista alla Bedin. Al resto penserà il tecnico che domenica, secondo me, ha sbagliato. Succede a tutti, anche a quelli bravi come lui. Non far giocare lo stesso Moro e/o Cazzola dall’inizio davanti a un avversario senza l’attacco titolare è diventato un segnale di paura alla squadra e uno di fiducia agli avversari.
Vabbè, meglio smaltire in fretta questa botta che fa male, sì. Fa male perché l’avversario era il Verona, perché ci siamo abituati bene, perché in questo torneo tanto in bilico anche un punticino avrebbe fatto bene, avrebbe fatto morale, avrebbe fatto classifica. Però siamo lì. Appiccicati alla vetta, a un passo da un sogno. Un sogno inimmaginabile appena cinque mesi fa. Ora bisogna stare tranquilli e starci con la testa. Con l’umiltà dell’inizio, con la forza che c’è, aggiustando qualcosa e rischiando qualcosa in più davanti al nostro grande pubblico. Davanti abbiamo la Cremonese in trasferta. Durissima. Ma siamo la Spal. Questa Spal che ha steccato pochissime volte e deve farsi perdonare l’ultima debacle, questa prima sconfitta casalinga che ci sporca il ruolino e ci fa girare i maroni. Imprechiamo, ci incazziamo, urliamo… ma non molliamo. Mai. E siamo già qui a sperare che domani sia davvero un altro giorno e domenica arrivi in fretta. Un sms è la mia ancòra di salvezza. Arriva alle 17.10, a botta calda. Un giocatore mi assicura, con toni blasfemi che adoro, l’imminente rivincita. Ci credo, amico mio. Eccome se ci credo. Forza Spal. Sempre e comunque. Oggi più di ieri.
P.s.:  A proposito dei per fortuna piccoli incidenti di domenica. Si fanno i filtri (che purtroppo, sì purtroppo, non vuol dire rullare in questo caso), si parla di filtraggio, telecamere, file lunghe per i documenti e tutte ste inutilità qui e poi un manipolo di tifosi male intenzionati riesce ad arrivare all’ingresso della curva spallina. L’ultima cosa incredibile ma vera di questa domenica bestiale.

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